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In margine alla scelta dei candidati al Quirinale

Da Leragazze

giornalisti maschiMilena Gabanelli è il candidato Presidente della Repubblica del Movimento 5 stelle.

Premetto che io la adoro. E figuriamoci se non mi piacerebbe che una donna rivestisse la prima carica dello Stato.

Tralasciamo l’osservazione riguardante l’opacità dei meccanismi e dei risultati delle Quirinarie, un nome un brivido (ma questi non erano i prìncipi della comunicazione?), alle quali hanno partecipato al massimo i famosi 50 mila iscritti, mandando a farsi benedire il concetto di democrazia diretta tanto sbandierato.

Tralasciamo il fatto che per poter fare il Presidente della Repubblica, che è anche capo delle Forze Armate e Presidente del Consiglio Superiore della Magistratura, sono auspicabili competenza ed esperienza.

Consideriamo la reazione della stessa Gabanelli alla propria candidatura a sua insaputa che si è detta “imbarazzata, sorpresa e riconoscente”. Ha fatto riferimento a “una cosa più grande di lei”, ha affermato che per ricoprire questa carica serve una competenza politica che lei non crede di avere e ha concluso di sentirsi “inadeguata”. Tra l’altro, particolare non da poco, parlando di un riconoscimento professionale e morale, ha chiamato in causa il suo gruppo di lavoro che lei rappresenta e che è dietro a tutte le cose che fa. Poi, per la cronaca, nel tardo pomeriggio di ieri la risposta all’offerta con una lettera a Corriere.it in cui conclude: “Quello che mi ha messo più in difficoltà in questa scelta è stato il timore di sembrare una che volta le spalle, che spinge gli altri a cambiare le cose ma che poi quando tocca a lei se ne lava le mani. Il mio mestiere è quello di presentare i fatti, far riflettere i cittadini e spronarli anche ad agire in prima persona. Ma quell’agire in prima persona è tanto più efficace quanto più si realizza attraverso le cose che ognuno di noi sa fare al meglio. Io sono una giornalista, e solo attraverso il mio lavoro – che amo profondamente – provo a cambiare le cose, ad agire in prima persona, appunto”.

Esaurite le considerazioni preliminari vi propongo un gioco. Se vincitore delle Quirinarie (solito brivido) fosse stato un giornalista uomo, che so Vespa, Travaglio, Santoro, ma anche Feltri o Sallusti, avrebbe avuto reazioni analoghe a quelle della Gabanelli o si sarebbe detto pronto e disponibile, e ovviamente in grado, di rivestire quella carica senza sentirsi appena appena un po’ intimorito? E non avrebbe anche sottolineato che si sarebbe sacrificato per il bene comune?


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