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Creato il 07 ottobre 2014 da Pecchio @lapitwit

Carissimo Mario Cervi,

Penso alla sorte di Benito Mussolini e di alcuni suoi gerarchi della Repubblica di Salò e mi convinco che sarebbe stato giusto, forse, fucilarli, ma dopo un regolare processo come avvenne per alcuni nazisti condannati a morte, a Norimberga, per impiccagione.

Luca Lapi

Caro Luca Lapi,

le sentenze di un tribunale regolare sono sempre migliori di quelle dei fanatici.

Con questo non intendo affatto dire che Norimberga sia stata un esempio di buona giustizia.

E’ stata un esempio di arrogante giustizia dei vincitori contro i nazisti, peraltro colpevoli di crimini terrificanti.

Una giustizia dei vincitori in forza della quale il bieco Andrei Viscinski, pubblico accusatore negli orrendi processi staliniani, potè, nell’aula di Norimberga, atteggiarsi a difensore del bene e della verità.

Ma, ripeto, un apparato di procedure legali è di gran lunga preferibile agli ammazzamenti spicciativi e ai cosiddetti tribunali del popolo.

Non mi azzardo a esprimere un parere sulla pena che una seconda Norimberga avrebbe potuto infliggere al Duce, del tutto privo, nella sua personalità, delle caratteristiche feroci ed efferate d’un Hitler o d’uno Stalin.

Non che mancassero le imputazioni da addossargli.

Centinaia di migliaia d’inconsapevoli combattenti furono immolati ad ambizioni guerresche prive di senso e prive di fondamento.

Ma il “caso” Mussolini si presta, da questo punto di vista, a molte riflessioni, a molte discussioni, a molte contestazioni.

Più chiaro è invece, secondo me, il “caso” di piazzale Loreto.

L’aspetto peggiore delle esecuzioni di Mussolini e dei suoi gerarchi nonché delle successive e tardive “rese dei conti” sta nel fatto che la frenesia punitrice, smaniosa di sangue, è non scusabile ma comprensibile nei suoi moventi quando viene dai vincitori.

Vae victis è una regola millenaria.

Ma la mattanza dei fascisti - nulla a che vedere con la lealtà di chi si battè per un ideale - è stata appannaggio di individui e di folle che fino ad alcuni mesi prima dell’epilogo d’una guerra sciagurata erano in camicia nera, osannavano il dittatore e il suo regime, e avevano recuperato spiriti ribelli solo quando tutti avevano capito che il dittatore si preparava a una sconfitta umiliante, preludio d’una fine tragica.

Mario Cervi


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