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Il discorso nazionale, alla non nazione

Creato il 20 luglio 2011 da Andima
Così domani il Belgio sarà fuochi e parate per la festa nazionale, anniversario dell'indipendenza, un po' come il 14 luglio dei vicini francesi ma meno patriottico e sciovinista, che loro, i francesi, ridono spesso dei vicini belgi, quando ascoltano qualche espressione in francese che risente d'inglese o d'olandese, quasi un sacrilegio, per loro, che il francese è di Francia e tutti gli altri son scolari, somari. Eppoi il Belgio, si sa, è il paese del surrealismo, dicono, che dopo 400 e più giorni senza governo dalle ultime elezioni tutti si chiedono cosa mai dirà il re alla nazione durante l'annuale discorso, che finora ha nominato dieci e più responsabili per risolvere la crisi tra i partiti ma è difficile dividersi le fette di potere quando la torta ha due ricette, una fiamminga e l'altra vallona, e in più al centro la ciliegina brussellese fa gola a tutti ma resta amara, non solo in gola. E il re dovrà parlare di nazione ed unità, proprio il re, che guai a chiamarlo Re del Belgio, che lui è il Re dei Belgi e non del Belgio, perché la monarchia qui fu una monarchia popolare, che non c'era nessun monarca quando i belgi, proprio quel 21 luglio 1831, ne elessero il primo ottenuta l'indipendenza, e ne elessero uno tedesco, neanche belga, che divenne quindi il re dei belgi. E proprio lui, non lo stesso del 1831, ovviamente, ma il re dei belgi attuale, nato proprio in quel di Bruxelles, dovrà parlare di nazione, d'identità ed unità a quel popolo elettore che 400 e più giorni fa ha votato per un governo che ancora non c'è, ha visto vincere un partito dall'umore separatista, è sceso in piazza gridando vergogna, vanta un nuovo record del mondo non proprio da elogiare e ancora si domanda semmai ci sarà soluzione o rottura, magari in attesa di una parola consolatrice, uno spunto emozionale da quel re che li rappresenta, anche se quando parla olandese fa sorridere per l'accento - dice il collega belga, del nord, ovviamente - e ha sempre quell'espressione un po' triste un po' solenne, da giorni al centro di previsioni, vignette e scommesse, per capire cosa mai dirà nel suo discorso nazionale a quella che per molti appare come una non nazione, magari riassunta proprio in un quadro del loro celebre Magritte. Maestro del surrealismo, appunto.

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