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Il Nao di Brown

Creato il 20 novembre 2013 da Eymerich
Nao Brown.Una ragazza anglo-giapponese tra disturbi ossessivi compulsivi, meditazione buddista, giocattoli e la ricerca dell'amore perfetto. Incantevole per gli occhi, il cuore e la mente. Il capolavoro di Glyn Dillon.
Il Nao di Brown
Ci sono volumi che ancora prima di leggerli sai già che ti piaceranno e che con un pò di fortuna, letti al momento giusto, finiranno non solo per piacerti, ma per entrarti dentro irrimediabilmente. Non so spiegarmi, è una sensazione, non sempre ci azzecca, ma la maggior parte delle volte si. Questo è quello che mi è accaduto con il Nao di Brown di Glyn Dillon.
Ho preso questo volumone a Lucca, l'ho tenuto sulla mensola per un pò, guardandolo ogni volta che entravo in camera, fino a quando una sera mi sono deciso a mettermi lì e leggerlo. Una volta iniziato l'ho dovuto finire. L'ho divorato.
Nao Brown è una ragazza anglo-giapponese che soffre di uno strano disturbo ossessivo compulsivo. Dimenticatevi la gente che si lava le mani 700 volte all'ora, dimenticatevi quelli che continuano ad accendere e spegnere la luce. Nao, infatti, soffre di frequenti attacchi di fantasie violente, che solo costanti esercizi di meditazione possono placare. Un bel problema.
La vita di Nao si divide tra un lavoro part-time in un megozio di toys, gestito da Steve, un amico del college, e una scuola buddista dove cerca di apprendere tecniche di meditazione che possano aiutarla con il suo disturbo.
La vita interiore di Nao è in continuo squilibrio. Nonostante cerchi di vivere con la maggior leggerezza possibile, la ragazza, non può fare ameno di continuare ad accusarsi e ad odiarsi per i pensieri violenti di cui è protagonista. Si sente cattiva e ha paura che anche la gente che le sta intorno la pensi così.
Nao è alla ricerca di qualcosa che calmi questo sobbuglio interiore, Nao è spezzata, scissa, sente il bisogno di qualcosa/qualcuno che la completi e le faccia vedere il mondo da una prospettiva diversa. Il disturbo psichico la porta ad un costante manicheismo riflessivo: buono/ cattivo, bianco/ nero. La malattia psichica viene allora riletta alla luce della filosofia orientale. Il disequilibrio, che è causa della maattia, deve in qualche modo riassestarsi. C'è bisogno di una neutralità, che riporti armonia tra mente e corpo.
L'autore si accosta a questi argomenti con un artificio meraviglioso, la storia di Pictor, un vero proprio fumetto dentro il fumetto, insieme alla progressiva descrizione dello svilupparsi dell'esperienza sua buddista di Nao.
La chiave di volta, che avvierà la situazione alla sua quadratura e all'equilibrio tanto cercato, risiede in un singolare personaggio, Gregory, un gigante buono, che quando beve diventa estremamente logorroico e si mette a sproloquiare sui filosofi e i letterati più disparati. Sarà lui l'uomo dei sogni di Nao, colui che le dimostrerà che "le cose non sono sempre bianche o nere. Ma il più delle volte sono marroni".
Il Nao di Brown
Dillon è davvero un maestro nell'affrontare un tema ostico come il disturbo ossessivo-compulsivo con grande leggerezza e profondità. La lettura è scorrevolissima, stratificata, la psiche di Nao ci si apre piano piano, noi ci entriamo e ci immedesimiamo, riusciamo a partecipare dei suoi pensieri, a sentire il suo disagio e la sua frattura.
Si oscilla tra euforia e disperazione, dalle volate in bicicletta con la musica nelle orecchie, alla tensione degli attacchi nervosi di pianto e ossessione.
Ogni atmosfera è un mix di sensazioni e culture. Tutto è pervaso da un alone orientale:  buddismo, cultura zen e quella pop giapponese. Nello stesso tempo abbiamo anche l'inghilterra in sottofondo, con le sue strade, i suoi palazzi e i suoi pub.
Il Nao di Brown
Leggere il Nao di Brown è fare esperienza di un sacco di cose. Sentire rimbombi assordanti e godere di tiepidi silenzi. Fin dall'inizio ci sentiamo dissociati, rotti, ma piano piano cominciamo a ricomporci, a capire come le cose si amalgamo e prendono senso. Quest'opera è un viaggio interiore che si esprime in ogni particolare su carta, in ogni espressione dei protagonisti, in ogni scorcio privato e cittadino.
Una nota particolare la meritano sicuramente i disegni. Gli acquerelli di Dillon sono tra le tavole più impressionanti che io abbia mai visto. Tratti dai contorno scuri, marcati e precisi, campiti con tinte accese, ma delicate. Uno spettacolo visivo, un piacere per gli occhi e per il cuore.
Dillon ha dichiarato di essere influenzato da Moebius e Miyazaki. Questa cifra stilistica si può notare soprattutto nel "fumetto dentro il fumetto"di Pictor, dove Moebius e il maestro giapponese vengono in qualche modo fusi insieme, dando vita ad un piccolo gioiello dentro un'opera già di per se straordinaria.
Per concludere, non posso che consigliare il Nao di Brown a tutti, amanti dei fumetti e non, perchè siamo di fronte ad un'opera di egregia fattura, capace di far vivere un' esperienza emotiva intenssima, senza mai essere pesante pur mantenendo costantemente grande profondità e originalità. Un capolavoro da non perdere.
Il Nao di Brown

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