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Il dono della fioritura nella piana di Castelluccio

Creato il 17 luglio 2013 da Aloccic1

Ci sono dei luoghi relativamente vicini che vale la pena visitare perche’ con semplicita’ e fascino riescono a suscitare in noi delle emozioni forti ed intense.
Sono marchigiana di origine ed emiliana di adozione. Ho visitato diverse volte negli anni passati Castelluccio di Norcia, il paese arroccato che domina la pianura. Dal fermano, dove vivevo e’ relativamente semplice arrivarci, essendo al confine umbro-marchigiano. E’ un luogo affascinante, in ogni periodo dell’anno. Questa immensa piana tra le montagne dei Sibillini, e’ incastonata fra pascoli, fontanelle, flora e fauna e il paese di Castelluccio che si erge su di una altura. Conosciuto per i prodotti tipici fra cui la prestigiosa lenticchia, ha subito una decima di anni fa un devastante terremoto che aveva reso questi luoghi di per se’ affascinanti, ma anche isolati, per loro natura, un posto fantasma, in cui si aveva paura di vivere e dove la popolazione aveva perso la fiducia e i propri beni. Sono tornata a Castelluccio nei giorni appena trascorsi: l’ultima volta che ci sono stata era affascinante ma abbandonato. Pochi avevano la forza e la possibilita’ di vivere ancora qui.
Una particolarita’ che richiama visitatori e che rende la piana un luogo altamente suggestivo e fotografato e’ la fioritura dei campi coltivati a lenticchia. Cercando sui motori di ricerca “fioritura piana di Castelluccio” si possono ammirare moltissime immagini scattate da amatori e non, che narrano visivamente questo fenomeno. Generalmente la fioritura avviene a giugno e tantissimi sono i visitatori richiamati. Questo anno, in ritardo per via del lungo inverno, essa avviene a meta’ luglio. Mi reco cosi’ a Castelluccio, passando per la super strada che costeggia Ascoli Piceno, superando paesi di montagna come Acquasanta terme e le loro caratteristiche case in pietra, percorrendo comode strade di montagna e vedendo sempre di piu’ mutare il paesaggio: campagna coltivata….girasoli…grano…flora e fauna degli Appennini. Il verde acceso e brillante, il cielo terso, il sole alto accompagna il mio viaggio. Tornanti, paesi, gente all’aperto che si gode il fresco caldo dell’estate, macchine con targhe straniere e di altre province. Si superano il passo e le fontanelle rigeneratrici, pascoli di mucche e pecore quando, finalmente, gli occhi accolgono lo stupore ed alla meraviglia. La vallata si apre, le montagne fanno un passo indietro e abbracciano la grande pianura dell’omonimo paese che la osserva pazientemente dall’alto. A differenza delle altre volte, non ci sono i deltaplani che beneficiano del vento di questa piana. Il terreno, generalmente verde e coltivato con precisione, e’ cosparso di macchie di colore, simmetriche, alternate e armoniose.
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Verde, giallo, rosso, bianco, viola: tutti i pantoni della flora che colorano questo immenso tappeto coltivato in modo spontaneo e armonioso. L’occhio si perde in questa successione e sembra impossibile che tali immensi cromatismi siano il frutto di piccolissimi fiori nati in modo spontaneo a rafforzare la magnificenza di un posto gia’ di per se’ unico ed affascinante. Tante le tappe forzate, perche’ necessarie alla contemplazione, che si possono fare fino ad arrivare in basso. Si vorrebbe fotografare tutto, cogliere attraverso l’obiettivo e ridare cio’ che si prova: non e’ possibile. Troppo immensi gli spazi, troppo grade lo stupore e l’emozione, sebbene le tante foto viste. Si scattano particolari, macchie e l’idea di un paesaggio ma non si riesce a ridare cio’ che ti da la possibilita’ di vivere emotivamente questa vista. Pur se diversa come esperienza, mi torna in mente l’avventura islandese, quando con umilta’ contemplavamo l’immensa bellezza delle forme della natura in un ambiente intatto e puro. Qui siamo in Italia, agenti atmosferici, morfologia e latitudine profondamente diversi, ma la semplicita’ armonica della natura possente pretende silenzio ed ammirazione come nell’isola dei vulcani e dei gaiser.
Il punto secondo me di maggior bellezza ai piedi del paese, quasi alla fine di questo viaggio sensoriale, quando alla mia destra scorgo nel succedersi fitto di colori, un albero solitario, con una forma armonica e di colore verde acceso.

Armonica bellezza

Armonica bellezza

Esso si staglia su di un campo pennellato di un viola cromaticamente perfetto, affianco ad uno rosso. Dietro le montagne. Nel viottolino un gruppo di persone ritorna da una passeggiata di immersione nei colori. Il vento spazza i miei capelli ed il vestito. Un cartello ci ricorda di non attraversare il campo: hanno seminato lenticchie.

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In questa immensita’ fisica e cromatica mi perdo nei colori, mi vedo e percepisco gli altri uomini piccoli e non solo fisicamente, cerco di trattenere cio’ che mi sta donando questo posto. Perche’ questo e’ un dono e silenziosamente ringrazio.



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