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Il primo capitolo del mio Libro

Da Maurizio @bigaramis

Stasera voglio anticiparvi la prima stesura del primo capitolo del mio libro…. attendo i vostri commenti

Capitolo 1

 

Tutto sembrava così facile. La sua facilità era veramente sconvolgente; riuscire a fare quello che non si voleva; quello per cui non si era portati ma che tutti ritenevano giusto. Una vita passata studiare leggi, formule, tecniche, una vita irreale, lontana, ma cosi presente nella tua quotidianità. Non eri convinto, ma lo facevi, perché erano tutti lì a fare il tifo per te. Tutti pronti ad acclamare il nuovo laureato nella famiglia. E ti sentivi contento dei sorrisi degli altri senza accorgerti del disastro cui stavi andando incontro. Un disastro che esploderà solo venti anni dopo; maturato giorno dopo giorno in quella assurda facilità che ti circondava. Eppure lo avevi sempre saputo che quella non era la tua vita, la tua aspirazione; sapevi dall’inizio che le tue peculiarità erano distanti anni luce da quella vita fatta di finte vittorie e da reali sconfitte. Ma sei andato avanti aspettando ogni volta la “pacca” sulla spalla di chi voleva rafforzare l’importanza della scelta fatta.

Nasco in un settembre del 1964, in una borgata romana dove, di certo, non si brillava in cultura e sviluppi professionali. Ma la mia famiglia, contrariamente all’ambiente,  ha voluto per la mia preparazione scolastica sempre il meglio: ossia “dovevo prendere una Laurea”. Questo sin dalla mia nascita è stato il mio unico obiettivo. E non che sia stato un obiettivo sbagliato, anche perché alla fine sono riuscito a farlo diventare risultato, ma il contenuto dei miei studi ha segnato la mia vita fino ad oggi, giorno in cui dopo aver fatto crollare tutto il castello “di carta” edificato, mi sono fermato a riflettere sulla mia vera identità e a riparare a tutti i danni creati agli altri e alla mia persona.

Dopo le scuole dell’obbligo, frequentate tutte, dall’asilo alle medie, nel quartiere di nascita, è sopraggiunta la scelta difficile che ogni studente trova davanti a se: quale strada intraprendere per la propria cultura personale per un futuro sbocco lavorativo? A dire il vero io non ero molto preparato sulla varietà delle scuole di quel periodo, anche perché avevo sempre saputo che avrei frequentato il Liceo Classico, e non chiedetemi perché. Forse perché era stato fatto da una mia cugina che era reputata molto intelligente, o forse perché si riteneva che, visto che era certo che avessi dovuto frequentare l’Università era la scuola più appropriata. Ma non sapevo se potevano esserci state possibilità che avrebbero fatto emergere in modo diverso le mie capacità; io sono passato da voler fare il medico (perché mio zio era medico), a fare l’avvocato, perché tutti sostenevano che avevo una bella chiacchiera; quindi, come poter scegliere se tutti erano già convinti che la mia strada fosse già segnata: “Tu farai il Professionista!!!” E Liceo Classico fu. E questo, credetemi, alla fine è stata una fortuna perché, non vi ho ancora detto una cosa: intorno ai sei anni, si scoprì che ero molto portato per la musica, e, sempre perché le mie cugine studiavano musica, indovinate un po’? ho iniziato a studiare musica anche io. I miei genitori hanno avvicinato un maestro di chitarra che mi ha fatto conoscere e mi ha insegnato le emozioni che si vivono nella musica. Quanto ho imparato in quegli anni sulla sensibilità artistica, sulla forza che un suono sprigiona nella tua mente, insomma sono cresciuto velocemente, e tutt’oggi porto ancora dentro di me questa fantastica forza di emozionare in musica chi mi sta accanto.

Scrivendo però queste prime righe, mi sto accorgendo che la mia vita, già dalle prime battute (per usare un gergo musicale), è stata vissuta su modelli di altri piuttosto che da una vera identità personale. Un piccoletto sbattuto da una parte all’altra tra modelli diversi, lo zio laureato, la cugina liceale, la cugina musicista. Insomma io dovevo essere quello che replicava,  quello che gli altri facevano. Mi viene da pensare se avessi avuto qualche parente, che ne so, fisico nucleare, avrei anche preso due lauree. Ma, scherzi a parte, oggi mi rendo conto di quanto è stato difficile tutto ciò. Mi rendo conto di non avere mai preso nessuna decisione, giusta o sbagliata; ma che altri hanno sempre deciso per me, e lo hanno fatto seguendo  modelli ritenuti più influenti, e hanno riposto in me le speranze di essere addirittura migliore; insomma uno sfacelo. Ricordo un passaggio della mia adolescenza dove, venni a sapere da un compagno delle medie, che esisteva una scuola, il tecnico elettronico, che mi affascinava molto. La tecnologia è stata sempre una mia passione; Andai a casa, e nascondendo il mio timore, dissi che avrei voluto frequentare qual tipo di scuola perché la ritenevo molto interessante; ricordo ancora la reazione. Mio padre non mi ha parlato per una settimana, e alla fina indovinate un po’? Beh sapete poi cosa ho frequentato alle superiori.

