C’è un colle che domina Bologna: il colle della Guardia, dove sorge il santuario della Beata Vergine di San Luca. Una speciale devozione riservano i bolognesi a questa Madonna, anche quelli più atei hanno sempre in cuore che forse da lassù qualcuno li guarda e li protegge. All’interno del santuario è conservata un’icona che rappresenta una Madonna nera con il bambino. Secondo la leggenda sarebbe stata dipinta da San Luca, in realtà si tratta di una fantasia, in quanto la datazione dell’icona la fa risalire al XII secolo. Si narra sia stata reperita a Costantinopoli, nella chiesa di Santa Sofia, e che nella parte retrostante del quadro fosse indicato che doveva essere posizionata sul colle della Guardia. Fu consegnata per questo motivo al pellegrino Teocle Kmynia diretto in Italia, affinché ritrovasse il luogo dove volevasi dovesse essere collocata. Racconta la leggenda che il pellegrino si recasse a Roma, ma nessuno sapeva indicargli il luogo che stava cercando e che giunto, fortunosamente, sotto il palazzo dell’ambasciatore bolognese Pascipovero, ottenne finalmente le giuste informazioni e proprio lo stesso ambasciatore lo indirizzò a Bologna e gli consegnò le credenziali necessarie per recarsi al senato e dal vescovo. Così nel 1160, dopo tanto peregrinare, la Madonna venne portata e deposta sul monte seguita da una lunghissima processione. L’abitudine di seguirla in processione, ancora oggi, accomuna molti bolognesi che accompagnano a piedi la Madonna ogni anno quando scende in città e poi risale. Cerimonia che si svolge fin dal lontano 1433, quando durante l’estate violenti nubifragi si abbatterono sulle campagne, tanto da minacciare i raccolti e i fedeli la portarono per la prima volta in processione. Le piogge cessarono e da allora il rito si ripete e l’immagine sacra viene condotta a spalla per tutto il percorso lungo oltre 3 km e mezzo con un dislivello di 250 m. Degno di nota il tragitto che va dalla città al santuario: un porticato lungo oltre tre chilometri, composto da 666 archi, ciascuno contrassegnato con un numero progressivo. Il portico inizia a porta Saragozza con i primi 306 archi che conducono fino alla Certosa di Bologna, mentre gli altri 360 sono quelli situati in salita nel tratto collinare che va dal Meloncello, fino alla cima del colle della Guardia, questi ultimi sono intervallati da 15 cappellette che illustrano i misteri del rosario. Nel 1087 una giovinetta, tal Angiola, era fuggita di casa, nascondendosi nei boschi del colle della Guardia per non sottostare alle nozze combinate per lei dalla famiglia. Poco più tardi venne raggiunta da un’altra fanciulla, Angelica. Insieme si dedicavano alla preghiera e fu costruito un eremitaggio per tutte le ragazze che avessero desiderato unirsi a loro. Tra le prime ad arrivare, Azzolina e Beatrice da Guerzi, che portarono il supporto e le cessioni dell’ordine dei Canonici di Santa Maria del Reno, così all’arrivo dell’icona iniziarono il culto della Madonna di san Luca e nel 1194 venne costruita una chiesa a lui dedicata. Venerare la madonna di San Luca, come ho già detto, è un atto di devozione che appartiene ai bolognesi. Fin dalle prime opere per finanziare la costruzione del portico che doveva giungere al santuario parteciparono tutti i cittadini: donne, servitori, artigiani e nobili. La prima pietra venne posata il 28 giugno 1674 e nel giro di due anni fu coperto il tratto di pianura. Il tratto in salita fu iniziato nel 1706 e terminato nel 1715. Il compito di congiungere i due pezzi di porticato fu affidato all’architetto Carlo Francesco Dotti che realizzò lo scenografico arco del Meloncello che li unisce e da cui parte la salita. Perché proprio 666 archi? C’è chi sostiene che 666 sia il numero del demonio e che il lungo porticato rappresenti il serpente, che tortuoso si arrotola ai piedi della Madonna, schiacciato e sconfitto. Non tutti ricordano che un tempo si poteva salire fino al santuario in funivia. La funivia di San Luca fu inaugurata il 14 maggio 1931 in occasione dell'Esposizione del Littoriale (il nome che avevano dato allo stadio oggi Dall’Ara) la funivia per San Luca può ben dirsi quindi figlia del Ventennio. Realizzata con tecniche definite all'epoca decisamente innovative, fu collaudata nel 1930 e aperta al pubblico il 21 aprile del '31 sotto la direzione dell'ingegner Ferruccio Gasparri. La gestione venne affidata alla SACEF (Società Anonima Costruzioni ed Esercizio Funivie) che ne aveva ottenuta la concessione nel '28. Aveva due cabine che portavano 18 passeggeri ognuna: mentre una saliva l'altra scendeva, cosicché ce n'era sempre una pronta a partire in tutte e due le stazioni distanti tra loro 1372 metri. Un unico pilone alto 25 metri sosteneva le campate dei cavi il più grosso dei quali (quello di sostegno) aveva un diametro di 46 millimetri. Nel corso degli anni successivi al 1960 problemi di costi di gestione e manutenzione portarono alla chiusura dell’impianto senza che nessun ente pubblico muovesse un dito per salvarlo. Dopo vari tentativi effettuati da parte del direttore degli impianti, si arrivò all'epilogo. "Da domani ferma la funivia per San Luca", titolò il Resto del Carlino del 7 novembre 1976. I bolognesi si allarmarono e protestarono, ma ormai era troppo tardi. Quelle poche righe sul Carlino furono l'insolito epitaffio per la nostra funivia, di cui restano oggi solamente alcune malinconiche cartoline illustrate, un pilone desolato ancora in piedi a mezza costa e forse un po' di nostalgia per chi come me ricorda di esserci salito e di aver goduto del panorama mentre si “volava” sospesi nel vuoto.
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In giro per Bologna: Il Santuario di San Luca.
Creato il 14 aprile 2014 da Signoradeifiltriblog @signoradeifiltrPossono interessarti anche questi articoli :
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