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Il pagellone azzurro di Londra 2012

Creato il 13 agosto 2012 da Olimpiazzurra Federicomilitello @olimpiazzurra

 

Il pagellone azzurro di Londra 2012

 

Atletica, 5: il bronzo di Fabrizio Donato nel triplo, ciliegina sulla torta di una carriera troppo spesso limitata dagli infortuni, non salva un bilancio deludente. Comparse nella velocità e nel mezzofondo, non riusciamo ad emergere neppure nei concorsi (salti e lanci). Dopo il fattaccio Schwazer, inoltre, è naufragata anche la marcia, settore a noi storicamente favorevole. Se le riforme non saranno immediate e strutturali, l’atletica italiana è destinata a scomparire.

Badminton, 3: due sconfitte nette in due match per Agnese Allegrini. Ci si aspettava qualcosa in più. La 30enne viterbese, tuttavia, per la seconda volta di fila è stata l’unica rappresentante azzurra ad una Olimpiade. Il progetto della Federazione di investire sul vivaio è certamente lungimirante, ma procede a rilento. I risultati dicono che in questo sport siamo lontani anni luce dai vertici planetari.

Beach volley, 7: sembrava l’anno buono per sfatare il tabù olimpico, invece ancora una volta i quarti di finale si sono rivelati fatali. Greta Cicolari e Marta Menegatti fanno ormai parte del gotha internazionale, tuttavia difettano ancora dell’esperienza necessaria in alcuni frangenti che possono valere una carriera. Discorso analogo per Daniele Lupo e Paolo Nicolai. Nei prossimi 4 anni non si potrà che migliorare e forse a Rio 2016 sarà finalmente medaglia.

Canoa slalom, 10: il fuoriclasse Daniele Molmenti non ha deluso le aspettative, conquistando una meritatissima medaglia d’oro. Il 28enne friulano ha realizzato il Grande Slam di questa disciplina, vincendo Olimpiadi, Mondiali, Europei e Coppa del Mondo: nessuno come lui nella storia. Bene anche Clara Giai Pron, grande speranza azzurra per il futuro.

Canoa velocità, 4: solo applausi per Josefa Idem, che ha concluso una carriera irripetibile con un quinto posto di valore. Senza la 48enne italo-tedesca, tuttavia, il movimento si scopre mestamente nudo, senza punte e con lacune difficilmente colmabili nell’arco di qualche stagione. Serve una rifondazione completa.

Canottaggio, 4: la medaglia di Battisti-Sartori nel doppio non salva il bilancio, anzi lo mortifica ulteriormente, perché l’equipaggio vice-campione olimpico ha svolto la preparazione autonomamente presso le Fiamme Gialle, dunque fuori dal giro della Nazionale, dal quale invece sono fuoriusciti equipaggi completamente fuori condizione. La situazione precedente, con gli atleti che lo scorso anno avevano sfiduciato il ct De Capua, lasciava presagire un rendimento non all’altezza della situazione. Serve una rifondazione totale, compreso nel settore dei pesi leggeri, anch’esso uscito con le ossa rotte dall’avventura a cinque cerchi.

Ciclismo su strada, 5: un paio di medaglie sarebbero potute essere alla portata sia nella prova in linea maschile sia in quella femminile. Gli azzurri, purtroppo, non si sono rivelati impeccabili dal punto di vista tattico. Tra gli uomini un talento come Moreno Moser avrebbe fatto comodo, mentre tra le donne si è rivelato delittuoso non marcare come un’ombra la donna da battere Marianne Vos. Buono il quinto posto di Pinotti nella cronometro.

Ciclismo su pista, 3.5: è la media tra l’Olimpiade di Viviani (7) ed il voto che merita la Federazione (0). Non è possibile che l’Italia sia diventata una comparsa in una disciplina che storicamente ci ha riservato grandi soddisfazioni. La qualificazione del solo 23enne veneto la dice lunga su un settore ormai agonizzante e dove non sembra scorgersi alcuna volontà di cambiare la situazione. La Gran Bretagna, grazie al suo strapotere su pista, è diventata una corazzata anche su strada, dove può esporre con orgoglio fenomeni come Cavendish e Wiggins. La pista è propedeutica alla strada, ma nel nostro Paese questo sembra un concetto incomprensibile.

Ginnastica artistica, 7: bilancio migliore rispetto a Pechino 2008, perché è arrivata la medaglia di Matteo Morandi. Un podio lo avrebbero meritato anche Vanessa Ferrari ed Alberto Busnari, tuttavia ancora una volta le giurie si sono rivelate poco amiche della selezione tricolore.

