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Il Mare in Inverno - 14 ottobre

Da Laperonza

14 ottobre

Buonasera Matteo,

sta diventando un appuntamento quotidiano questa mia e-mail diretta a te, anche se l’orario è ancora oscillante. Spero di non annoiarti con i miei resoconti da bagnante fuori stagione.

   Oggi ho praticamente passato la giornata in spiaggia a camminare. Penso di non aver mai camminato tanto in vita mia ma sento che mi fa bene. Voglio vedere se ce la faccio ad arrivare al molo di Civitanova, ma non subito. Debbo sentirmi pronto.

   Camminare mi fa bene. Sento che sto scaricando tossine, sia fisiche che mentali. Credevo che il mio viaggio in moto mi avesse “purificato” ma evidentemente aveva soltanto assopito il mio dolore che, ora mi accorgo, è ancora ben presente e pulsante. Ho bisogno di sublimare e credo che questa mia solitudine volontaria sia molto meglio del pur gradito conforto dei cari.

   Non puoi capire, amico mio, quanto male abbia fatto la perdita di Anna. Cinquant’anni passati insieme, cinquant’anni in cui abbiamo condiviso tutto, le vittorie e le sconfitte, i piaceri e i dolori, le soddisfazioni e le delusioni, non si cancellano con un viaggio coast to coast negli Stati Uniti, anche se quello era il tuo sogno di gioventù. Anna era la mia compagna, la mia migliore amica, il mio più aspro critico, la mia spina dorsale. Quando si è ammalata ho reagito bene, mi sono fatto forza, ho lottato con lei fino alla fine. Ma quando è morta la sconfitta si è unita alla perdita, generando un dolore indicibile, indescrivibile, insopportabile. Ho creduto di morire. Ho desiderato di morire. Ma poi ho visto la vita intorno a me, i miei figli, i nipoti. Li voglio vedere da adulti i miei nipoti. Voglio assistere al loro futuro. E allora, per quanto male faccia vivere con questo vuoto accanto, devo guardare avanti, per quanto posso. Così ecco la ragione del mio eremo marittimo: fare l’inventario di quello che rimane dopo un’esistenza passata a lavorare, a far soldi. Ora mi fermo e voglio capire cosa ho guadagnato e cosa ho perso. E lo devo fare da solo.

   Oggi Silvia mi ha scritto incavolata nera perché ha trovato il telefono staccato. L’ho spento perché volevo stare davvero solo e temevo una sua chiamata con le solite benedette raccomandazioni. Mia figlia mi fa da madre amico mio, che segno sarà?

   Ora ti lascio che le voglio scrivere due righe. Poi magari la chiamo, quando si sarà calmata. Non ho voglia di ramanzine telefoniche.

Stai bene Matteo, a domani

Giovanni

Silvietta cara,

ho semplicemente lasciato il telefono a casa e ho passato la giornata in spiaggia. Abbi pazienza col tuo anziano padre. Dopo ti chiamo, ma prima calmati, ok? A dopo tesoro.

Babbo


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