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Il Mare in Inverno - Capitolo I

Da Laperonza

12 ottobre

Ciao Silvietta,

grazie per la spesa, per le pulizie, per la cena in forno. Sei un tesoro. La casa profuma di fresco e pulito ed è andato via quell’odore cattivo di chiuso e dimenticanza che c’era l’ultima volta che ci sono stato. Ho aperto le persiane e chiuso le finestre perché stasera c’è un vento teso e fa anche piuttosto fresco.

   Come ti ho detto al telefono il viaggio è stato massacrante ma ne valeva la pena. Avevo decisamente bisogno di staccare la spina e sgombrare la testa, avevi ragione tu. Ora però voglio cullarmi nel dolce far niente e godermi questa solitudine salata che, per fortuna, mi posso offrire.

   Ti ho fatto mandare dall’avvocato le ultime carte da firmare. Abbi pazienza, sono davvero le ultime. Fammi il favore di sistemarle domattina stessa così per la prossima settimana tu e tuo fratello potete “assumere ufficialmente il comando” .

   Saluta Paolo e i bambini per me. Un abbraccio

Babbo

Carissimo Matteo,

Non ti scrivo da un po’ ma sono stato fuori e ho volutamente lasciato computer e telefonini vari a casa. Avevo bisogno di cambiare aria e distrarmi. Così mi sono fatto il viaggio dei miei sogni: la Route 66, ricordi? La sognavamo insieme. Avrei tanto voluto averti con me ma questa la dovevo fare da solo. Ho noleggiato una Harley a Chicago e ci sono arrivato a Los Angeles senza intoppi. Certo che a settant’anni non ha la prestanza dei venti, ma pensavo peggio. L’America l’avevo vista diverse volte come sai, ma mai in moto e tutta d’un fiato così. Un sogno che si avvera, che ha mitigato un po’ quell’amarezza che, però, credo ormai non mi lascerà mai più.

   Ti scrivo dalla mia casa al mare, a Porto Potenza Picena. Ci sei venuto una volta anni fa. Voglio stare da solo per un po’, riflettere, fare un po’ d’ordine. L’azienda l’ho passata in toto ai miei figli, io ho già dato. Da oggi sono ufficialmente in pensione.

   Qui è molto bello, lo ricorderai. Ho il cancelletto che si apre direttamente sulla spiaggia e la stradina che arriva qui è davvero poco frequentata in questo periodo. Mi godo la mia beata a pressoché totale solitudine, almeno spero. Ho bisogno di silenzio, di pace, di sentire i rumori della natura, tutt’al più del treno, e per questo cercherò di usare pochissimo il telefono. Ma al computer non rinuncerò, farò di lui la mia finestra sul mondo, non si dice così? Credo ti scriverò spesso quindi e se avrai la bontà di leggermi e di rispondermi ogni tanto mi farà piacere.

   E di te che mi dici? Come procede? E Milano? Sempre così tediosa?

   Ora ti saluto che Silvietta mi ha lasciato la cena in forno e comincio ad avere appetito. Un caro saluto.

Giovanni

13 ottobre

Buongiorno Silvia,

ti ricordo quei documenti. Sono importanti. E ricordalo anche a Federico. L’avvocato Galvani li aspetta entro stasera.

Stanotte ho dormito alla grande, come un sasso. Erano mesi che non dormivo così. Il vento a un certo punto è cessato e si sentiva soltanto lo sciabordio del mare in lontananza. Bello.

Oggi c’è un bel sole ma il mare è molto agitato. Farò una passeggiata in riva al mare. Sì sì mi copro, tranquilla.

Buon lavoro cara.

Babbo

Egregio avvocato,

mia figlia Silvia e mio figlio Federico le spediranno senz’altro la documentazione relativa alla cessione delle quote societarie entro oggi. La prego di accelerare al massimo la pratica in modo di averla definita per fine settimana.

Distinti saluti

Giovanni Antoniacci

Ciao Matteo,

leggo con piacere del tuo nuovo incarico. Ma non ti fermi mai? Ah già, oramai tu sei lombardo, frenetico e totalmente dedito al lavoro. Io invece no. Ho lavorato come un mulo per anni, ho creato dal nulla uno dei calzaturifici più famosi al mondo e ho macinato chilometri e chilometri per promuoverlo. Ora mi fermo. E’ tempo di riposare. Credo che un uomo a settant'anni può permettersi di uscire dal gioco e guardare la partita dagli spalti. In realtà io non faccio neanche quello. Da qui non sento nemmeno il fischio dell’arbitro. In compenso sento il mare, e sapessi quanto questo rumore mi rilassi, E’ musica.

