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In the procession of the mighty stars

Creato il 19 luglio 2012 da Danielpeekaboo
In the procession of the mighty starsUna delle ultime volte in cui abbiamo parlato con tranquillità e chiarezza è stata quasi un anno e mezzo fa. Mi fa impressione anche solo scriverlo, ora. Mi fa pensare a quanto tempo hai passato nella semi-incoscienza del dolore. Mi ricordo che eravamo nel tuo salotto. Il bel salotto pieno di ricordi della tua casa all’ultimo piano, da cui si guarda la città dall’alto. Tu eri sulla tua solita poltrona e io accanto su una sedia. Quella volta mi hai detto una cosa che non ti avevo mai sentito dire. Mi hai parlato della casa in cui sei nata, una casa bassa di mattoni scuri e con le finestre verdi. Una casa che allora, novanta anni prima, era in mezzo ai campi. Ma ora è in mezzo alle case. Poi a fatica ti sei alzata dalla poltrona e ti sei aggrappata alla finestra lì accanto. E mi hai chiesto di avvicinarmi. Al di là della strada, in mezzo a una foresta di palazzoni, ho intravisto una casa, molto più bassa e vecchia delle altre costruzioni: la tua casa natale. È stato un momento intenso per me. Ho capito quanto questa fosse davvero la tua città. Quanto tu le appartenessi. Nella tua lunga vita ti sei spostata solo di qualche centinaio di metri. Eppure hai visto il mondo intorno a te cambiare completamente. Una volta c’erano solo il castello e le case del centro. Poi qualche casolare in campagna. Ora ci sono nuove vie, nuovi palazzi e ragazzi che schiamazzano sui motorini d’estate. Chissà come hai fatto a rimanere te stessa di fronte alla rivoluzione mondiale che ha cambiato il volto alle città e alle persone. Oggi sono contento di avere questo ricordo nella mia testa. Mi aiuta a stare più sereno mentre ti vedo sdraiata su questo ennesimo letto ormai priva di qualsiasi contatto conscio con ciò che ti sta intorno. È così tanto tempo che ti sei arresa a questo male. Mi sembra passata un’eternità dalla prima volta in cui ho incrociato i tuoi occhi supplicanti chieder aiuto, per riuscire a passare oltre. Da quando la tua voce si è affievolita fino al punto di riuscire solamente a seguirmi con le labbra mentre io recito le preghiere al tuo fianco. Hai bisogno di firmare l’armistizio e di trovare finalmente la pace. Ti sono accanto e ascolto i tuoi ultimi respiri. Dopo una lunga apnea fai un altro respiro, forse l’ultimo? Sento che ti stai allontanando da noi e questo mi provoca un dolore immenso. Qualcosa dentro di me si sta rompendo per sempre. Riesco solo a piangere in silenzio quanto capisco che è finita. Calde lacrime che diventano tiepide solo sul petto. Hai perso la guerra contro la malattia. Ma hai vinto la pace. Sono le 16.16 di questo 18 luglio 2012. Fuori il sole dell’estate invade la città e penetra nelle chiese dalle cupole distrutte dal terremoto. Dentro questa stanza ci siamo io, mia sorella e mia zia. Tu non ci sei più. Sento mia sorella piangere mentre mi abbraccia e mi dici che ora, davvero, non abbiamo più nonni. È una nuova prospettiva. Un salto di generazione. Da nipoti a figli. Siamo anche noi più vicini alla fine. Io so che da qualche parte ci sei ancora. Mi ricorderò di te quando seguirò la processione delle stelle in cielo. E ogni volta che affonderò le mie radici per capire da dove vengo. Addio nonna. “You will not ever be forgotten by me in the procession of the mighty stars. Your name is sung and tattooed now on my heart: here I will carry, carry, carry you…forever”.
Le parti in inglese sono tratte da “Carry” di Tori AmosNell’immagine "Meteoric Display of February 9, 1913, as seen near High Park - Toronto” dipinto di Gustave Hahn.

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