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Il mistero di “Insieme nel buio”: vecchio di 6 anni e ancora piace

Da Marcofre

copertina insieme nel buio e altri due racconti

Ebbene sì: “Insieme nel buio” non rappresenta un capolavoro, nemmeno se lo riscrivessi da zero. E poi non sono Tolstoj. Eppure quei 3 racconti pubblicati nel 2010, continuano a collezionare recensioni. Li spingo poco, perché li considero imperfetti, e via discorrendo. Eppure… Cosa c’è dentro che ancora adesso li rende talmente interessanti da spingere un lettore a lasciare una recensione, nell’Anno Domini 2016? Al momento sono 4 (5, tenendo conto di una recensione su Amazon USA).

Prima di tutto: comunicare!

Come ti ricorderai, io scrivo spesso che una storia non deve essere perfetta. Se da qualche parte leggi “Questo è il romanzo perfetto”, oppure “Ecco i racconti perfetti”, sappi che sei alle prese con un tifoso. Un autore non mira alla perfezione perché sa, o dovrebbe sapere, che non esiste. Il suo scopo è comunicare. Arrivare al lettore con una storia che, come diceva il buon Henry James, deve essere almeno interessante. E io probabilmente, ci sono riuscito: a mia insaputa.
E poi?

Un argomento che piaccia

Un altro elemento che forse fa la sua parte, è l’argomento. Come un recensore ha acutamente notato (e io me ne sono reso conto grazie a lui), sono tre racconti che vertono su 3 poteri: delle forze dell’ordine, della politica, e del potere economico. E le persone sono attratte in maniera irresistibile quando racconti una storia del genere. Soprattutto il primo racconto, è una rappresentazione di come un uomo qualunque, si trovi invischiato in qualcosa di più grande di lui.
Il terzo, mette in campo come il denaro (la differenza di classe, potrei scrivere), sia ben presente nella società d’oggi, ed è capace di scatenare la disperazione più acuta. La consapevolezza non serve a uscirne: è così. Sarà così fino alla fine dei tempi. (Chissà se io la penso così, oppure…).
Il secondo racconto è un esempio di come la politica sia gestione delle apparenze, di come sia necessario salvaguardarle per permettere a un candidato incapace, di vincere le elezioni della provincia di Savona.

Ma… Davvero Savona esiste?

Già, adesso le provincie sono abolite. Ma non importa.
Un altro elemento che piace, che attira, è che sono ambientati a Savona. Alcuni amici e amiche che li hanno letti, hanno dichiarato al sottoscritto, Vostro Onore, dell’effetto bizzarro, di vedere citate vie (Via Torino, via Tripoli, ma anche Cairo Montenotte), dove ci si passa quasi ogni giorno. O che si conoscono.
Eh, Savona.
Quando c’era il servizio militare, ad Albenga c’erano 3 caserme perché lì si svolgeva il C.A.R. (Centro Addestramento Reclute). Per decenni l’economia della piana d’Albenga era sostenuta dall’Esercito Italiano, non solo dalle serre. Quindi se dicevi: “Sono di Savona”, e il tuo interlocutore chiedeva dove si trovasse, ti salvavi dicendo: “Vicino ad Albenga”. Perché di certo lui aveva avuto un amico, un conoscente, un parente che aveva fatto il CAR ad Albenga.
Adesso… Povera Savona. Ha rischiato di perdere Prefettura e Questura (tranquilli: le toglieranno tra qualche anno). Quindi, sì: esiste. Lo garantisco io. Con i miei racconti.

Che cosa è cambiato


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