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Inediti di Carmen Morisi

Creato il 19 maggio 2015 da Wsf

carmen

Carmen Morisi, insegnante di scuola secondaria , è nata e vive in Abruzzo.
Suoi testi sono apparsi su alcuni blog letterari come La rosa in più e Lirici Greci.
Partecipa assiduamente ai nostri Omaggi di parole.

***

Ore salve

è già buio e inciampo
alla soglia del niente
ho una tana nel bosco
un buco nel petto
e la nuca scoperta

*

tentenna la stagione
nello sciabordio del prato
la redenzione
della foglia quando cade
libera finalmente

cos’è l’autunno
se non un lungo pianto
inconsolabile
di bosco
nudo

il mare è già caduto
ha tutto dentro il mare

resta una crosticina
da leccare piano
saliva tra le dita
la primavera fila
nel bosco è ancora inverno
il bosco sa

*

la pioggia che piove
quando piove
tra le tue cose
altrove
sono spazi le persone
non si inventa amore
non si inventa

il cielo è impazzito
si è perso il tramonto
piove
e tutta l’acqua è mare
l’ho sentito goccia
a goccia
quanto è salato il mare
e salto un giorno
e un altro ancora
e il foglio è bianco
e non ci piove

***

( e mi perdono )

batte alla nuca il peso del cielo
lo buco con l’unghia
dove galleggia una collina arrotolata
e una piazza sbracalata
con alberi sconci per la fascia oraria

e mi guarisco
oggi non torno
e mi perdono

si squaglia in bocca nel globulo bianco
la mia ricetta piegata in quattro mani
quattro braccia
due bocche
un amore

– quattro mani quattro braccia
quante volte mi hai raccolto
appena in tempo

mi sciolgo
alle volte scompaio
raccoglimi ancora amore
apri la bocca
piove

***

Dell’alba so

è un tuorlo l’alba
nel guscio del mio mattino
solo dal basso ogni petalo è ombrello
piove
e se non piovesse guarderei dall’alto
ma piove
di traverso e altrove
non chiedono occhi al loro morire
imboccano steli i fiori
tra il dove sei e il dove stai
– manchi

*

solo sole in previsione
appena spostato come un oggetto
come una cosa che non fa male
– nessun dolore

acqua di mare
è solo acqua di mare
e il giorno tarda senza colpa

è tutto ancora così verde
che si potrebbe stare bene
o anche solo ripararsi nella luce
che ogni mattina scegli
così verde
da guarire assieme
salvare il gesto di accudire il giorno
tradotto in nostalgie inviolabili
senza artificio alcuno
placare quella riva
o anche solo resistere
alla voce

si è svuotato il mare
a parole implorate
come pane

*

venirti incontro
– solo l’infanzia addosso
questo vuoto scombinato
disegnamelo con un dito
ma non svegliarti – no
ti voglio addormentato
è bellissimo sai
guardarti dentro

questa mattina addormentata
grande come la valle
e tutte le mattine di tutte le estati
di ogni stagione dove confino io
ogni sentore
cominci tu e una barchetta bianca
– se solo assomigliassi alle tue parole

*

dell’alba so
la piega in gola
il chiasso tra i rami
la compiutezza della promessa
nel cerimoniale dell’attesa

non sono ancora niente
all’alba mi apro
nell’odore di me
al fondo di me
all’alba so

*

te la regalo questa mattina
rimarginata attorno a un foglio
si disfa il giorno

insegnami
la pace del fare

***

Esistenza a domicilio

( abbi cura )

Di più manchi nel silenzio
camminando spesso salendo
a fior di pelle umida per empatia nel palpito
i cavalli e tanto altro amavi a quattro zampe
a due, con le ali o su uno stelo
più di tutto i fiori
– è così sfacciata la bellezza

A cadere
mi hai insegnato
a scegliere il fianco e il lato
abbi cura di te – dicevi
ed ho ubbidito pure in ginocchio
è ubbidiente ora questo ritiro
dentro una trama demodé
un po’ vera e un po’ sentita
vissuta quanto basta creduta quanto vuoi
questa esistenza a domicilio
e una mancanza

*

Forse era tutto lì
dentro acquerelli ostinati
scavati troppo a fondo
raccogliere la festa sotto agli occhi
nel trastullo di un fiocco tanto acceso
e incoronato amore
nello sfarzo del sentire
in passerella vanno il disincanto
e affinità elettive demolite a pennellate

forse
se non ci avessi messo il sangue
la troverei la vena

*

potrei essere un luogo comune
un déjà vu
un disordine abissale
e dire che fa male cadere
in un cliché di numeri
– l’oggi l’ora l’anno
e poi l’adesso – dillo tu
quel che resta di un cattivo investimento
un pretesto qualsiasi al mal di testa
al mal di mondo

si imbocca
la scorciatoia del buon senso
nell’esercizio di una disciplina
recitando contorni in stile libero
a riscattare il tempo
col petto aperto sulla martingala
e nessun risarcimento
alla dimenticanza

ma che spasso
il pensiero
che lusso

***

( e poi )

poi un giorno parleremo
del tempo che perdiamo
del tempo ritrovato
un poro dopo l’altro

un giorno
avremo appetiti umani
un giorno saremo paghi
un giorno

*

se solo il cuore si fermasse
potrei ascoltare meglio
se tornasse l’inverno
se ancora bastasse la neve

e poi vivere
abitare la parola
ce l’ho fatta a morire


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