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Il viaggio emozionante di Hungry Hearts, la recensione

Creato il 01 settembre 2014 da Oggialcinemanet @oggialcinema

Hungry Hearts: due cuori affamati e un amore disperato e sconvolgente

Molti applausi e qualche fischio per il nuovo attesissimo film di Saverio Costanzo, Hungry Hearts, che ha diviso la critica ed il pubblico a causa del delicato argomento trattato. Jude e Mina, lui americano, lei italiana, hanno un primo incontro casuale, movimentato e decisamente imbarazzante. Da quel momento non si separano più, si innamorano follemente e cominciano a progettare la propria vita insieme. Dopo il matrimonio arriva subito una gravidanza, che crea tra loro un progressivo e tragico allontanamento. Il parto costituisce infatti un trauma per Mina, convintasi del fatto che il suo sia un bambino indaco, ossia una creatura speciale venuta al mondo per imprimere un cambiamento.

La maternità la cambia, la rende più cupa e ossessionata dall’igiene alimentazione del neonato, che il più delle volte si rifiuta di nutrire. Jude sarà così combattuto tra l’amore per la donna della sua vita e il desiderio di lottare per la sopravvivenza di suo figlio. Per saperne di più vi toccherà aspettare l’uscita del film che, a quanto sappiamo, non uscirà prima di Gennaio, o acquistare Il Bambino Indaco, ovvero il meraviglioso libro di Marco Franzoso da cui è tratto il film. Hungry Hearts ne rispetta in linea di massima la trama, cambiandone la struttura narrativa (che nel libro procede per flashback e flashforward) e l’ambientazione (il film è infatti ambientato a New York).

Hungry Hearts

Non sarà bello né logico come il libro ma Hungry Hearts di Saverio Costanzo è uno di quei film che non ti togli dalla testa per giorni. Alba Rohrwacher è una Mina vulnerabile, lucida nelle sue folli paranoie ma anche dolce e capace di grandi gesti d’amore. Al suo fianco vi è l’astro nascente del nuovo cinema americano, Adam Driver (Girls) che interpreta un Jude tenero e comprensivo ma anche spaventato e aggressivo. Una coppia perfetta, in grande sintonia, che sembra fatta per stare insieme. Un film delicato, che tratta il disagio di Mina e la sua problematica maternità in modo delicato, attento e rispettoso. Non emette giudizi Costanzo che lascia che sia lo spettatore a farsi un’idea di ciò che sta accadendo.

Una volta tanto non c’è spazio per il semplicismo, la banalità e i messaggi, tanto cari alle menti più chiuse, pigre o abbiette. Mina non è una folle, è una donna intelligente e per questo sensibile, una donna affamata d’amore e di vita, che non riesce a gestire un amore così grande come quello per Jude e suo figlio insieme. D’altronde al loro matrimonio Jude si lancia in un’indimenticabile performance canora, dedicandole Tu si’ na cosa grande di Domenico Modugno. Riprova che il loro è un grande amore, talmente grande da poter diventare ingestibile, tormentato, malato. Sempre in tema di colonna sonora, Costanzo continua il suo omaggio alla scena musicale degli anni Ottanta, facendo danzare i corpi di Mina e Jude per le trafficate strade newyorkesi sulle note di What a Feeling (storica e adrenalinica soundtrack di Flashdance). Magari talvolta gli stacchi musicali sono eccessivi e tendono ad anticipare il tono della scena successiva, ma nel complesso Hungry Hearts è girato molto bene ed è un viaggio talmente emozionante da non lasciare spazio ad inutili osservazioni sulla logica, la follia e tantomeno alle quisquiglie tecniche.

di Rosa Maiuccaro per Oggialcinema.net


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