Ginnastica ritmica, 6.5: un bronzo di valore, ma dalle tre volte campionesse del mondo in carica era lecito attendersi qualcosa in più. Questa volta nessun alibi: la Russia ha vinto con pieno merito.

Judo, 7: considerate le premesse, un’Olimpiade superiore alle attese. Un podio è stato conquistato (bronzo per Rosalba Forciniti) e non era affatto scontato. Buoni anche i quinti posti di Elio Verde e Giulia Quintavalle. I Giochi Olimpici, bisogna sottolinearlo, presentano dei tabelloni più agevoli rispetto a Mondiali ed Europei, in quanto ogni nazionale può schierare al massimo un solo atleta. L’Italia ha sfruttato al meglio questa opportunità e si è espressa complessivamente su buoni livelli, anche se la scuola francese e quella giapponese restano di un’altra categoria.

Lotta, 1: al di là della netta eliminazione al primo turno di Daigoro Timoncini, attribuiamo il voto a tutto il quadriennio precedente, nel quale i nostri rappresentanti hanno raccolto sconfitte su sconfitte (quasi sempre al primo turno) in ogni manifestazione internazionale. Un solo atleta qualificato alle Olimpiadi la dice lunga sulla qualità del movimento…

Mountain Bike, 7.5: bellissimo podio per Marco Aurelio Fontana, costruito con anni di fatica e regolarità ad alti livelli. Ora si attende l’esplosione del talento Gerhard Kerschbaumer. Tra le donne, prestazione al di sotto delle attese per Eva Lechner.

Nuoto, 2: Italia superlativa nel Mondiale pre-olimpico e poi disastrosa (e siamo generosi nell’utilizzare questo aggettivo) nell’appuntamento a cinque cerchi. Non è la prima volta che succede, dato che la situazione si era rivelata pressoché analoga anche ad Atene 2004 e Pechino 2008. In questa circostanza, tuttavia, il fallimento è stato completo. Tutti i big, o presunti tali, hanno deluso nettamente le aspettative. Federica Pellegrini ha pagato a caro prezzo i continui cambi di allenatore degli ultimi anni che ne hanno denotato una mancanza di progettualità tecnica. La 24enne di Spinea, inoltre, è sembrata ormai logora dal punto di vista mentale, appagata per i trionfi del passato e non più determinata a reggere la grande pressione che da sempre aleggia intorno a lei. E’ venuto meno anche Fabio Scozzoli, l’uomo dei grandi appuntamenti che ha si è smarrito proprio nell’occasione più importante. Ai limiti del patetico, poi, si sono rivelate le polemiche emerse tra i velocisti: si può vincere o perdere, ma in entrambi i casi bisognerebbe farlo con stile.

Nuoto di fondo, 7: Martina Grimaldi non fallisce mai i grandi appuntamenti, anche se, in tutta onestà, dall’emiliana ci si aspettava anche qualcosa in più del bronzo. Naufragio completo per Valerio Cleri, che ha confermato un declino iniziato già da un paio di stagioni.

Nuoto sincronizzato, 6: settimo posto previsto per Lapi-Perrupato. Da oltre un decennio il livello del nuoto sincronizzato italiano è questo: quando il definitivo salto di qualità?

Pallavolo, 6: il bronzo della nazionale maschile (voto 7) rappresenta il giusto premio per una squadra plasmata in poco più di due anni da Mauro Berruto. Un podio otto anni dopo l’argento di Atene non è un risultato disprezzabile. Brutta figura, invece, per la selezione femminile (voto 5), eliminata ancora una volta ai quarti di finale, questa volta però dalla modesta Corea del Sud. E dire che il potenziale delle azzurre non era mai stato così alto.

Pugilato, 8: tre medaglie testimoniano come l’Italia resti ai vertici internazionali. Mangiacapre costituisce il talento su cui puntare forte in vista di Rio 2016. Quanto accaduto a Roberto Cammarelle, tuttavia, lascia cadere pesanti ombre sulla credibilità di questo sport.

Sollevamento pesi, 4: decubertiniana la partecipazione di Mirco Scarantino, talento su cui si dovrà lavorare razionalmente in ottica futura. Per il resto, la pesistica italiana vive una delle sue peggiori epoche di sempre. In primavera aveva mancato la qualificazione l’eterna promessa Genny Pagliaro. Il problema ci sembra culturale: in questo sport, per emergere, servono sacrifici immani e fame di vittoria, tutte prerogative che non mancano nei Paesi asiatici o dell’Est Europa. Ma i nostri giovani hanno ancora voglia di faticare e dedicare la loro vita ad uno sport che richiede abnegazione assoluta?