   Stamattina ho fatto una lunga passeggiata sulla spiaggia. Ho giurato di non toccare più la macchina se non per gli acquisti di prima necessità. Ad occhio e croce devo aver camminato per un paio di chilometri. La sabbia è umida e compatta e si cammina bene. Il mare oggi è molto mosso e nell’aria si sente fortissimo l’odore di iodio e salsedine. Spero mi vaccini per il raffreddore. Non c’è veramente nessuno in giro qui, ho camminato per due ore tutto solo, e ho pensato. Ma questo, caro Matteo, è un pensare diverso, al quale non ero più abituato da tempo. E’ pensare per pensare e non per calcolare. A cosa ho pensato, ti chiederai tu. Mah, che dire, a tutto e a niente. Soprattutto ho pensato a come affronterò questo mio eremo balneare, quanto durerà questa sensazione di pace per lasciare il posto alla noia e al senso di solitudine.

   Da quando Anna se n’è andata non sono riuscito a restare solo neanche un minuto. I miei figli, i miei parenti, gli amici, i collaboratori. Tutti presi a sostenermi e a farmi superare il trauma. Il viaggio in America l’ho fatto da solo ma lì dovevo fare attenzione alle strade, al viaggio, alla moto. Qui non ho preoccupazioni se non me stesso. Per ora mi piace.

   Ora mi faccio due spaghetti aglio e oglio. Vuoi favorire? A presto caro amico.

Tuo

Giovanni

14 ottobre

Buonasera Matteo,

sta diventando un appuntamento quotidiano questa mia e-mail diretta a te, anche se l’orario è ancora oscillante. Spero di non annoiarti con i miei resoconti da bagnante fuori stagione.

   Oggi ho praticamente passato la giornata in spiaggia a camminare. Penso di non aver mai camminato tanto in vita mia ma sento che mi fa bene. Voglio vedere se ce la faccio ad arrivare al molo di Civitanova, ma non subito. Debbo sentirmi pronto.

   Camminare mi fa bene. Sento che sto scaricando tossine, sia fisiche che mentali. Credevo che il mio viaggio in moto mi avesse “purificato” ma evidentemente aveva soltanto assopito il mio dolore che, ora mi accorgo, è ancora ben presente e pulsante. Ho bisogno di sublimare e credo che questa mia solitudine volontaria sia molto meglio del pur gradito conforto dei cari.

   Non puoi capire, amico mio, quanto male abbia fatto la perdita di Anna. Cinquant’anni passati insieme, cinquant’anni in cui abbiamo condiviso tutto, le vittorie e le sconfitte, i piaceri e i dolori, le soddisfazioni e le delusioni, non si cancellano con un viaggio coast to coast negli Stati Uniti, anche se quello era il tuo sogno di gioventù. Anna era la mia compagna, la mia migliore amica, il mio più aspro critico, la mia spina dorsale. Quando si è ammalata ho reagito bene, mi sono fatto forza, ho lottato con lei fino alla fine. Ma quando è morta la sconfitta si è unita alla perdita, generando un dolore indicibile, indescrivibile, insopportabile. Ho creduto di morire. Ho desiderato di morire. Ma poi ho visto la vita intorno a me, i miei figli, i nipoti. Li voglio vedere da adulti i miei nipoti. Voglio assistere al loro futuro. E allora, per quanto male faccia vivere con questo vuoto accanto, devo guardare avanti, per quanto posso. Così ecco la ragione del mio eremo marittimo: fare l’inventario di quello che rimane dopo un’esistenza passata a lavorare, a far soldi. Ora mi fermo e voglio capire cosa ho guadagnato e cosa ho perso. E lo devo fare da solo.

   Oggi Silvia mi ha scritto incavolata nera perché ha trovato il telefono staccato. L’ho spento perché volevo stare davvero solo e temevo una sua chiamata con le solite benedette raccomandazioni. Mia figlia mi fa da madre amico mio, che segno sarà?

   Ora ti lascio che le voglio scrivere due righe. Poi magari la chiamo, quando si sarà calmata. Non ho voglia di ramanzine telefoniche.

Stai bene Matteo, a domani

Giovanni

Silvietta cara,

ho semplicemente lasciato il telefono a casa e ho passato la giornata in spiaggia. Abbi pazienza col tuo anziano padre. Dopo ti chiamo, ma prima calmati, ok? A dopo tesoro.

Babbo

 

 

 


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