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Il Ministero chiede a Zedda

Creato il 09 maggio 2012 da Nonzittitelarte

Il Ministero chiede a ZeddaCultura a Cagliari, la crisi del Lirico lo dimostra: non è tempo né di bandi né di piani, ma di scelte politiche rapide e responsabili. Ma il sindaco Zedda lo ha capito?

La saggezza popolare ci avverte che talvolta “il meglio è il nemico del bene”. E basta guardare alla situazione della cultura a Cagliari per rendersene conto. Non voglio essere equivocato, per cui non userò giri di parole.

In una crisi durissima come quella che stiamo attraversando non è tempo né di bandi né di piani ma di scelte politiche rapide e responsabili, che devono essere attuate grazie a un progetto in scala uno ad uno che aiuti tutte le realtà produttive (cioè quelle che danno posti di lavoro) ad affrontare la crisi. Lo dico da tempo (“Prepararsi all’impatto! Arriva la crisi e la Regione taglia brutalmente la cultura e lo spettacolo. E la Giunta Zedda che fa? Ascoltare non basta più” del 3 dicembre 2011, e “Dalla fine del Teatro dell’Arco un monito per la Giunta Zedda: la politica dei bandi per gli spazi culturali rischia di provocare un disastro!” dello scorso 3 marzo) e oggi lo voglio ripetere con maggiore chiarezza.

Ciò che sta avvenendo al Teatro Lirico di Cagliari è esemplare: come ci avverte l’Unione Sarda di oggi, il Ministero ha chiesto come mai il nuovo nuovo sovrintendente non è stato nominato contestualmente con le dimissioni di Di Benedetto, e ora sollecita una nomina in tempi rapidissimi (una settimana addirittura). Quindi, mentre da Roma partiva la lettera, la giunta Zedda si stava invece ancora trastullando con il famoso bando per la nomina del successore del soprintendente, perdendo evidentemente del tempo prezioso. Finito: ora il sindaco deve decidere. Il bando era una bella idea, ma poco attuabile.

La lezione che arriva è chiara: non c’è più tempo da perdere con strade che non portano da nessuna parte. Apprezziamo che il sindaco voglia fare tutto in maniera la più trasparente possibile, però l’emergenza gli impone anche e soprattutto di fare in fretta. Zedda ha il mandato politico e la piena fiducia dei cittadini, e se domani nominerà senza alcun bando il nuovo soprintendente, nessuno si scandalizzerà, anzi. Ma il sindaco sembra invece non volersi prendere mai nessun rischio e nascondersi dietro al dito del “bando”. In questo modo forse fa una bella figura, ma non aiuta il settore a sopravvivere.

La politica deve fare i conti con le contingenze, e la realtà che viviamo oggi è contrassegnata dalla crisi. Che si combatte con decisioni sicuramente condivise e trasparenti ma prese nei tempi giusti: in un ospedale da campo se c’è da fare un’operazione urgente non si perde tempo con analisi che arrivano dopo settimana.

Il Piano Comunale che l’assessore Puggioni ha proposto è a dir poco carente e non affronta nessuna delle emergenze che oggi contraddistinguono il settore della cultura in città: se ne accorgeranno al Comune quando leggeranno tutti i contributi che hanno chiesto alle associazioni e ai gruppi.

Quel Piano è bello e impossibile, e andrebbe subito sostituito con un Piano straordinario che affronti le necessità degli operatori professionistici, sapendo bene che il Comune non ha la bacchetta magica. Ma al tempo stesso in via Roma non possono vivere tra le nuvole.

La situazione sta cambiando di giorno in giorno, e purtroppo in peggio. Nella cultura a Cagliari, dopo un anno di riunioni ed entusiasmi, non si è ancora visto il cambiamento promesso. Serve un cambio di marcia immediato, che tuteli soprattutto i posti di lavoro.

Zedda non deve avere paura di affrontare questa nuova realtà. La crisi oggi è più spaventosa di quando era stato eletto un anno fa. I bandi e le nuove regole (tutte cose sacrosante e legittime) possono essere rimandate a tempi migliori, o comunque affiancate da decisioni in grado di dare risposte subito. Ora bisogna fare in fretta assumendosi le proprie responsabilità politiche, abbandonando l’inutile politica dei bandi che forse tutela il sindaco da qualche rischio di denuncia, ma non risolve assolutamente nulla, anzi. E quello che sta accadendo al Teatro Lirico lo dimostra chiaramente.

Vito Biolchini

 

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