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Il maschio dell’opera

Da Flavialtomonte

È il periodo delle conserve, specialmente di bozze che rileggo e chiamo in causa.

 

Sai qual’è il problema Mit? Questo posto ci rende tutti uguali. Dobbiamo cercare una soluzione al più presto, come abbiamo sempre fatto, e in questo, lo sai bene, siamo ricercatori professionisti. Non meriti di trascorrere il resto delle tue giornate in questo luogo.

In quel momento, tra le corde vocali di Jean, c’era una strettoia, la voce cominciò a grattarle.

Hai provato a sporgerti, Mit, hai visto che non c’era pericolo e sei rimasto a guardare la notte annerirsi. Hai visto com’è semplice? Non hai avuto bisogno di me, e questo lo capisco.
Sono cose che tardano o, ci mettono un po’ ad esser cose, perché alla fine forse, non esiste una fine – a tutto, dico! – a partire dalla vita. Parto dalla vita perché è la prima cosa che viene in mente, dal primo giorno di vita, dal primo respiro, la vita come primo esempio dell’esistenza e forse anche l’ultimo.
Esisti Mit, e ne ho le prove.
Non assaggiare i miei discorsi perché significherebbe svestirli della propria saggezza, quindi non as-
saggiare, piuttosto vai a capo, comincia dall’inizio. Ancora una volta. La vita ci prova sempre a conoscerti ma a quanto pare, oggi, non ne vuoi sapere nulla, come la morte non ne vuole sapere niente della vita e viceversa. C’è qualcuno che ce l’ha fatta a soverchiare le cose, io invece, non sono fatta per queste cose, per i soverchi! Lancio le carte in tavola e le metto in regola, e non m’incarto. Giro la prima, poi la seconda, la terza e così via, noto il trucco e prendo il latte detergente che forse dovrebbe funzionare. È da tempo che giro. Giro le carte, le parole e la vita, giro me stessa, dall’altra parte, per non apparire mal educata, per non dare le spalle, è preferibile il volto e allora volto il volto, e capisco dov’è l’imbroglio. 
Sono cose che tardano o, ci mettono un po’ ad esser cose. Cerco l’interruttore dei discorsi e so che non lo troverò fin quando non smetterò di pensare e così ripeto l’operazione un paio di volte, anestetizzo, addormento e, opero. Opero, ma tu Mit, non guardarmi.

 


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