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Il “prezzo” del greggio per i lucani

Creato il 18 gennaio 2014 da Makinsud

I ritrovamenti di greggio in Basilicata costituiscono il più grande giacimento petrolifero d’Europa onshore (perforazione a terra) con circa 40 pozzi di produzione attivi in Val d’Agri, alcuni dei quali si trovano a pochi metri da una scuola materna ed uno che sovrasta il municipio di Marsicovetere.

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La cosa più  imbarazzante, oltre che preoccupante e che interessa la tutela della salute dell’intera comunità in Val D’agri, in cui la sottoscritta è nata e vive, è il continuo tira e molla tra chi dice che è tutto a posto e chi invece giura il contrario con prove tecnico – scientifiche alla mano.

La rete di monitoraggio per l’attività estrattiva è stata attivata solo dal 2011 (per stessa ammissione dell’ENI) mentre il petrolio in Basilicata si estrae da 25 anni.

In questi anni sono passati inosservati e/o taciuti tutta una serie di incidenti e anomalie che per l’ENI sono cose che possono capitare:

  • 7 marzo 2002: La fuoriuscita di migliaia di litri di greggio in un bacino naturale per la raccolta di acque piovane
  • 6 giugno del 2002: La nebulizzazione di 500 litri di greggio
  • 4 ottobre del 2002: L’immissione in aria di ingenti quantitativi di gas inquinanti.

Per non parlare delle continue fiammate anomale di cui i pozzi si rendono protagonisti.

La direzione dell’ARPAB (L’Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Basilicata),  viene affidata alll’Ing. Raffaele Vita, dopo un’escalation di arresti. In quasi dieci anni sono finiti in manette l’ex Direttore generale dell’Arpab, il coordinatore provinciale dell’Ente Regionale Ambiente ed  il vicepresidente, tre assessori e un consigliere regionale. Altri otto consiglieri sono stati destinatari di divieto di dimora, mentre sotto inchiesta sono finiti due deputati lucani.

Nel 2002 sono stati indagati un maggiore della Guardia di Finanza, un generale dei servizi segreti (Sisde), imprenditori, banchieri e finanzieri, tutti al centro di inchieste magari diverse ma che avevano in comune il petrolio.

L’Italia con una stima di 1,4 miliardi di barili estratti è il terzo Paese in Europa per quel che riguarda le riserve di petrolio, seguono solo la Norvegia e il Regno Unito. Un dato positivo per un Paese che non è autonomo dal punto di vista degli approvvigionamenti di energia e per i quali dipende dalle importazioni estere.

Ma mi chiedo : i lucani quali diritti hanno? Salviamo le casse dello Stato sacrificando anche l’incolumità e la salute dei cittadini? La lezione in  Campania non ci è bastata? è questo il prezzo da pagare? e solo da parte dei più “deboli”?

Margherita Briamonte

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