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Il Triangolo, per chi ha sciupato dei dischi in vinile.

Creato il 08 ottobre 2012 da Ilovegreen @ilovegreen_blog

Il Triangolo, per chi ha sciupato dei dischi in vinile.Qualcuno li accomuna ai Baustelle, qualcun’altro a Celentano e De Andrè. Poco importa, perché Il Triangolo ha dimostrato di avere verve, ma soprattutto personalità.
La band arriva da Luino, paese sulle rive del Lago Maggiore, ma da aprile gira ininterrottamente l’Italia per promuovere il proprio disco, Tutte le canzoni, pubblicato dalla Ghost Records.
Le loro sonorità ammiccano agli anni Sessanta, i loro testi rivelano le varie declinazioni dell’amore. Questo potrebbe farli giudicare eccessivamente retrò, ed invece è proprio quello che li distingue dai gruppi della loro (e della nostra) generazione. In un panorama musicale dove quasi non si parla d’altro che della crisi, del precariato e dei senza talento, i testi de Il Triangolo ci traggono in salvo, regalandoci emozioni. Dunque ben venga l’atmosfera spaghetti western di Johnny o il gusto squisitamente yé-yé de La Primavera. D’altronde, lasciando parlare i loro testi, “in un mondo che muore Battisti ci salverà”.
Una buona dose d’ironia, accordi semplici, cantautorato doc per sfuggire da un presente che non ci piace e rifugiarci, per almeno 34 minuti, in un passato confortante ed accogliente.

Il Triangolo, per chi ha sciupato dei dischi in vinile.

Marco Ulcigrai, voce e chitarra de Il Triangolo, ha accettato di rispondere ad alcune delle nostre domande.
Suonate da diversi anni, ma l’uscita di Tutte le canzoni vi ha fatto conquistare notorietà, ed è da aprile che girate l’Italia con il vostro tour. Quanto è cambiata la vostra vita?
Il triangolo esiste da circa due anni, ma la nostra vita non è cambiata in maniera radicale, le nostre abitudini sono sempre le stesse con la differenza che ora riusciamo a fare più spesso ciò che ci diverte e allo stesso tempo ci realizza più di qualsiasi altra cosa, ovvero suonare dal vivo girando l’Italia. Ci piace pensare che quest’anno rappresenti solo l’inizio del nostro progetto e ci stiamo impegnando perché la cosa cresca sempre di più.
In Giurami cantate “giurami che rimarremo sempre giovani”. Paura di crescere o voglia di mantenere vivi sogni e speranze?
Direi la seconda, questa frase vuole dare importanza ad un periodo della nostra vita che ci sta dando tante soddisfazioni, e far sì che questo rimanga sempre impresso nei nostri cuori e nella nostra testa.
Le vostre canzoni raccontano le diverse sfaccettature e inclinazioni dell’amore. Quale lato di questo sentimento sentite maggiormente vostro?
Le canzoni trattano più che altro il lato romantico e adolescenziale dell’amore, che ritengo essere uno degli aspetti più poetici. Chiaramente non rispecchiano pienamente il nostro modo di vedere questo sentimento, ma in generale siamo dei romantici.
Per la nostra generazione è facile ritrovarsi in quello che scrivete. Come nascono i vostri testi?
I nostri testi nascono da un miscuglio di tutto ciò che leggiamo, che guardiamo, che ascoltiamo e che viviamo; spesso vogliono raccontare delle vere e proprie storie mentre altre volte parlano di sentimenti e situazioni che chiunque può aver vissuto. Sicuramente risentono del fascino che proviamo per un determinato periodo storico e per un certo modo di usare le parole un po’ “antico”, infatti piacciono anche a mia nonna.
In un Paese dove la parola maggiormente pronunciata è “crisi”, e in un contesto come quello della musica indipendente, dove i soldi sono pochi e la concorrenza tanta, ragazzi della vostra età possono permettersi di vivere della propria musica?
Non ci possiamo ancora permettere di vivere di musica, ormai i dischi non si vendono quasi più e la fonte di sostentamento di una band è quasi unicamente il live. Per adesso cerchiamo di gestire contemporaneamente musica, studio e lavoro.
Un’ultima domanda. Non bisogna davvero aver nessuna pietà per quelli che odiano gli anni Sessanta?
Se sono vostri amici o parenti potete al massimo avere un po’ di compassione.


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