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il diario di Polacchia, parte seconda: chi va piano, va sano e impiega quattro ore ad andare nemmeno tanto lontano

Da Guchippai
il diario di Polacchia, parte seconda: chi va piano, va sano e impiega quattro ore ad andare nemmeno tanto  lontano
mio marito pianifica accuratamente tutti i viaggi che facciamo; comincia a studiarsi l'itinerario con mesi d'anticipo, decide le tappe strategiche, quelle dalle quali partire per fare delle gite di un giorno, e in genere è molto bravo a calcolare tutto. poi ci sarebbe da discutere sul fatto che faccia dei programmi piuttosto rigidi, ma questo è un altro paio di maniche. a questo giro però i suoi calcoli si sono rivelati errati, nel senso che ha sottovalutato il tempo di percorrenza delle distanze. vorrei chiarire che la colpa non è stata delle strade polacche; prima di partire c'è stato chi ci ha dato dei pazzi incoscienti, ma le strade che abbiamo percorso non erano certo peggiori di quelle italiane, in alcuni casi erano anzi migliori. però per collegare certi luoghi c'erano strade normali e quindi è logico che tra traffico, semafori e talvolta lavori in corso il tempo si perdeva. insomma, per arrivare da Pszczyna a Debno Podhalanskie ci mettiamo quasi quattro ore, calcolando anche il tempo perso a vagare intorno a Nowy Targ alla ricerca della strada giusta. difatti col senno di poi abbiamo realizzato che per raggiungere i punti d'interesse occorre arrivarci da una certa parte, nel qual caso trovi tutti i cartelli del caso, ma se ci arrivi da qualunque altra parte sono cazzi. a Debno Podhalanskie si trova una chiesa che è sito Unesco e quindi verrebbe da dire che i cartelli per arrivarci dovrebbero essere belli grandi e sparsi intorno, e invece no: imbrocchiamo la strada giusta solo andando per eliminazione. 

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in questa zona non è affatto raro trovare dei nidi di cicogna

il tragitto comunque è piacevole perchè per un tratto attraversiamo dei bei paesaggi di montagna, oltre ad ammirare certe distese di terra che dalle nostre parti non si vedono: a perdita d'occhio nel vero senso della parola. ancora una volta però i contrasti attirano la nostra attenzione: in prossimità delle città più grosse non mancano i baracconi consumistici (Ikea, Lidl, Carrefour, ecc), poi magari pochi chilometri più in là ti incontri l'omino che percorre la strada con un carro di fieno trainato da un cavallo. man mano che ci avviciniamo a Nowy Targ, aumenta il numero dei venditori ambulanti ai lati della strada: panieri pieni di funghi succulenti, soffici pelli di pecora e babbucce di lana, vasi di vetro con dentro quelli che sembrano frutti di bosco. l'impressione è che chiunque possa mettersi a vendere le sue cose; accanto a banchetti stracolmi e dall'aria più professionale, notiamo infatti molte persone che hanno semplicemente posato panieri e vasi a terra davanti a sè, c'è perfino un ragazzino di circa dieci anni lì da solo coi suoi quattro vasi. e vogliamo parlare degli arredi da giardino? ci sono statue di tutte le misure e rappresentanti qualunque animale o personaggio a uno possa venire in mente, e tutti rigorosamente coloratissimi. a Debno Podhalanskie, che è uno sputo di paese, parcheggiamo vicino alla Chiesa dell'Arcangelo Michele. sito Unesco, come dicevo prima, e decisamente singolare. si tratta infatti della chiesa di legno più vecchia della Polonia, costruita nel quindicesimo secolo utilizzando legno di larice e nemmeno un chiodo! all'interno è ricoperta di decori, ed è un miracolo che non sia andata a fuoco finora.

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da fuori non sembra una chiesa, vero?


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uno scorcio dell'interno

la chiesa purtroppo è chiusa e si può solo sbirciare da un cancello di metallo, ma poco dopo sbarca un pullman di spagnoli accompagnati da una guida che apre il cancello ed entra con la truppa. a quel punto è logico che facciamo gli imboscati e ci sentiamo pure la spiegazione. intanto però si è fatto tardi e abbiamo fame; visto che poco distante c'è il lago artificiale di Czorsztyn, ci dirigiamo in quella direzione, sperando che i polacchi amino banchettare vicino all'acqua, ma dobbiamo girare un pò per trovare alla fine un complesso turistico fornito di ristorante. 

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due scorci del lago di Czorsztyn dove si affacciano due castelli; quello omonimo qui in alto
 e quello di  Niedzica qui sotto


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qui succede un piccolo fraintendimento che rischia di lasciarci a bocca asciutta; il cameriere infatti, benchè parli un ottimo inglese, capisce che abbiamo ordinato solo una zuppa. mentre noi aspettiamo che ci porti il resto, lui aspetta la nostra ordinazione, così aspettiamo reciprocamente per mezz'ora, dopodichè l'equivoco viene chiarito e possiamo assaggiare la nostra prima porzione di pierogi (ma del cibo ne parleremo più avanti). con la prospettiva di sciroccarci almeno altre tre ore e mezzo di strada per tornare a Pszczyna, dopo aver fatto due passi per ammirare il lago ci rimettiamo ben presto in auto.

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