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Intervista - Marco Greganti autore de "L'Ultimo Diario"

Creato il 25 luglio 2013 da Letteratura Horror @RedazioneLH
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Pubblicato Thursday, 25 July 2013 16:29

Intervista Marco Greganti autore Abbiamo parlato qualche giorno fa dell'uscita con Cut-Up Edizioni de “L'Ultimo Diario”, il nuovo romanzo di Marco Greganti e, oggi, abbiamo avuto la possibilità di intervistare l'autore.
Buona lettura!
D) Finalmente un romanzo apocalittico fuori dai soliti schemi zombie-4 cavalieri-fantasmi ecc. Da dove è nata l'idea?

R) Tutto nasce dalla passione per il cinema fantascientifico/catastrofico. Ho da sempre amato quelle pellicole dove una forza distruttrice e irrazionale sconvolgeva il mondo, meglio ancora se si trattava di creature gigantesche, alla Godzilla per intenderci. Ancora più precisamente l’idea nasce per un racconto breve di fantascienza comparso in un’antologia qualche anno fa. Come scrittore sentivo il bisogno di raccontare qualcosa che rendesse l’atmosfera dei monster movies, così ho iniziato a buttare giù qualche pagina. Ma più scrivevo, più mi rendevo conto che c’era qualcosa che non mi convinceva nel racconto. Non risultava credibile perché avevo fatto la scelta formale sbagliata: la terza persona. E questo ci porta alla seconda domanda:
D) Dopo il successo del format riscontrato con “Diario di un sopravvissuto agli zombie”, anche Lei ha deciso di utilizzare questa tipologia di racconto. Qual è il motivo?
R) Quando ho cominciato a usare la prima persona tutto è cambiato. Gli eventi fantastici che raccontavo sono diventati verosimili senza dover forzare il mio modo di scrivere. È stata prima di tutto un’esigenza narrativa: usare un punto di vista “limitato” mentre là fuori, nel mondo, scoppiava l’Apocalisse. Poi, dalla prima persona allo stile diaristico il passaggio è stato automatico e naturale, così come la trasformazione di quel racconto in un romanzo.
D) E' stato difficile rappresentare la mentalità adolescenziale di una ragazza dei tempi moderni?
R) Forse all’inizio, ma non ho voluto scrivere per rappresentare qualcuno. Anche perché non ci riuscirei. Oltre a un libro di genere, L’Ultimo Diario è un romanzo di formazione e personalmente credo che la crescita sia la storia di tutte le storie. Per quanto riguarda i “tempi moderni” mi ha aiutato la tourné musicale che ho fatto ormai quasi tre anni fa con Nesli (il cantautore con cui Marco Greganti collabora, ndr). Un’esperienza stupenda che mi ha permesso anche di conoscere la sua tipologia di pubblico, vedere l’approccio che gli adolescenti oggi hanno con il mondo e che il più delle volte viene liquidato dai media con giudizi un po’ troppo sbrigativi.
D) Come mai la scelta è caduta su di una adolescente? Di solito i protagonisti oltre a essere maschi sono uomini normali che diventano (poco verosimilmente) quasi 'supereroi'
R) Il romanzo di formazione è uno dei motivi, come dicevo prima. L’altro è sempre un archetipo narrativo a cui mi sono ispirato: Davide e Golia. Una minaccia gigantesca e apparentemente indistruttibile da una parte, l’estrema fragilità dall’altra. Premetto che sono un grande fan delle narrazioni edificanti e non ho nessun tipo di problema con gli eroi che salvano mondi, purché raccontati bene. Questo come fruitore di opere altrui. Come scrittore invece devo darvi ragione: gli eroi all’americana, quanto meno raccontati con il nostro background culturale risultano inverosimili. Per questo la mia principale preoccupazione quando scrivo è: “ma crederanno in quello che sto scrivendo?” Da qui la scelta del diario di un’adolescente. Gli adulti non scrivono abitualmente su un diario, Sant’Agostino e Bridget Jones a parte. Una voce femminile inoltre, mi permetteva di amplificare ogni paura, sensazione ed emozione. Non avendo a disposizione gli effetti speciali che si vedono nei monster movies, ho dovuto puntare tutto sull’emotività della protagonista usando le parole come una gigantesca cassa di risonanza interna.
D) Possiamo dire che Arianna è una novella Anne Frank?
R) Senza alcun dubbio.
D) Nella stesura di questo romanzo quanto e come le sue esperienze lavorative precedenti l'hanno aiutata?
R) Tantissimo. Scrivo sceneggiature per mestiere e la conoscenza delle tecniche narrative è fondamentale per raccontare storie. Con questo non voglio dire che se conosci la tecnica allora sai scrivere, ma di sicuro senza tecnica avrai difficoltà a risolvere problemi mentre scrivi. Per il resto devi avere qualcosa da raccontare, altrimenti qualsiasi insegnamento è inutile.
D) Nel periodo storico attuale c'è una grande produzione di romanzi e libri apocalittici sia in Italia sia nel mondo. Secondo Lei a cosa è dovuto questo successo? Viviamo davvero in tempo così...Apocalittici?
R) Questo è vero. La produzione di racconti catastrofici è aumentata in questi ultimi anni. Fino a poco tempo fa si è sfruttata la moda dei Maya, mentre adesso non ne vogliamo più sentir parlare. Più di tutti però credo abbia influito la crisi economica: ha condizionato la nostra vita e il nostro inconscio. Non possiamo permetterci di venire continuamente bombardati da notizie negative sul nostro quotidiano e sul nostro futuro senza il bisogno di metabolizzare. Ecco perché ci sono tante storie di finzione di questo tipo, oggi. Credo anche che le strutture del racconto apocalittico siano scritte nel nostro DNA: per esorcizzare la paura nei confronti della fine e degli eventi traumatici in generale. Ci sono sempre stati e ci saranno sempre.
D) Chi considera i suoi maestri?
R) Se intendete scrittori che mi hanno cambiato la vita e che sono dei punti di riferimento, inutile girarci attorno: Stephen King su tutti. Ma nel mio percorso sono stati fondamentali Calvino, Ellis, Maupassant, Fante e Bunker. E, dimenticavo: Spielberg.
D) Qual è il romanzo horror che le è piaciuto di più? E il più brutto?
R) It per la prima domanda, che vince per poco contro L’esorcista. Orgoglio Pregiudizio e Zombie per la seconda, anche se ho capito l’operazione commerciale.
D) Che consiglio darebbe ai giovani aspiranti scrittori? E' davvero una strada così difficile, quasi impossibile, da percorrere?
R) Credo sarà sempre difficile per chiunque. Un consiglio a chi vuole intraprendere questa strada: se è veramente quello che volete fare, fatelo perché niente è impossibile. Ma armatevi di una pazienza infinita.

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