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Inside out

Creato il 04 ottobre 2015 da Jeanjacques
Inside out
Finalmente pure io arrivo a vedermi quella che è la pellicola più applaudita e discussa degli ultimi mesi. Che inaspettatamente è un cartone animato, cosa che non può che rendermi felice dato che è un mondo su cui non mi affaccio da un bel po' di tempo, ed è un cartone animato della Pixar, casa di produzione che, nonostante qualche inevitabile calo negli ultimi anni, ci ha sempre abituati a prodotti di livello altissimo nonostante il suo nome compaia spesso vicino a quelli dell'amata/odiata Disney. Lo faccio con un discreto ritardo perché nelle ultime settimane ho un po' dovuto capire cosa volesse la mia vita da me, approfittando del tempo concessomi per darmi ad altro tipo di recuperi che avevo lasciato indietro negli anni e alle serie-tv, ma comunque meglio tardi che mai. Anche se questo ritardo mi spezza un poco le gambe perché, dopo tutto ciò che si è scritto in merito, finirò sicuramente per ripetere quello che altri hanno già detto, quindi vi prego di non volermene. E' il rischio che si corre quando si vuole aprire un blog di cinema e si scopre di essere sempre più pigri dell'ultima volta che questo vostro aspetto ha dato il meglio del proprio peggio. Ma la fatica maggiore è stata quella di non sentirti fuori luogo nel fare la fila insieme a un sacco di bambini che non dovevano neppure aver finito le medie - il che non mi spiega perché con Dragon trainer 2 invece l'età media era sui vent'anni.

La piccola Riley è costretta a trasferirsi con la famiglia a San Francisco, cosa che le provoca un grande scombussolamento interiore. Ed è così che le sue emozioni interiori (Gioia, Tristezza, Paura, Rabbia e Disgusto) dovranno gestire la sua problematica psiche provata...

Tutti i racconti, alla fine, parlano di crescita. Fondamentalmente parlano di una situazione che mette nei casini il protagonista e che quindi lo costringe a maturare circa la nuova problematica che gli si pone davanti. Io sono dell'idea che non si finisca mai di crescere e di apprendere, Gran Torino lo dimostra, tutto nella vita è cambiamento (basti vedere anche a mero livello fisico - e qui ditelo a Christian Bale) e può avvenire a qualunque momento. Ma soprattutto, credo che il cambiamento maggiore avvenga a livello emotivo, al modo che abbiamo di gestire e comprendere le nostre emozioni. In Youth di Sorrentino il personaggio di Harvey Keithel diceva "Le emozioni sono tutto ciò che abbiamo" e la Pixar sembra aver proprio preso alla lettera questa sua affermazione, sfornando un film che stando a tutti i giudizi entusiastici che ho letto in giro sembra essere il nuovo capolavoro per eccellenza dell'animazione. Io non voglio fare quello che 'caca er cazzo' a tutti i costi, anche se alle vole cado ignominiosamente nella trappola, ma ritengo che il massimo livello raggiunto nell'animazione degli ultimi anni sia da attribuirsi a tre titoli: La città incantata, Up e Leafie. Inside out è quindi da mettere sull podio insieme a questi? Spiace dirlo, per me no. E' un bel film? Ovvio che sì. Anzi, è un film che ha suo modo possiede una bellezza struggente e dei colpi di genio che i più piccoli sicuramente non possono cogliere (c'è pure una citazione da Chinatown, per dire) ma non tanto da meritarsi il voto massimo. Soprattutto perché il suo difetto maggiore è anche il suo pregio più grande, ovvero quello di essere un film per bambini e di raccontare argomenti così scottanti e spaventosi secondo la loro ottica, cosa che ti fa realizzare tutta la reale complessità dell'opera di Pete Docter, che però finisce per perdersi in più di una trovata macchinosa e messa apposta per far proseguire la storia, a discapito della naturalezza narrativa. C'è un inizio che non mi ha fatto carburare nella giusta maniera, con troppi spiegoni e quella voce fuori campo di Gioia che alla lunga si fa davvero insopportabile e onnipresente, mentre le altre emozioni vengono prese solo a livello marginale e relegate a ruolo di macchiette - poi com'è che a un certo punto vengono a interessare quasi di più gli sviluppi del mondo reale che di quello interiore? Ma più va avanti, più mostra la sua vera natura, quello di film fintamente per bambini e complesso, offrendo un universo onirico che riesce quasi a surclassare senza troppi sforzi quello troppo cervellotico e inutilmente contorto di Inception, soprattutto perché è decisamente molto più umano e meno freddo. E lo fa usando il classico gioco dei doppi, con Gioia e Tristezza dispersi nell'inconscio di Riley, che portano avanti un'avventura sempre più assurda e imprevedibile. Ma è una coppia di opposti che funziona proprio perché nessuna delle due è messa in un angolo, perché ci fa capire che nella vita anche la tristezza ha un suo significato. Il che, per un film per bambini, è una cosa che trovo davvero coraggiosa. Così come ho trovato coraggioso in Monsters university insegnare che alle volte i nostri sogni sono più grandi di noi. E anche qui, nonostante si arrivi al tipico happy ending tipico dei film per famiglie, lo si fa attraverso dei passaggi non convenzionali. Certo, c'è la gioia e c'è la nuova consapevolezza di sé, ma sottotraccia rimane anche la coscienza di tutto quello che si è perso per arrivare fino a quel punto, insieme a quella che tutto potrebbe cambiare di nuovo perché cambiare fa parte della vita, ma che la tristezza sarà anche una presenza necessaria e immancabile. E per un film per bambini, scusate, questo non è poco. C'è fin troppo in un'ora e mezza di durata, molto di più di quello che ha offerto una paraculata allucinante come Big Hero 6, questa è l'unica colpa che gli si può dare. Ma il pensare che magari un bambino può uscire dalla sala e trovare un lieve sprazzo di consapevolezza, la stessa che potrà comprendere appieno quando magari lo vedrà più avanti fra qualche anno, mi rende un attimino più speranzoso.

A mio modesto parere quindi il capolavoro non c'è, ma si è sfiorato. E vista la media dei prodotti odierni non c'è proprio nulla di cui lamentarsi.Voto: ★ ½

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