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Il nome dei gatti, Thomas Stearns Eliot

Creato il 15 luglio 2012 da Firmatorm @firmatorm


E’ una faccenda difficile
mettere il nome ai gatti;
niente che abbia a che vedere, infatti,
con i soliti giochi di fine settimana.
Potete anche pensare a prima vista,
che io sia matto come un cappellaio,
eppure, a conti fatti,
vi assicuro che un gatto
deve avere in lista,
tre nomi differenti.
Prima di tutto quello che in famiglia
potrà essere usato quotidianamente,
un nome come Pietro, Augusto, o come
Alonzo, Clemente;
come Vittorio o Gionata, oppure
Giorgio o Giacomo Vaniglia
tutti nomi sensati per ogni esigenza corrente.
Ma se pensate che abbiano un suono più ameno,
nomi più fantasiosi si possono consigliare:
qualcuno pertinente ai gentiluomini,
altri più adatti invece alle signore:
nomi come Platone o Admeto,
Elettra o Filodemo
tutti nomi sensati a scopo familiare.
Ma io vi dico che un gatto
ha bisogno di un nome che sia particolare,
e peculiare, più dignitoso;
come potrebbe, altrimenti,
mantenere la coda perpendicolare,
mettere in mostra i baffi o sentirsi orgoglioso?
Nomi di questo genere
posso fornirvene un quorum,
nomi come Mustràppola, Tisquàss o Ciprincolta,
nome Babalurina o Mostradorum,
nomi che vanno bene soltanto
a un gatto per volta.
Comunque gira e rigira
manca ancora un nome:
quello che non potete nemmeno indovinare,
né la ricerca umana è in grado di scovare;
ma il gatto lo conosce,
anche se ma lo confessa.
Quando vedete un gatto in profonda meditazione,
la ragione, credetemi, è sempre la stessa:
ha la mente perduta in rapimento ed in contemplazione
del pensiero, del pensiero, del pensiero del suo nome:
del suo ineffabile effabile effineffabile
profondo e inscrutabile unico nome.

 

Thomas Stearns Eliot

 

immagine: ©Merlijn Hoek- flickr.com

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