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Il salone del libro usato

Creato il 09 dicembre 2012 da Martinaframmartino

Il salone del libro usatoCome già l’anno scorso, due giorni fa sono andata al Salone del libro usato di Milano, salone che si chiude oggi. Per informazioni il suo sito si trova qui: www.salonelibrousato.com.

Fra gli espositori c’era preoccupazione, al momento sembra che questo sarà l’ultimo salone, e sarebbe un vero peccato. Per loro che vendono e per noi che acquistiamo. C’è chi cerca libri a prezzi d’occasione e chi cerca libri introvabili, ma siamo davvero in tanti ad aggirarci fra quelle file di tavoli ricolme di libri in attesa di trovare qualcosa che ci convinca a separarci dai nostri soldi.

Quest’anno io me la sono cavata con poco, ma sono soddisfatta ugualmente. L’anno scorso avevo speso 10,00 € per un libro d’arte che quasi certamente non leggerò mai – e lo sapevo fin dal momento dell’acquisto, ma la spesa valeva per la qualità delle immagini, e poi mai dire mai sulla non lettura di un testo – 15,00 € per l’edizione Mondadori dell’Occhio del Mondo di Robert Jordan, che già possedevo in edizione Fanucci – no, gli altri non li compro, li ho visti a 25,00-30,00 €, e quelle non sono cifre che spendo per libri che già possiedo (pure in inglese) – e 120,00 € per le due trilogie di Eléne e Mallorean di David Eddings. Le trilogie le avevo già lette prendendole in biblioteca ma le volevo avere, e 20,00 € a volume, la cifra di un rilegato nuovo, non mi è sembrata eccessiva. Polgara la maga a 120,00 € può rimanere lì dov’è, se proprio mi voglio togliere la voglia la compro in inglese.

Quest’anno ho speso 5,00 € per l’edizione rilegata di La pietra del vecchio pescatore di Pat O’Shea, anche questo libro già letto prendendolo in biblioteca. Tea ne ha fatta l’edizione economica e io ho continuato a pensare “ora lo prendo, ora lo prendo” finché l’editore non lo ha esaurito e il libro è diventato introvabile. All’epoca della lettura lo avevo adorato, aveva un sapore così diverso dai fantasy che avevo letto in precedenza con quell’atmosfera gaelica, il riferimento a figure mitologiche come la Morrigan che ancora non conoscevo, le illustrazioni che indicavano chiaramente che si trattava di un libro per bambini ma fungevano da perfetto complemento al testo, e il testo stesso che pur essendo per lettori giovani è tutt’altro che banale… Una lettura piacevolissima, che conto di proporre alle mie bimbe fra qualche anno. E con Pat mi sento pure in colpa perché quando ho realizzato un articolo su libri e autori del decennio 2000-2009 per Effemme 3 me la sono dimenticata. Una delle sezioni riguardava gli autori morti in quell’arco di tempo, e i nomi di Robert Jordan, David e Leigh Eddings e David Gemmell mi erano venuti subito in mente. Marion Zimmer Bradley era morta da troppo tempo per rientrare nel discorso, gli altri nomi li ho cercati, ma Patricia Mary Shiels O’Shea è rimasta fuori semplicemente per un mio errore che ho notato troppo tardi per poterlo correggere. Bene, se trovate La pietra del vecchio pescatore leggetelo perché secondo la Martina di vent’anni fa ne valeva la pena. Quando lo rileggerò scoprirò se sarò ancora della stessa opinione, dettaglio tutt’altro che certo.

Quando ho riletto Jolanda, la figlia del Corsaro Nero di Emilio Salgari per poter scrivere un articolo per Effemme 4 sono rimasta delusa, ma ho cercato di riportare nell’articolo le mie emozioni di bambina visto che alla prima lettura dovevo avere 9 o 10 anni. E quando ho riletto Il giglio nero di Marion Zimmer Bradley, Julian May e Andre Norton, solo un paio d’anni dopo la prima lettura, credo nello stesso periodo in cui ho letto il romanzo della O’Shea, sono rimasta delusa. A volte rileggere arricchisce un’opera, a volte le fa perdere quell’aura di magia che aveva la prima volta.

