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“Il giovane favoloso”, una favolosa opera d’arte

Creato il 19 ottobre 2014 da Fabio Buccolini

Dopo una lunga gestazione e il passaggio al festival Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, finalmente è arrivato al grande pubblico il film che vuole raccontare la travagliata esistenza del poeta recanatese.

Il giovane favoloso

Si va al cinema consapevoli (o per lo meno per me è stato così) che non si andrà a vedere una pellicola frivola. Una pellicola intensa e molto lenta che trae forza soprattutto nella bravura di Eio Germano e nei versi di Leopardi.
La trama ovviamente è conosciuta ai più me per correttezza ne inserisco un breve riassunto: la vita di Giacomo Leopardi a partire dalla sua gioventù passata a Recanati, in cui il desiderio di libertà trova sempre più spazio, che lo porterà presto a lasciare il nido familiare per mettersi alla ricerca della ciò che il mondo può offrire, per tentare di comprendere fino in fondo la profondità delle cose.
E così Giacomo si sposta dapprima a Firenze, dove avvengono gli incontri con l’amata Fanny con l’amico Antonio Ranieri e con il suo “maestro di vita” Giordani. Poi a Roma ed infine a Napoli, città dalla quale l’autore resta affascinato. È qui che l’esistenza di Leopardi troverà la propria conclusione e il suo pensiero assumerà una forma destinata a resistere nel tempo.
Parliamoci chiaro, non è la classica biografia. Il film non vuole raccontare ogni tratto della travagliata vita del poeta, ma ci viene mostrato l’uomo. L’uomo che voleva conoscere il mondo, colui che odiava la sua Recanati considerata un carcere per l’anima, ma la amava alla follia. Dai viaggi alla scoperta della conoscenza, la sua teoria del pessimismo che di pessimismo non si trattava e per finire gli amore le malattie e gli amici di una vita che non lo hanno mai abbandonato.
La sceneggiatura del film attinge agli scritti di Leopardi, ma soprattutto alle sue Operette morali che, il regista Mario Martone, già aveva portato a teatro con uno spettacolo da lui diretto. “Affrontare la vita di Leopardi significa svelare un uomo libero di pensiero, ironico e socialmente spregiudicato – spiega il regista -, un ribelle, per questa ragione spesso emarginato dalla società ottocentesca, un poeta che va sottratto una volta e per tutte alla visione retorica che lo dipinge afflitto e triste perché malato. “Il giovane favoloso” vuole essere la storia di un’anima, che ho provato a raccontare – conclude Martone -, con tutta libertà, con gli strumenti del cinema.
Un’opera unica nel suo genere, si lascia guardare e ci mostra gli stati d’animo del grande autore durante la scrittura dei suoi più famosi sonetti.
Mario Martone riesce nell’impresa di raccontare una vita difficile usando una macchina da presa sempre in movimento, una colonna sonora perfetta e un interprete, Elio Germano, che più Leopardi non si può.
La regia teatrale, che contraddistingue tutte le opere di Martone, è perfetta per questa storia di vita. Pur essendo un’opera “pesante”, non stanca nella visione e quando finisce tutto riesce a far riflettere lo spettatore su tutto quello che Leopardi a fatto nella sua vita e ci si rende conto di quanto importanti furono le sue gesta per la letteratura.
La cosa eccezionale della pellicola è Elio Germano. Per prepararsi al personaggio ha dormito nelle vere stanze del poeta e si è immedesimato in modo tale al grande letterato che lo fa rivivere. Ogni stato d’animo, ogni dolore, ogni passione sono riportati negli occhi di Elio Germano come se fosse lui a soffrire o gioire a posto di Leopardi. Un’interpretazione intensa, sincera e voluta che porta il giovane attore ad essere uno dei migliore del suo tempo.
Cosa dire di più? Il miglior film italiano dell’anno…il vero vincitore del Festival di Venezia doveva essere lui, ma la giuria ha preferito non favorire troppo una pellicola italiana.
Da vedere, rivedere e rivedere di nuovo per capire la vera essenza di una grande personalità che non è mai stata compressa a pieno.
“Io pessimista? Pessimismo? E’ una parola insensata, siete voi che date un giudizio alle mie opere, siete voi che mi considerate pessimista, io non l’ho mai detto. Ci sono solo due cose che valgono la pena di essere raccontate: la vita e la morte…solo questo a senso”.

FABIO BUCCOLINI



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