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Il Regno dei “Frullati”

Creato il 16 marzo 2012 da Lamagadioz

Il Regno dei “Frullati”

….e la Maga tornò dal regno dei Morti. No, anzi. Dal Regno dei Frullati.

Non pensate a un Regno dove si bevono e gustano frullati ma dove a essere frullate sono le persone. E hanno la tipica espressione qui sopra riportata  :-)

O almeno io mi sento così. Ho esattamente quella faccia in questo momento. L’ultima volta vi ho detto che ero un po’ stanca, adesso ho superato il concetto della stanchezza e sono entrata in una nuova dimensione, dove il concetto di stanchezza è superato perchè come mi sento non riesco davvero a descrivervelo. Mi sento come in un frullatore. Come una mela che entra nel frullatore intera e ne esce come ben possiamo immaginarci. Milano è un frullatore. Ma non di quei modelli vecchi di una volta, è un minipimer con la supercazzola. E non dite che sono solo io, perchè tutti i “non milanesi” che sto incontrando mi confermano tutti la stessa cosa.

Quando inizio a parlare con loro di questa sensazione di “frullata costante”, sgranano gli occhi e fanno si con la testa, senza farsi accorgere dai milanesi che ci circondano per non fare brutta figura. A me non frega un cippo, che mi sentano pure. Io discuto con il mio ragazzo milanese doc ogni giorno perchè sono stanca e per lui la stanchezza è un concetto che non esiste.

Il milanese non è mai stanco. Se la giornata al lavoro è stata dura, lui ti dice che “è stata lunga, un po’ pesante”. Se ha corso 20 chilomentri in salita lui non ti dice che  è stanco, ma solo che “gli fanno un po’ male le gambe”. Se ha viaggiato tutto il giorno in metro e treno lui non ti dice che è esaurito e pronto a sganciare una bomba nuclerare come direi io, ma solo” che il viaggio a volte può essere stressante”. Il milanese se lo butti nel frullatore ne esce più sano di quando ci è entrato. Deve essere immune. Fa parte di una nuova razza oppure sono io che sono un essere inferiore.

Io e tutti quei “non milanesi” che sotto sotto sono stremati, ma guai a dirlo in giro.

E poi è bello dopo una giornata passata nel frullatore, tornare a casa, provare a rilassarsi e sentire la vocina lombarda della mia dolce metà che dalle scale mi sussura: “amore, ma l’aspirapovere l’hai passata? La lavatrice l’hai fatta partire?”. E io che lo guardo e vorrei dirgli che adesso la passo su di lui l’aspirapolvere e dentro la lavatrice ce lo faccio andare con centrifuga a 2000 giri, ma gli rispondo che no, non ho avuto tempo e che sono stanca….

Stanca!!! Se lo insultavo se la prendeva di meno!!

Ormai non posso più usare questo termine. Allora me ne invento altri.

Tipo quando ci sentiamo o ci vediamo e mi chiede come stai, quindi di solito verso fine giornata, quando il frullatore sta per sputarmi in casa, a pezzi e smaciullata, io raccolgo quel minimo di contegno che l’urbano minipimer mi ha lasciato e gli dico: “Mah, dai, tutto sommato bene” e nel dirlo mi accascio sul divano e rimango in posizione immobile per i successivi 30 minuti.

Lui mi decanta la sua giornata, sveglia alle sette, dieci ore di riunioni continue e ora quasi quasi va a correre per passare il tempo. Io, con la voce rimasta, gli racconto la mia: sveglia alle sette, trasporto su abominevoli  mezzi milanesi, otto ore di ufficio e un’altra ora di abominevoli mezzi milanesi per tornare a casa e vorrei dirgli che sono esausta ma opto per un neutro: “Finalmente sono a casa!”.

Mia madre quando è venuta a trovarmi a Milano ha passato più tempo in metro che in piazza Duomo. Era scioccata. A un certo punto saliamo sull’ennesima metro per tornare verso casa e le chiedo: “Come ti sembra Milano, mamy?” E lei con gli occhi a palla e la faccia arrossata fa per dirmi: “Milano ti risucchia” e nel dirlo un pirla entra e la strattona dentro il vagone. Per l’appunto.

Poi la metro di Milano è incredibile. I personaggi più strani li vedi in metropolitana, per non parlare dell’”eau de cesse” che trasudano questi figuri….ma questi esseri lo sanno che l’acqua combinata al sapone può dare risultati straordinari?  Io penso di no.

E per non parlare della ressa che tenta l’assalto alla carovana quando si aprono le porte e il controllore che si sgola al megafono ” fate scendere prima di salire!!!”…pirla, aggiungerei io! Roba che neanche all’asilo!

Milano è un vortice continuo, un minipimer impazzito. I “non milanesi” mi dicono, sempre sottovoce, che uno prima o poi si abitua a questi ritmi, ma me lo dicono con un filo di voce e gli occhi abbassati, quindi io non ci credo molto. Forse bisogna nascerci qui per non sentire il frullatore…

Mi ci abituerò mai? Ai posteri l’inutile sentenza

La Maga stan….ehm


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