Il salone del libro usatoIl secondo acquisto è stato ancora più economico, 3,00 € solamente, ma da solo vale le ore spese al salone. Si tratta del numero 34 della rivista Robot datata gennaio 1979 che per l’occasione si intitolava Canzoni d’ombre e di stelle ed è costituita quasi integralmente dalla traduzione dell’antologia Songs of Stars and Shadows pubblicata da George R.R. Martin nel 1977. Era la sua seconda antologia personale, dopo che nel 1971 aveva iniziato a pubblicare racconti sulle riviste.

Noto la curiosa inversione nel titolo italiano, con le ombre messe prima delle stelle. Forse una chiusura con le ombre sembrava troppo cupa, mentre una visione delle stelle è più ottimistica, oltre che più fantascientifica. Ma sono io che speculo troppo o era meglio il titolo originale? In Martin l’ombra è sempre importantissima, i suoi personaggi sono tormentati da ombre enormi e raramente riescono a liberarsene. Le stelle ci sono, ma sono fredde e distanti e tutto quello che ci rimane è il confronto, spesso perdente, con il nostro doppio.

La presentazione, firmata dallo stesso Martin, contiene una frase molto interessante:

“Di tanto in tanto i critici hanno sostenuto che i miei temi favoriti sono l’amore e la solitudine. Ciò dimostra quanto capiscono i critici. L’amore e la solitudine possono essere tra i miei temi favoriti, ma l’elemento più importante in assoluto è sempre stata l’accanita ricerca e distruzione della fantasia da parte della realtà”.

La frase risale a 35 anni fa, e quindi lo scrittore può aver cambiato idea o impostazione delle storie, però… la prima immagine che viene in mente è quella di Sansa Stark, le cui fantasie di nobili ed eroici cavalieri e di un bellissimo e galante principe follemente innamorato di lei con cui coronare il suo sogno d’amore sono destinate a infrangersi duramente. Ma se vogliamo guardare bene ci sono le fantasie dei lettori sugli eroi senza macchia e senza paura, sui nobili lord, le raffinate dame e i saloni nei quali i cani non razzolano mai sotto i tavoli nel bel mezzo dei banchetti ufficiali… Ecco, Martin con la sua ricostruzione della realtà quotidiana, pur nella finzione dei fatti, sta dando duri colpi alle nostre fantasie romantiche di un’epoca sulla quale possiamo fantasticare finché ci pare ma nella quale non vorremmo mai vivere davvero. Togliamoci l’acqua calda, o anche l’acqua corrente di casa, e poi vediamo quanto ci divertiamo. E la lavatrice dove la vogliamo mettere? E quella cosa che si chiama frigorifero e che ci consente di evitare di mangiare cibo pesantemente speziato per evitare di sentire quel lieve sapore di putrefazione della carne non ben conservata? Il Medioevo, vero o finto che sia, se ne sta bene nel passato, che io alle mie comodità ci tengo. Però posso leggerne e divertirmi parecchio.

Bene, la rivista contiene la Presentazione, Torre di ceneri (ce l’avevo già nell’antologia Le torri di cenere), Patrick Henry, Jupiter e la piccola astronave rosso mattone, Gli uomini della Greywater Station, I canti solitari di Laren Dorr (vedi sopra, racconto che adoro), La notte dei Vampiri, L’inseguimento, Squadra notturna, «…per un altro ieri», E sette volte non uccidere l’uomo (vedi sopra), un’analisi sui racconti di Martin intitolata La caduta dei sogni firmata da Giuseppe Caimmi, uno sguardo sul Panorama internazionale firmato da Giuseppe Lippi e le Fantalettere

Un’introduzione e sei racconti che non conoscevo, oltre ad altri tre che già avevo e a un breve saggio? Davvero tre euro spesi bene, sono 50 centesimi a racconto più altre cose minori e questo mi fa pensare a quando Martin vendeva i suoi primi racconti ai compagni di classe per un nichelino, includendo nel prezzo anche una lettura drammatizzata.

Il salone del libro usatoOvviamente ho continuato a vagare fra le bancarelle incrociando casualmente un vecchio barrierista, Mko e lustrandomi gli occhi su un volume che valeva tutti i 150,00 € che mi hanno chiesto, il Rip Van Winkle illustrato da Arthur Rackham. Sapevo prima di chiedere il prezzo che non lo avrei comprato, la mia è stata solo una curiosità, ma perle se ne trovano davvero per tutti i gusti. Speriamo che il Salone ci sia anche l’anno prossimo.



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