Il mondo del lavoro necessita di innovazioni

La macchina del LAVORO è in panne e non potrà ripartire se prima non saranno prestate le cure necessarie a ristabilire lo stato di salute. Pensando al lavoro, al momento, si avverte la sensazione di un fenomeno depresso, demotivato e svuotato di valore e credibilità. Pensando alle terapie necessarie viene in mente l’esigenza di un governo capace, buono, giusto e intelligente, cosciente e responsabile nella propria potestà, che si faccia carico, davvero, attraverso leggi, interventi e manovre economiche, della necessità di risolvere il dramma della disoccupazione; pensando alla maggior parte dei lavoratori, però, si avvertono sentimenti poco nobili e spesso desiderio impetuoso di licenziamenti in tronco ad oltranza. Mancanza di stile, sgarbo, scortesia, incompetenza, disservizi, menefreghismo, superficialità, freddezza. Da quando il lavoro ha smesso di essere considerato Valore tende ad essere esercitato come si esercita una costrizione, sbuffando e cercando di “fare” il meno possibile. Da dette considerazioni evince che il malessere che affligge il mondo del lavoro è, forse, solo la manifestazione di un male che si estende in ogni ambito del sociale poiché annidato, ormai, nel fenomeno individuo. D’altra parte, in un sistema sociale malato dove abbonda l’egoismo, il degrado e tutto il peggio che si può immaginare come: abusi, soprusi, illeciti, omissioni e violenza ed altre, come si può pensare che il mondo del lavoro ne sia dispensato? Come si può pensare che un gruppo sociale dove non si sa più essere un buon padre, un buon figlio, un buon individuo, un buon cittadino, un buon partner, un buon educatore, un buon politico, un buon esempio ecc., si possa poi essere un buon lavoratore? Il mondo del lavoro, e l’intero sistema, ha bisogno di innovazioni di base che si sostanziano nei concetti di rieducazione alla vita ed alla civiltà. L’uomo supertecnologico, emancipato, libero e disinibito si è impallato e non funziona più: va resettato.

D.ssa Elisabetta Vellone