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Il ragazzo di Sycamore, Erskine Caldwell

Creato il 11 gennaio 2014 da Serenagobbo @SerenaGobbo

Il ragazzo di Sycamore, Erskine Caldwell

Premetto che la mia versione non ha la copertina qui sopra. Si tratta invece di una edizione Mondadori del 1966, “I libri del Pavone”, copertina rosso mattone. Se ci fosse stata l’immagine di cui sopra, mi sarei posta dei dubbi, prima di iniziarlo.

Se l’ho aperto è perché l’enciclopedia mi diceva che questo Erskine Caldwell (1903-1987) nei suoi romanzi

formula una violenta accusa contro il sistema sociale americano, descrivendo i drammi della miseria, dell’ignoranza e dei contrasti razziali con un realismo crudo e potente, mai disgiunto da un forte senso del grottesco.

Io in questi racconti ho trovato solo il grottesco. I protagonisti delle vicende sono sempre gli stessi, una famiglia della provincia americana, mammà brontolona ma avveduta, papà combinaguai e patito delle gonnelle, bambino che assiste e racconta, negretto che fa da sguattero. Proprio la figura del negretto, che dovrebbe incarnare il contrasto razziale di cui questo autore, a quanto dice l’enciclopedia, si lamenta, è invece una figura che serve per far ridere.
Come quando si prende sempre le colpe delle bugie del padrone, quando finisce sbecchettato dai tarli per evitare che i loro becchi sveglino la famiglia prima dell’alba, o quando si mette a fare da bersaglio alle palle durante la fiera. Non ci ho visto umorismo, qui, che tiene sempre conto dell’umanità del soggetto di cui si (sor)ride.

Certo, certo: è un libro frutto del suo tempo, che pretendo?
Pretendo che le Garzantine, da cui ho preso la biografia di Caldwell, siano più accurate nei propri giudizi, cazzarola!



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