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Il maledetto United di David Peace: la post recensione

Creato il 29 maggio 2013 da Postscriptum
 

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Inghilterra, inizio degli anni 70. La Premier League è dominata dal Leeds United di Donald George “Don” Revie, una squadra fortissima ma anche scorretta, che usa ogni mezzo per vincere le partite guidata dalle punte di diamante Billy Bremner (il capitano) e Johnny Giles. Mister Revie viene però chiamato ad allenare la Nazionale Inglese dopo la gestione fallimentare di Alf Ramsey, di conseguenza il Leeds passa nelle mani di un giovane allenatore rampante di nome Brian Clough.

Clough si è fatto le ossa con club minori come Middlesbrough e Sunderland ma, specialmente, con il Derby County riuscendo a centrare la promozione in prima divisione e due anni dopo addirittura il titolo di campione d’Inghilterra, mentre in Coppa Campioni è solo a causa della Juventus che l’avventura dei Rams si interrompe alle fasi finali.
Per Brian Clough il Leeds United è Il Maledetto United e Don Revie la regina delle nemesi: queste ossessioni condizioneranno la sua avventura a Elland Road (quartier generale del Leeds) dal rapporto con giocatori e dirigenti alla gestione vera e propria delle risorse; in alcuni momenti sembrerà anche che il giovane manager tenti in ogni modo di sabotare la squadra.

Sebbene sia un’opera di fiction basata su personaggi realmente esistiti (vi basta seguire i collegamenti per rendervene conto) Il Maledetto United è un romanzo che racconta in maniera molto onesta e veritiera i demoni che pervadono la testa di un manager in un mondo particolarmente stressante come quello del calcio. Clough sa di aver già raggiunto obiettivi rispettabili quando accetta di andare al Leeds, e sa anche che sarà impossibile far dimenticare Revie; inoltre lui odia tutto quello che è Leeds, di un’odio profondo che si auto-alimenta ogni maledetto giorno di lavoro. Però sa anche che se riesce a trasformare quel gruppo di disonesti in campioni rispettabili avrà raggiunto un’obiettivo ancora più prestigioso.

Quarantaquattro giorni dura la sua avventura al Leeds. Neanche due mesi, in cui Clough passa dall’essere acclamato dalle curve di Derby all’indifferenza di Elland Road, da un rapporto quasi paternalistico con un gruppo di calciatori da lui costruito a una contestazione costante da parte di un gruppo che gli è stato imposto e che non può rifondare. In particolare saranno Bremner e Giles a contrastarlo più di tutti gli altri messi insieme.

David Peace racconta un calcio maschio, aggressivo, cazzuto, in cui l’errore dell’arbitro rappresenta una delle tante variabili ma non la più importante, in cui le partite vengono vinte da chi è in grado di versare l’ultima goccia di sudore e di sangue, in cui un match finisce al 90° e non continua negli show televisivi risorgendo ad ogni caso di moviola visto e rivisto; racconta un calcio in cui un club può ottenere la promozione in prima divisione e poi sognare di vincere lo scudetto, non solo di salvarsi. Ragazzi, campiamoci bene, Il Maledetto United è un romanzo ma non solo un romanzo. Queste cose, la promozione del Derby County in Premier League nel 1969 e la vittoria nel 1972, sono accadute realmente, come se il Chievo arrivi in Serie A e dopo tre anni riesca a vincere lo scudetto. Assurdo? Fantasia? No, è calcio!

Da Il Maledetto United è stato tratto un film nel 2009 scritto da Peter Morgan (già sceneggiatore, tra gli altri, di The Queen e Frost/Nixon il duello) per la regia di Tom Hooper (Il discorso del re, Les Miserables) con Michael Sheen (Tony Blair in The Queen, David Frost in Frost/Nixon, Lucian nella trilogia Underworld, Paul in Midnight in Paris) nei panni di Brian Clough che racconta quei maledetti 44 giorni a 5 anni dalla morte del vero Clough.

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Già che ci siamo. Nella realtà, dopo la breve avventura al Leeds United, Brian Clough si è accasato al Nottingham Forest, un club che oggi milita nella Championship (l’equivalente inglese della nostra Serie B) dove in 18 anni di gestione ha raccolto 2 Coppe Dei Campioni, una Premier League (lo scudetto inglese), una Coppa Uefa e 8 vittorie nelle coppe nazionali. Mica poco!

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