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Il ritratto di Dorian Gray (Wilde)

Creato il 07 dicembre 2015 da Athenae Noctua @AthenaeNoctua
«Quant'è bella giovinezza / che si fugge tuttavia...» Il trascorrere del tempo, l'assalto alla bellezza, l'incombere della consunzione e della morte hanno tormentato gli esseri umani di ogni tempo. La consapevolezza di essere piccoli e insignificanti, vittime di forze esterne fuori controllo, è un sentimento che ha generato sfoghi titanici e ripiegamenti malinconici, ma anche un tema di grande successo letterario: quello del patto col diavolo.  Il ritratto di Dorian Gray (Wilde)Con Il ritratto di Dorian Gray (1890), Oscar Wilde ne ha dato certo la prova più originale, uscendo dalla dialettica fra un Faust e un demonio pronto a comprare la sua anima e trasformando questo topos in un manifesto dell'Estetismo, quella tendenza insita nel Decadentismo che inneggia alla trasformazione della vita in un'opera d'arte, con il trionfo assoluto dei valori della bellezza, della raffinatezza e di un lusso guadagnati a costo di abbracciare un'esistenza immorale ed egoista, perché nessun compromesso è possibile per il cultore di sé, dio di fronte allo specchio.
Dorian Gray è il perfetto esempio dell'esteta vittima del proprio fascino. Viene avviato giovanissimo all'amore per le arti e la bellezza, riconoscendo il proprio fascino nel ritratto realizzato da Bazil Hallward, a sua volta ammiratore della grazia intonsa del ragazzo. Ben presto, però, Dorian diviene adepto della vita dissoluta e cinica di lord Henry Wotton, che lo esorta a godere pienamente della giovinezza, a fuggire l'amore come ciò che indebolisce lo spirito e a non nutrire alcuna forma di compassione. Per Dorian inizia una vita nuova, fatta di perfidia, immoralità, abbandono al piacere dei sensi e allo stordimento del pensiero, per arrivare al delitto. Da di questo abbruttimento e del passare degli anni Dorian non reca alcun segno, perché, inconsapevolmente, ha siglato un patto diabolico col suo stesso ritratto: di fronte alla disarmante bellezza dell'opera di Bazil, come un novello Narciso, Dorian si innamora di sé e cade preda del terrore di perdere i doni della giovinezza, esprimendo il desiderio che sia la tela ad invecchiare e logorarsi al posto suo. Occorre ben poco perché egli si renda conto che il suo impronunciabile voto si è avverato, rendendolo un essere fisicamente incorruttibile ma moralmente avvizzito.
Come Andrea Sperelli, protagonista de Il Piacere di Gabriele d'Annunzio, pubblicato solo l'anno precedente, anche Dorian si vota ad una vita senza compromessi, in cui i sentimenti autentici sono avvertiti come debolezza e sono ammesse soltanto passioni sfrenate, eccessi e avventure accettabili solo a patto di rifiutare scrupoli di coscienza o cedimenti alla pietà: la regola seguita da Henry e trasmessa a Dorian è quella di essere padroni di sé e vivere la bellezza della gioventù e di una breve esistenza godendone pienamente, come si gode dell'esplosione della musica, della perfezione di una scultura, del languore del tratto di un pennello. Qualsiasi incertezza, anche la minima tentazione di compassione o rimorso, anche il solo dubbio sulle conseguenze di una determinata scelta incrinano e distruggono in una cancrena la perfezione e il tempio dell'arte, come accade alla povera Sybil Vane, che, da luminosa interprete shakespeariana in un teatrino sordido, diventa un'attricetta senza talento non appena la invade l'amore sincero e ingenuo per Dorian.
Ma, proprio come Sperelli, anche Dorian non sa essere immorale fino in fondo, perché quanto più si innamora della sua bellezza, tanto più lo tormenta la corruzione della propria anima.
 

Il ritratto di Dorian Gray (Wilde)

Oscar Wilde (1854-1900)

 Il capolavoro narrativo di Wilde è dunque una profonda riflessione non solo sulla brevità dell'esistenza umana, sull'incombere della vecchiaia e la dissoluzione della bellezza ma anche sul significato stesso dell'Estetismo: Il ritratto di Dorian Gray evidenzia il carattere effimero del sogno decadente, contrapponendo al valore senza tempo dell'etica quello dell'estetica, l'apparenza all'essenza. Lo fa dialogando indirettamente con Il Piacere e direttamente con l'altro caposaldo dell'Estetismo, Controcorrente di Joris Karl Huysmans (di cui vengono citati i contenuti, pur senza l'esplicita menzione del romanzo del 1881), anche se, rispetto alla vicenda di quest'ultimo, si sottolinea la portata sociale del movimento, con le conseguenze che una vita immorale come quella scelta da Dorian ed Henry ha sugli individui che si relazionano con l'esteta.Il ritratto di Dorian Gray è però molto più scorrevole e scarno rispetto ai suoi fratelli continentali: la vicenda non è costellata di orpelli e filosofia, anzi, molto spesso procede rapidamente in dialoghi quasi aforistici; fa eccezione un unico capitolo in cui Wilde, affascinato dalla casa-museo del Jean Des Esseintes di Controcorrente, si sofferma sulle stoffe, le gemme e gli altri ornamenti della dimora di Dorian.
Il romanzo, cui sono tornata con grande soddisfazione dopo anni dalla prima lettura e dallo studio in lingua, mi ha riportato alle inimitabili atmosfere decadenti e al miraggio di un mondo dominato dalla ricerca della bellezza nella piena consapevolezza del suo essere, come ogni essere vivente, destinata ad un inesorabile logoramento.
Com’è tragico! Io diventerò vecchio, brutto, ripugnante. E questa immagine rimarrà sempre giovane. Giovane quale io sono in questa giornata di giugno. Oh, se si potesse realizzare il contrario! Se io potessi rimanere sempre giovane, e il ritratto diventasse vecchio! Per questo, per questo darei qualunque cosa! Darei la cosa più preziosa del mondo! Darei anche la mia anima per questo!
C.M.Articolo originale di Athenae Noctua. Non è consentito ripubblicare, anche solo in parte, questo articolo senza il consenso del suo autore e senza citare la fonte.

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