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Il giovane favoloso: Martone racconta Leopardi

Creato il 15 ottobre 2014 da Oggialcinemanet @oggialcinema

commento di Antonio Valerio Spera

Summary:

Il cinema può e deve essere anche didattico. Mario Martone ce ne aveva data ottima dimostrazione con Noi credevamo e ce lo conferma anche oggi con Il giovane favoloso, ritratto personale (ma non troppo) del poeta Giacomo Leopardi. Un’anima didattica, quella del suo cinema, che però rifugge completamente ogni tipo di semplicismo, didascalismo e cronachismo e che si esplicita in ogni caso attraverso un’arte cinematografica libera e creativa che lascia spazio ai sentimenti, alle psicologie, alla storia e alla poesia.

Dopo aver incantato Venezia, dove è passato in concorso senza ricevere nessun riconoscimento, Il giovane favoloso arriva nelle sale italiane. Si tratta di un film che ripercorre la vita del poeta de L’infinito e del Passero solitario sin dalla sua giovinezza, quando cresce con i suoi due amati fratelli, un padre molto severo e rigoroso e una madre estremamente religiosa, e incentrandosi soprattutto sulla sua amicizia con lo scrittore Antonio Ranieri, con il quale vive tra Firenze, Roma e Napoli. Se con Noi credevamo Martone offriva un affresco dell’Italia della seconda metà dell’Ottocento, attraverso l’esistenza del poeta di Recanati compone invece un ammaliante quadro del paese nei primi tre decenni di quel secolo, quasi a completare il racconto di un periodo purtroppo poco battuto dal cinema italiano. E come il film sul Risorgimento riusciva a farsi attuale rappresentando in fondo l’origine dei mali odierni dell’Italia, è innegabile che anche Il giovane favoloso sia una pellicola assolutamente contemporanea, perché “Leopardi è più che attuale, è davanti a noi, parla al futuro”. E’ lo stesso Martone a usare queste parole nei confronti del poeta.

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Un poeta che il regista napoletano ha sempre amato con grande passione. Per questo motivo non avrebbe mai voluto né potuto “tradire” la sua arte e così ha dedicato anni al suo progetto cinematografico: l’obiettivo era infatti realizzare un’opera che oltre alla verità storica puntasse anche a trasmettere in pieno l’anima di Leopardi. “Abbiamo lavorato guardando ai suoi scritti, tutti, poesie, carteggi”, dichiara l’autore. “Nel film tutto deriva dalle parole di Leopardi ma anche da quelle che gli venivano rivolte dagli altri. Una ricchezza di personaggi e di rapporti umani da ogni parte d’Italia, che si conclude a Napoli, dove Giacomo non ha ormai più nulla da perdere”. Un obiettivo senza dubbio raggiunto, anche grazie alla splendida interpretazione di Elio Germano che, nonostante sia andato via dal Lido senza una meritata Coppa Volpi, dà sfoggio nel film della sua immensa classe recitativa: “Ho pensato subito a lui. Senza Elio non avrei fatto il film. Si è immerso in Leopardi con un entusiasmo contagioso. Dopo pochi giorni di lavoro era già in grado di imitarne alla perfezione la grafia”.

Nel film basato e strutturato sulle opere di Leopardi e sulle lettere scritte e ricevute, si disegna un ritratto esaustivo e completo della figura del poeta. Eppure su alcuni argomenti, come la sua presunta omosessualità, Martone non è voluto andare troppo in profondità: “Di Leopardi sappiamo molto ma restano molte parti oscure, molte soglie anche riguardo alla sua vita privata. Soglie che abbiamo preferito non varcare”. Tale scelta infonde ancora più poesia a Il giovane favoloso, avvolgendolo in un’aura misteriosa che riflette perfettamente la misteriosa bellezza dell’arte poetica, non solo leopardiana. Proprio per questo non si può non condividere le parole di Martone: “non c’è bisogno né di aver studiato la storia dell’Ottocento italiano, né conoscere le opere di Leopardi per seguire la sua storia, per vedere il mio film. Bastano anima e cuore“.

di Antonio Valerio Spera per Oggialcinema.net

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