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In bilico

Creato il 09 novembre 2011 da Oblioilblog @oblioilblog

In bilico

Probabilmente molti si aspettavano un day after molto più sereno sui mercati. Invece il giorno dopo l’annuncio di dimissioni di Silvio Berlusconi è una debacle che porta l’Italia sull’orlo del baratro. Lo spread è oltre i 550 punti, i BTP rendono più del 7%.

Evidentemente le borse e gli speculatori non hanno gradito la promessa a lungo termine: per l’approvazione del ddl stabilità potrebbe volerci anche un mese, anche se Camera e Senato proveranno ad accelerare il più possibile.

Va sottolineato che le misure non sono all’acqua di rose e avrebbero una ricaduta non indifferente. Sarebbe opportuno mediare e trovare una soluzione che eviti la macelleria sociale, ma non c’è tempo.

Gli analisti internazionali si mettono le mani tra i capelli. Cito Barclays Capital, in un rapporto a firma Pietro Ghezzi e Micheal Gavin: 

L’Italia è matematicamente oltre il punto di non ritorno.

Il vero pericolo per le economie europea e mondiale non è la Grecia, ma l’Italia. I livelli di debito sono diventati insostenibili. Le riforme sono necessarie per infondere fiducia nella capacità italiana di ricevere credito. Eppure, la storia ci insegna che le dinamiche negative che minacciano l’Italia sono in una spirale che è molto difficile interrompere.

Il 5,5% di rendimento per i titoli di stato è la soglia oltre al quale “the game is over”. Gli investitori non hanno la pazienza di aspettare che l’austerità, o le misure per la crescita, abbiano effetto. Gli attacchi speculativi contro i paesi come l’Italia sono incommensurabilmente più forti di qualunque effetto positivo possa scaturire da pacchetti di riforme che tutti percepiscono come ben lungi dall’essere approvati.

Il fondo salva-stati EFSF è un passo nella direzione giusta, ma non basta. Non è una rete sufficiente per proteggere l’Italia dal contagio, e dal cortocircuito finanziario che può travolgere i tentativi di riforma e rilancio dell’economia. I governi stranieri e il Fondo Monetario possono garantire soldi ma non credito. Non riusciamo a vedere altra alternativa: la Banca Centrale Europea deve diventare il prestatore di ultima istanza dei governi europei. Ovvero, essere il garante delle obbligazioni emesse nell’Eurozona.

Da Oltre Manica la vedono nerissima: l’Italia a questo punto non sarebbe più in grado di salvarsi da sola. Quando i buoni del tesoro decennali hanno superato il 7%, Irlanda, Portogallo e Grecia hanno dovuto chiedere l’aiuto della comunità internazionale.

In Italia, la crisi istituzionale si intreccia a doppio filo con quella economica. Servono decisioni subito, non promesse. E potrebbero non bastare.

Fonte: Dagospia


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