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Il collezionista di ossa, di Jeffery Deaver

Creato il 11 ottobre 2013 da Rivista Fralerighe @RivFralerighe

Il collezionista di ossa, di Jeffery DeaverDa Fralerighe Crime n. 6

Nei precedenti numeri mi sono occupata di recensire per voi la saga completa di Simon Beckett, su David Hunter e le sue investigazioni da antropologo forense, poiché ritengo si tratti di un autore poco conosciuto ma molto valido. Da questo numero, invece, mi occuperò di recensire quattro dei racconti più affascinanti di uno degli scrittori più riconosciuti della categoria: Jeffery Deaver.

La storia ha inizio con l’introduzione di due personaggi apparentemente irrilevanti, un uomo ed una donna che decidono di prendere un taxi appena giunti a New Y ork nello stesso periodo in cui una conferenza delle Nazioni Unite sta avendo luogo. Una coppia normale che improvvisamente si ritrova a dover fare i conti con un taxi privo di maniglie che diventerà la loro trappola mortale.

Ed è proprio di uno dei due coniugi che l’agente Amelia Sachs ritrova un arto completamente scarnificato, così da lasciare in vista solo le ossa. Amelia verrà ostacolata nelle indagini dallo stesso corpo di polizia, troppo impegnato ad assicurare il pacifico svolgimento della conferenza delle Nazioni Unite, finché la sua strada non incrocerà quella di Lincoln Rhyme, ex criminalista forense diventato tetraplegico, ed il suo assistente Thom.

Amelia diventerà gli occhi e le orecchie di Rhyme sul campo e assieme riusciranno a fermare la scia di delitti che il serial killer, così affascinato dalle ossa, aveva deciso di tracciare.

Noto a molti per il suo adattamento cinematografico – ed aggiungerei decisamente poco fedele – del 1999 (con attori del calibro di Denzel Washington, Angelina Jolie e Queen Latifah), il libro vede la luce due anni prima.

Eccezionalmente scritto, accurato nei dettagli ed incredibilmente in sintonia con le difficoltà del protagonista, il collezionista di ossa è un libro che meriterebbe davvero molta più attenzione. Deaver è riuscito a creare un perfetto contrasto tra la vitale esuberanza giovanile di Amelia Sachs e la stanchezza – nonché, sotto molti punti di vista, angoscia – per l’incapacità di movimento dal collo in giù di Lincoln Rhyme.

Le scene del crimine (o dei potenziali crimini) sono originali, costruite bene, mai simili le une alle altre; ciò che vi lascerà più di stucco sarà proprio la rivelazione dell’identità del serial killer, un personaggio insospettabile ma che serba un gran rancore verso il protagonista.

Christine Amberpit 



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