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In nove anni solo 15 giorni di lavoro. Lo scandalo del medico di Catania

Da Pukos
In nove anni solo 15 giorni di lavoro. Lo scandalo del medico di Catania

CONCLUSI sei mesi di prova il contratto a tempo indeterminato nella pubblica amministrazione diventa definitivo. E se si conoscono le leggi si potrebbe lavorare anche 15 giorni in nove anni, nel rispetto delle norme. È quello che avrebbe fatto, nel catanese, un medico ospedaliero di Giarre: in servizio al pronto soccorso del Sant’Isidoro, superato il periodo di prova, ci sarebbe stato alcune settimane utilizzando 5 mesi per un permesso familiare e altri periodi per corsi di specializzazione e borse di studio.

«SONO SERVITE per arricchire le mie conoscenze professionali che metterò a disposizione dell’ospedale», si giustifica il medico che, in aspettativa, dovrebbe rientrare al lavoro tra poco più di due anni. Ma l’Azienda sanitaria provincia 3 di Catania vuole vederci chiaro e ha avviato accertamenti. Secondo quanto emerso dalle prime verifiche, in fase di riscontro, il medico, che vive a Messina, sua città d’origine, usufruisce di una borsa di studio dal 1° giugno del 2005 al 31 ottobre del 2008. Il giorno del rientro chiede un congedo parentale fino al 31 maggio. Dal 4 al 21 maggio presta servizio al pronto soccorso del Sant’Isidoro di Giarre.

Poi dal 22 maggio al 22 luglio è assente per malattia. Successivamente ottiene un permesso fino al 30 giugno scorso per una borsa studio e attualmente è in aspettativa per un dottorato di ricerca che scadrà il 31 dicembre del 2016. Assenze prolungate che, secondo il medico, «non hanno procurato alcun danno all’Asp3 e neppure al pronto soccorso dell’ospedale di Giarre». «I permessi di cui ho usufruito — spiega — erano non retribuiti: mi sono mantenuto con le borse di studio, che sono inferiori allo stipendio, e ho dovuto pagare tasse e iscrizioni. Durante le mie assenze sono stato sostituito da una collega. Sono sereno, ho rispettato la legge: altrimenti i permessi non mi sarebbero stati concessi».

MA L’ASP3 contesta l’ultima parte della ricostruzione del medico: «È vero la legge è stata rispettata, ma ci sono problemi di opportunità — osserva il direttore sanitario, Franco Luca — inoltre l’ultimo permesso è retribuito e noi non possiamo sforare il budget e sostituirlo. Questo ci crea problemi di organico nell’assistenza ai malati e quindi vedremo se ci sono le condizioni per revocare l’aspettativa in corso». Più in generale, annuncia il direttore sanitario, «abbiamo avviato dei controlli sui permessi, sull’opportunità di concederli dove c’è carenza di personale se non è strettamente necessario e indispensabile». «Stiamo facendo un monitoraggio — chiosa Luca — per verificare la situazione complessiva, ed evitare di creare problemi all’utenza».

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