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Il Fatto e l'Unige

Creato il 04 ottobre 2011 da Vpostulato @luballets
Qualche giorno fa è uscito qui un articolo sul Fatto (e per una volta sono io a citarne un articolo) a proposito della fuga di un cervello da ingegneria navale a Genova verso nientemeno che il MIT di Boston.
L'articolo è strappalacrime e descrive una realtà da operetta, ma fin qui niente di particolare. Se non che oggi ho avuto modo di parlare con un suo collega che mi ha dato una versione totalmente diversa da quella descritta nell'articolo (o meglio quella che si desumerebbe dai toni utilizzati nell'articolo). Riassumendo, disse: tal Stefano si è preso il merito di un progetto su cui hanno lavorato in tanti e va a Boston per un anno soltanto. Ci va perchè pagato dalla Nato: fosse stato il MIT a doverlo pagare la storia sarebbe diversa. I fronzoli di cui l'articolo è zeppo, oltre a non essere veritieri sono frutto del regalo di un amico (il giornalista).
Curiosamente, alcuni commenti non vanno molto distanti da quelli della mia fonte: siccome è complicato andarli a cercare, ne copio e incollo qualcuno..

DeepestBlue:

Premetto che riconosco la situazione drammatica nella quale versano miseramente l’Università e la Ricerca in Italia, e che ritengo significativo (e poco confortante) il fenomeno della ‘fuga di cervelli’ all’estero. Tuttavia rimango colpito da quanto leggo in questo articolo, soprattutto perchè scritto da una redazione che (fino ad oggi) ritenevo scrupolosa e affidabile nella ricerca e nella verifica delle informazioni.

BASTA DIGITARE SU GOOGLE I NOMI FERRUCCIO SANSA E STEFANO BRIZZOLARA PER CAPIRE CHE PROBABILMENTE QUESTO ARTICOLO NON BRILLA PER OBIETTIVITà: NONOSTANTE IN ITALIA IL PROBLEMA DELLA RICERCA E DELL’UNIVERSITà ESISTA ECCOME, RITENGO POCO FELICE L’ESEMPIO RIPORTATO. PIù CHE UNA DENUNCIA MI SEMBRA IL FAVORE DI UN GIORNALISTA AD UN AMICO, TIPICAMENTE ITAIANO.

Sono un ingegnere laureato nel dipartimento (storico e riconosciuto in tutto il mondo) dove Brizzolara era tenutario di alcuni corsi di laurea e frasi del tipo “alla sua università dedicava dodici oredi lavoro al giorno, dalla mattina a notte fonda (…) Senza troppi sabati e domeniche, passava le giornate con gli studenti” mi hanno colpito nel profondo.
Sì, perchè ogni volta che io (come tutti gli altri studenti) l’ho cercato per questioni ordinarie (spiegazioni, esercitazioni, etc.) mi sono trovato di fronte ad un fantasma: non era mai in ufficio e quando c’era era frettoloso perchè c’erano schiere di studenti assiepati alla porta (che come me lo aspettavano da settimane). Mi chiedo se si possa davvero dire che “Stefano punta tutto sulla ‘sua’ Facoltà” ma il fatto che esista “L’affermato studio del padre” mi offre probabilmente una definitiva chiave di lettura.

Per quanto riguarda il ricorso al Tar, trovo scandaloso che sia stato lui a presentarlo dopo essere stato escluso dalla graduatoria del concorso in favore di persone davvero dedicate alla didattica e alla ricerca, davvero disponibili nei confronti degli studenti, che davvero dedicano (e da molto tempo) quotidianamente la vita all’Università, la LORO Università.

Trovo infine patetiche alcune considerazioni dell’articolo: faccio proprio fatica ad avere compassione di un povero ricercatore (?) che “…amen se a fine mese si portava a casa uno stipendio che bastava appena per campare” che festeggia con gli amici in “una casa affacciata sul mare da cui si vede tutta Genova” la sua partenza verso le Americhe per la quale dovrà a malincuore rinunciare alla sua “barca ormeggiata in porto per le gite della domenica”.

Fino ad oggi ho considerato il Fatto Quotidiano come un punto di riferimento per l’informazione, sempre in grado di fornire un punto di vista lucido, completo e imparziale di ciò che descrive. Da oggi mi vedo costretto a rivedere questo pensiero.

fabiofi:

Interessante. C’é anche da dire che l’articolo è molto impreciso su altri aspetti. Brizzolara, che è certamente un ottimo ricercatore, non è professore al MIT, ma solo visiting professor al MIT (cioé un ospite, come tanti), per un anno massimo due. Non è stato chiamato “per chiara fama”, ma ha applicato e la sua applicazione è stata supportata da un professore del MIT. Inoltre Brizzolara risulta ancora oggi ricercatore dell’Università di Genova (al database del Miur). Immagino (ma è una supposizione) che abbia preso un anno sabbatico, e se questo è il caso allora riceve ancora lo stipendio dall’Università di Genova. In ogni caso, se tra un anno il MIT non lo assumerà come professore, potrà tornare in Italia trovando il suo posto intatto. Peraltro è vero che ha perso un concorso di associato, ma in precedenza non è stato trattato malissimo, ha conseguito il dottorato di ricerca nel 2000 e ha vinto (candidato unico) il concorso da ricercatore nel 2001. non male. Capisco che abbia fatto un ricorso, immagino giustamente, per un concorso da associato perso, ma insomma trattare così un’università che continua a tenergli il posto mentre è in visiting al MIT mi sembra un tantinello poco elegante. Peraltro, pur essendo certamente molto bravo (ma l’ingegneria navale non è il mio campo e quindi potrei non valutare correttamente), a oggi su Scopus risultano a suo nome 8 articoli su rivista e 8 proceedings di congressi. In tutto 5 citazioni. Come molti altri ricercatori italiani in ingegneria navale (dati Scopus) in Italia. Il problema naturalmente non è lui (ripeto certamente molto bravo), ma il giornalista che ha approfittato per scrivere un pezzo pieno di errori e lacrimevole. Come lettore mi aspetteri un rigore molto maggiore nel controllo delle fonti da parte dei giornalisti del Fatto, anche se conoscenti di lunga data dell’intervistato.Da parte mia aggiungo solo che dispiace che per una volta che si parla dell'Università di Genova ne debba venir fuori un articolo così scadente se non disonesto..

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