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Il femminile nelle culture native americane. Introduzione (parte 1)

Creato il 28 aprile 2015 da Davide

La Terra/Pietra ebbe origine dalla vecchia Nokomish ed era sola. Allora la Pietra costruì una ciotola e la immerse nel terreno; lentamente il terriccio contenuto nella ciotola si trasformò in sangue e cominciò a mutare forma. Così il sangue si trasformò in Wabus, il Coniglio e questo assunse sembianze umane e in breve tempo divenne un uomo chiamato Manabush, il grande demiurgo dei Menomini, che è anche il Fuoco.
Questo mito dei Menomini, indiani della regione dei Grandi Laghi, corrisponde a un tema diffuso in gran parte dell’America: la nascita da un grumo di sangue, che si coagula e cresce sino a diventare un essere vivente nel grembo della madre. Gli Sweet Grass Cree raccontano che un tempo, quando gli animali non si distinguevano ancora dagli esseri umani, Puzzola e Tasso vennero affamati da un orso grizzly voracissimo, che nella sua ingordigia lasciò loro solo un po’ di sangue di bisonte. Allora Puzzola mise il grumo in una pentola dove si trasformò in un fanciullo miracoloso che uccise l’orso. Più tardi questo fanciullo riuscì a cavarsela da una situazione molto imbarazzante, dove una vecchia gli si era appiccicata alla schiena senza che nessuno potesse liberarlo, solo riprendendo la sua forma di grumo di sangue.
Già in questi miti abbiamo molti degli elementi e dei personaggi che incontreremo nel linguaggio simbolico degli indiani del Nordamerica e che per molti versi assomigliano ai simboli che ci sono familiari anche nel Vecchio Mondo, perché, dall’inizio del tempo il sacro sangue mestruale e puerperale è inserito nella nostra psiche e domina inconsciamente opinioni, costumi, pregiudizi, ingiustizie.
Immagini lenticolari rappresentanti la vulva esistono disegnate o graffiate nelle caverne europee fin da epoca Aurignaziana (circa 30.000 avanti Cristo). Immagini del genere, una ellisse verticale attraversata da una linea verticale, ripetute in continuazione nelle pareti di arenaria di una caverna dello Iowa, non sono databili facilmente, ma i sacri rotoli di corteccia di betulla degli iniziati della società di medicina di molte tribù dei Grandi Laghi nota come Midewiwin riproducono in forma rapida la vagina proprio con lo stesso segno. Lo storico delle religioni Jordan Paper in un suo acuto articolo osservava come sia notevole che in un’area culturale indiana largamente matrilocale e matrilineare e dove la donna aveva un ruolo economico, politico e religioso di tutto rispetto come l’area dei Grandi Laghi non si trovi praticamente traccia dei riti e dei culti femminili nelle testimonianze d’epoca. Nonostante l’importanza della Dea fosse tale tra gli Uroni di lingua irochese, sfortunati alleati dei francesi, da farli chiamare da uno studioso i “figli di Aataentsic”, la Donna nel Cielo, la divinità creatrice. In modo particolare non c’è traccia dell’aspetto femminile della religione indiana nelle relazioni dei Gesuiti francesi che così a lungo risiedettero tra le popolazioni di lingua irochese che sono note anche ai profani per l’alta considerazione e il grande potere concessi alle donne. Per lo studio della comprensione degli spiriti femminili pre contatto – afferma Paper – ci sono ulteriori difficoltà. Tutte le prime fonti etnostoriche furono scritte da maschi provenienti da una cultura patriarcale, molti dei quali appartenenti alla sottocultura misogina gesuita del 16° e 17° secolo. I primi etnologi tendevano ad essere ugualmente dimentichi degli aspetti femminili della religione, sia dei rituali che degli spiriti femminili. Questo approccio ebbe come risultato una comprensione alquanto sghemba, in particolare per quel che riguarda le culture native americane, che hanno una considerevole quantità di specializzazione di genere, sia economica che rituale. Data l’orientazione maschile dei valori occidentali, le etnologhe, tranne poche eccezioni (per esempio Underhill 1949) preferirono concentrarsi sulla cultura maschile. Solo di recente si è quindi sviluppata tra gli studiosi occidentali una coscienza che esiste all’interno delle tradizioni religiose native americane un modo esclusivamente femminile di religiosità accessibile solo ad osservatrici. (J. Paper, op. cit. p. 40) (segue)

Riferimenti
John Biehorst, Miti pellerossa. Milano 1984, pag. 129.
C.Lévi-Strauss, L’origine delle buone maniere a tavola, Milano 1971, pag.47.
J. Paper, Through the Earth Darkly: The Female Spirit in Native American Religions, in Ch. Vecsey ed. Religion in Native North America, Moscow, Idaho, 1990. pag. 3-19.
B. Trigger, The Hurons: Farmers of the North, New York, 1969.


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