Scherma, 9: se non ci fosse la scherma…Sette medaglie complessive, di cui tre d’oro. Il fioretto femminile non fallisce mai, rappresenta una cassaforte a prova di ladro. I colleghi uomini, invece, dopo aver fallito la prova individuale, si sono rifatti con gli interessi nella prova a squadre. Eppure si poteva fare anche meglio. In particolare non ha convinto il settore della spada, dove Paolo Pizzo, da favorito, è uscito ai quarti, mentre Navarria, Fiamingo e Del Carretto hanno mostrato solo una parte del loro grande potenziale. Irene Vecchi a parte, anche la sciabola femminile necessita di profondi rinnovamenti.

Sport Equestri, 6: Valentina Truppa ha pagato lo scotto della prima Olimpiade, ma il futuro è suo. Positive prestazioni nel completo per Vittoria Panizzon e Stefano Brecciaroli: il podio era oggettivamente lontano.

Tennis, 3: una delle più grandi delusioni dei Giochi. Ci si attendeva una medaglia, invece i quarti di finale si sono rivelati insuperabili sia per Errani-Vinci (sfortunate nell’incontrare le imbattibili sorelle Williams) sia per Vinci-Bracciali. Riteniamo in particolare che il doppio misto si sarebbe dovuto preparare meglio durante la stagione proprio in ottica Cinque Cerchi. Sottotono l’avventura di Pennetta e Schiavone, mentre Seppi e Fognini si sono arresi ad avversari superiori.

Tennistavolo, 3.5: due previste eliminazioni precoci per Monfardini e Bobocica. Dopo i fasti di metà anni 2000, siamo tornati a recitare il ruolo di comparse. Il dominio asiatico non rappresenti un alibi: nazionali come la Germania dimostrano che anche l’Europa può ben figurare sulla scena internazionale.

Tiro con l’arco, 9: l’Italia sul trono olimpico della prova a squadre maschile è un risultato  storico. Frangilli, Galiazzo e Nespoli rappresentavano forse la squadra azzurra migliore di sempre e non ha deluso le aspettative. In campo femminile bella avventura per Pia Carmen   Lionetti, giunta fino ai quarti di finale: con il probabile ritiro di Natalia Valeeva, si riparte da lei verso Rio 2016.

Tiro a segno, 10: cosa chiedere di più? Niccolò Campriani ha ottenuto la meritata consacrazione a cinque cerchi con un oro ed un argento. Un fuoriclasse che, appena 25enne, farà ancora a lungo le fortune dello sport italiano. Inaspettata ma straordinaria anche la medaglia d’argento di Luca Tesconi. In generale il livello complessivo della squadra si è rivelato molto alto, come dimostra anche il quinto posto di Giuseppe Giordano nella pistola 50 metri. Peccato per il settore femminile: da Elania Nardelli e Petra Zublasing (fidanzata di Campriani) era lecito attendersi qualcosa in più.

Tiro a volo, 8.5: un settore che non tradisce mai. Jessica Rossi a 20 anni ha già vinto tutto e, con le giuste motivazioni, può dominare la fossa femminile per quasi 2 decenni. Ottimo anche l’argento di Massimo Fabbrizi (trap), giunto a Londra da campione del mondo in carica. Pur senza brillare, promosso anche lo skeet (Lodde e Cainero hanno raggiunto la finale), mentre la grossa delusione è giunta dal double trap. In questo sport, tuttavia, il ricambio generazionale è continuo e diversi giovani talenti sono già in rampa di lancio.

Triathlon, 6: buon decimo posto per Alessandro Fabian, che dovrà progredire molto nella frazione podistica per ambire all’eccellenza di questa disciplina.Una caduta ha messo fuori gioco Anna Maria Mazzetti, mentre non ha brillato Davide Uccellari.

Tuffi, 5: eravamo Cagnotto-dipendenti, dunque il voto ne è una naturale conseguenza. La 27enne bolzanina sembra afflitta da una vera maledizione olimpica, con due quarti posti che profumano di beffe. Forse i giudici, soprattutto nel sincro, hanno influito sul risultato finale, ma è bene sottolineare come Tania non abbia disputato le sue migliori gare in carriera.

Vela, 4.5: un settore che è passato quasi sotto silenzio, ma che ha disputato un’Olimpiade fallimentare. Nessuna medaglia, due soli piazzamenti discreti del 470 (quarti gli uomini, quinte le donne). Questa volta non ha salvato il bilancio l’eterna Alessandra Sensini, così come non si è verificata una sorpresissima simile a quella di Diego Romero nel 2008. Il vivaio velico è molto interessante: riusciremo a portare i nostri giovani ai vertici mondiali?

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OA | Federico Militello


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