La scienza tratta spesso della vita di tutti i giorni e ci spiega per bene i meccanismi che governano le file al supermercato, i segreti fisico-matematici del gioco del calcio, ma anche i motivi per cui la maionese “monta” o “impazzisce”.
La scienza, insomma, entra addirittura in cucina e ha di bello che si mette a fianco del senso comune spesso illuminando anche i cuochi che, come dice Piero Angela, “sono, a modo loro, inventori di reazioni chimiche”.
Utilizzare la cucina e i suoi segreti per presentare e divulgare la scienza è oggi diventato uno sport molto comune. Libri di divulgazione, installazioni negli science centres, programmi alla televisione e alla radio, giochi per ragazzi invitano a scoprire questi segreti, propongono “ricette per divertirsi con la scienza”, “ricette-esperimenti per imparare la scienza e la nutrizione” e persino “laboratori epicurei in cui esplorare la scienza della preparazione dei cibi”.
La presentazione della cucina come scienza non è però qualcosa di nuovo, anzi. Fin dal XVII secolo, la preparazione del cibo e le attività domestiche cominciarono ad essere presentate come abilità tecniche sofisticate e degne di essere conosciute dal punto di vista scientifico. Già Tommaso Garzoni nel 1585 scriveva che i beccari, i macellai, “sono poco differenti dagli Anatomisti, e solamente da loro disgradano in questo, che gli Anatomisti scorticano e smembrano i cadaveri umani e qualche volta tagliano ancora i vivi, ma i beccari sbrannano e disfanno quei delle bestie e animali con molto minor pietà che nell’officina d’Anatomia non si costuma.”
Durante l’Ottocento, l’attenzione alla cucina come scienza diventa un vero e proprio fenomeno e si assisterà, tra la fine del secolo e gli inizi del ’900, a un fiorire di pubblicazioni che promettono di portare la scienza in cucina (rivoluzionandola scientificamente) rimpiazzando “pratiche obsolete e incongruenti così come la scienza aveva fatto per l’alchimia”.
Massimiano Bucchi è docente di sociologia della scienza e comunicazione della scienza presso l’Università degli Studi di Trento e membro del comitato scientifico di Observa Science in Society, un centro di ricerca no profit che si occupa dei rapporti tra scienza e società.
Massimiano Bucchi, Il pollo di Newton. La scienza in cucina, collana Biblioteca della Fenice, Guanda, 2013.