Durante gli anni del liceo, la mia crescita è stata normale; iniziavano i primi amori, le prime delusioni, le prime sigarette, insomma tutte quelle esperienze che determinano la vita degli studenti liceali. Studio il greco, il latino, ma rimango affascinato dallo studio della storia e della filosofia. Una folgorazione. Le stesse emozioni che sentivo nella mia musica le ritrovavo nei pensieri dei filosofi, nei passaggi storici che influenzavano la letteratura e l’arte. Ecco la scoperta della mia vita: l’Arte. Un’insegnante, tanto strana quanto brava, riusciva con le sue digressioni, a catturare la mia mente e a catapultarmi nell’opera. Potrei a distanza di anni sostenere la spiegazione del Discobolo ancora oggi. Quella scuola mi piaceva, iniziava a far maturare quella sensibilità che avevo già stimolato con la musica, insomma sentivo crescere in me il desiderio del “gusto del Bello”. Gli anni passavano e si avvicinava la decisione della facoltà da prendere. Non scordate mai il mio obiettivo imposto… FARE IL PROFESSIONISTA! E fare il professionista significava solo due parole; medico o avvocato. Non c’erano altre scelte. Un giorno qualcosa cambiò. Durante gli ultimi anni del liceo, avevo iniziato a dare qualche lezione di chitarra a dei compagni di scuola di mio fratello, e una sera eravamo a cena con i genitori di uno di questi; il padre aveva una laurea in Giurisprudenza e, nella discussione sugli sviluppi professionali disse: “Ma quale Giurisprudenza, ma quale avvocato, se vuoi svoltare nella vita dei fare il commercialista”. Quella frase tuonò in quella stanza come l’inizio del temporale della mia vita. Alla fine del liceo il bravo “modello replicante” indovina un po’ che facoltà prende? Economia e Commercio.

Quanto sono stato “Figlio Modello”. Quanto lo sto pagando tutto questo. Non ho deciso nulla della mia vita. E ovviamente, quando in seguito mi sono trovato a dover prendere delle decisioni, ho sempre avuto seri problemi creando dei veri disastri.

Proseguiamo; prima della fine del liceo, anch’io mi sono preso una bella rivincita. Maurizio è sempre stato visto come lo studente dai bei voti, sempre educato, sempre a posto, osannato da tutti, insomma quasi finto. E indovinate invece cosa è successo? Agli esami di maturità, Maurizio è stato BOCCIATO! Scandalo, disperazione, pianti, scene da film siciliani dove ci si strazia davanti alla salma della nonna. Ebbene sì, l’invincibile Maurizio è caduto sul campo! Non potete immaginare come mi sono sentito. Avevo perso i sorrisi di tutti, quelle approvazioni, sempre cercate, che mi tenevano sereno. Non avevo più nulla. Ero diventato uno come tanti altri. Oggi penso che quello era un segno che invece dovevo cogliere per staccare quel cordone che mi teneva legato. Ma non l’ho capito e ho fatto di tutto per riavere quello che avevo perso. Mi sono immolato al volere della mia famiglia; ho chiesto scusa in tutti i modi possibili, mi sono umiliato, insomma ho calpestato tutto il calpestabile per tornare a quella facciata di finta serenità che avvolgeva la mia vita. Ricordo la frase di mio padre: “Vabbè stavolta è andata ma appena metti piede all’Università, i primi quattro esami voglio quattro 30”. Ed io risposi: “Certo papà ne dubiti”. E da qui nasce la consapevolezza di essermi sempre rifugiato nelle bugie per far modo che il mio interlocutore mi accettasse e mi desse la sua approvazione. Faccio un passo indietro; è vero, ho sempre cercato l’approvazione degli altri, perché così mi è sempre stato indotto a pensare. Occorre sempre comportarsi “bene”, perché chissà poi “la gente cosa pensa”; eccola la frase assassina. Quanti di voi l’hanno sentita dire? Si sono fatti disastri attraverso questo dettato. Ti è trasmessa, sin da piccolo, la paura del giudizio della gente. Il tuo dialogo interiore ogni volta fa prevalere il giudizio peggiore perché “chissà quello che pensa la gente”. La mia famiglia è formata da un padre romano, e da una madre siciliana. Ecco i primi anni della mia vita, li ho vissuti molto frequentando la famiglia di madre. Famiglia patriarcale e con un unico obiettivo: dimostrarsi perfettamente integra nei confronti degli altri. Mio nonno tesseva l’indirizzo politico della famiglia, tutto nel rispetto della regola che nessuno e dico nessuno, avrebbe mai potuto parlar male della famiglia. Conoscete frasi del tipo “i panni sporchi si lavano in famiglia”? ecco la mia famiglia era una ottima lavatrice.  Oggi posso dire alla luce delle esperienze che il risultato di tutto questo è stato: quattro figli che non si parlano e se ne dicono alle spalle di cotte e di crude. Quindi, magari, se si fosse pensato a costruire una famiglia mettendo al centro di tutto il rispetto vero e i valori, tutto ciò non sarebbe successo, e se la gente avesse detto qualcosa…….sti cazzi!!!

Ora, adolescenza passata a costruire il fardello del “giudizio della gente”, a cercare in continuazione l’approvazione in casa, specialmente da un padre che, a causa del suo lavoro, non c’era mai, ha segnato un carattere fragile e impotente alla soluzione dei problemi della vita. Immaginate cosa ne esce  in ambito lavorativo; specialmente in una professione dove hai a che fare con i soldi delle persone. Tu, davanti ad un problema del cliente, tendi solo a rassicurarlo, cercandone l’approvazione, aspettandoti che ti dica “bravo” e poi non riuscire a risolvere il problema e il cliente si trova un danno economico. Preso in giro due volte dalla stessa persona! Moltiplicate tutto questo per il numero di persone che sono passate tra le mie mani e cui ho riservato questo trattamento….un disastro! Ma dovevo capire. Volevo capire cosa succede nella mia testa in questi momenti. Mi sono messo a scrivere cercando di trovare una vera soluzione a tale comportamento.

 



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