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Il potere delle parole – Il sequestro di Amina

Creato il 08 giugno 2011 da Unarosaverde

Anno 2011. Accendo il mac, mi connetto, scrivo di quello che mi passa per la testa, leggo quello che passa per la testa a tanti altri. Sono d’accordo, dissento. Mi irrito, mi diverto, mi informo, imparo, perdo tempo. La libertà di espressione è impagabile. E’ normale, scontata. Fa parte delle mie giornate. Su questo  mondo, fatto di cavi e impulsi digitali, sono libera.  In Italia, mondo vero, nonostante tutto il suo intrinseco gran casino, sono libera. Facile dimenticare che non sia così in ogni angolo della terra. Eppure la situazione è purtroppo molto diversa.

Seguo da qualche anno il blog della cubana Yoani Sanchez, Generaciòn Y, e le sue peripezie per riuscire a postare. Leggendo le sue parole, ricordo la Cuba di otto anni fa, che ho girato zaino in spalla per tre settimane: un viaggio in un mondo surreale, che Yoani descrive con fredda oggettività. E’ una voce confinata tra le mura dell’oceano, a cui non è permesso viaggiare all’estero, nemmeno per ritirare i riconoscimenti internazionali che le vengono tributati.

Qualche settimana fa, quando hanno cominciato ad apparire più di frequente le notizie sull’instabilità e i tumulti in Siria, sui quotidiani è apparsa la segnalazione dell’esistenza di un altro blog, sempre scritto da una donna. Amina, siriano-statunitense, omosessuale dichiarata in un paese in cui a dirlo si finisce in galera, scrive delle atrocità che stanno succedendo nel suo paese. E’ nascosta, la sua famiglia divisa. Da febbraio il suo blog riceve quasi 500.000 visite. Parla di sé, di politica, di ingiustizie, posta poesie, descrive e denuncia. Il clamore che suscitano le sue parole è talmente alto e pericoloso che l’altro giorno, mentre era fuori casa, è stata sequestrata. Dove sia, cosa le succederà, come continuerà la sua storia al momento non è possibile saperlo. La rete, quella del mondo virtuale libero, si sta mobilitando per lei. Su Facebook, sui social network, sui blog di tutto il mondo, sui giornali appaiono post e gruppi che ne chiedono la liberazione. Si stanno organizzando manifestazioni. Se le parole di una blogger hanno il potere di attirare 500.000 visite in quattro mesi, cosa riusciranno a fare migliaia di post su migliaia di siti? Non lo so, ma ho fiducia che il potere delle parole possa funzionare in entrambi i sensi, in quello che ne ha causato il sequestro e in quello che ne potrà reclamare la liberazione. Questo post è il mio piccolissimo contributo per una persona che ha avuto il coraggio di scrivere: “If we want to live in a free country we must begin by living as though we are already in a free country.” E non ha avuto paura di farlo.


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