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Interviste Maligne: Katyusha’s Dolls

Creato il 20 giugno 2012 da Tnepd

Interviste Maligne: Katyusha’s Dolls

Prog’s not dead. Musicisti dal talento cristallino, i Katyusha’s Dolls si sono fatti le ossa nei club del “triangolo wave” bruxellese (the Mushroom Café, Jolie44, Le Baraonde) esplodendo al primo colpo con “From Stardust to Motherfucking Jam”. La scelta di esordire con un concept album in tempi di polverizzazione ad usum iPod la dice lunga sulla fiducia che i cinque, trincerati dietro i moniker di Jabba (voce e chitarre), Fleursdumal (chitarre), Serena Gandhi (basso, cori e spocchia), Mouche (tastiere ed effetti), MDMA (batteria), ripongono nelle proprie capacità. “From stardust”, storia semiseria di un aspirante rockstar finita a vendere pelletterie sul lungomare della Bretagna, è un viaggio mozzafiato in vallate di suoni cesellati nel diamante, virtuosismi mai fini a sé stessi, invenzioni pirotecniche in bilico sul crinale della psichedelia.

Raramente una band esordisce con una major. Come siete entrati in contatto con la EMI? E come valutate, in generale, la politica delle label nei confronti degli artisti emergenti?
Jabba: Ti rispondo con tre parole: lavoro, lavoro, lavoro. Crediamo nel valore dell’applicazione, dello studio, della dedizione. Puoi vederlo come un retaggio dell’etica protestante, ma su questo mi piacerebbe farti rispondere personalmente dall’AD di EMI Europe. Un attimo solo. Pronto, papà?

È questa la vita che sognavi da ragazzino? Concerti, rock, donne?
J: No, no. Io volevo fare il fresatore. Ho fatto una scuola apposta ma la competizione era molto dura e così, durante un periodo di esaurimento, il mio medico mi ha consigliato di fare musica per esprimere il mio disagio.

Aldilà dell’esasperata pulizia del suono, nel vostro sound si percepisce un’urgenza febbrile, un’insofferenza verso la forma canzone a vantaggio di un approccio olistico, panstrumentale, proteso verso una scomposizione e rimescolamento degli stilemi abusati dal rock negli ultimi due lustri. È forse questa la “fottuta marmellata” del titolo?
J: Eh?
Fleursdumal: Diocane, hai già detto tutto tu.

Arjen Lucassen vi ha definiti “Una tonnellata di mattoni che si rovescia al rallentatore su un barboncino”…
J: Non nascondiamo le nostre affinità con gli Ayreon e con Lucassen. Ma lui è un polistrumentista: suona la chiatrra, il sintetizzatore, canta. Suona il flauto! Noi invece ci consideriamo eterosessuali.

In un’intervista a “Rolling Catheters”, alla domanda su quali possano essere i motivi del vostro improvviso e planetario successo, Bono Vox ha risposto: “Bisogna fermare la deforestazione. Prendiamoci cura del mio pianeta”. Siete d’accordo con la sua analisi?
J: Assolutamente sì. E anche la scelta di the Edge di commissionare alla Gibson una cassa armonica 3m x 1,5m in mogano trattato con vernice antiparassitaria ci trova entusiasti.

Contrariamente al resto d’Europa, in Italia la stampa specialistica vi snobba: ad esempio Guglielmi vi stronca sull’ultimo Mucchio.
F: Cazzo, abbiamo dimenticato di rinnovare l’abbonamento.

Dicci Serena, come mai hai ripiegato sul basso?
(silenzio)

Nonostante i fiati manchino del tutto dal vostro repertorio, nella vostra front line è presente Boris Fett, uno che ha portato la sua tromba sui più celebri palchi del mondo.
Serena: La decisione di avere un musicista in grado di suonare tutti gli strumenti a fiato e di non avere partiture per i fiati potrebbe apparire strampalata, ma si spiega facilmente: ci serviva uno che guidasse il pulmino del tour.

Serena, come ci si sente ad essere l’unica donna in un gruppo che di un certo machismo/dandysmo ha fatto quasi una bandiera?
S: Sono un uomo, coglione.
Scusa, pensavo fossi un cesso in chemioterapia.

Voci accreditate sostengono che avete in cantiere un video per la regia di Spike Jonze, ce ne parlate?
Boris Fett: Non devi chiedere a me, io faccio solo l’autista.

Il vostro Paese non riempie troppo le cronache, vi sentite ambasciatori del Belgio nel mondo?
S: In passato il Belgio è stato accostato alla piaga della pedofilia, la stampa internazionale ci ha dipinti tutti come dei maniaci sessuali. Ma negli ultimi anni qualcosa è cambiato, soprattutto grazie all’adozione di leggi idonee, tipo quella che abbassa l’età per fare sesso legalmente a 8 anni.

Mi pare che come band stiate coltivando un profilo fondamentalmente apolitico, a differenza dei grandi gruppi dell’ultimo decennio, tutti orgogliosamente schierati. A cosa si deve questa scelta?
J: La politica fa schifo, è tutto un magna-magna (lo dice in italiano, ndt), si stava meglio quando si stava peggio. I politici sono lontani dal popolo, la gente non arriva a fine mese, i criminali sono a piede libero e in galera ci finisce solo il poveraccio che si è dimenticato di emettere uno scontrino. Io non sono un violento, ma certa gente bisognerebbe metterla tutta al muro.
E comunque ho parecchi amici omosessuali, trovo che siano molto sensibili.

Il Belgio è rimasto senza un governo per ben 450 giorni. Un record. Come avete vissuto questo vuoto amministrativo?
S: Almeno non abbiamo avuto per quindici anni quel buffone di Berlusconi come voi italiani.

Questo che c’entra? Siccome in Italia c’è stato Berlusconi non posso fare una domanda sulla situazione politica belga?
S: Proprio così. Avete votato un farabutto, un criminale!

Aspetta un momento. Puoi scandalizzarti quanto vuoi ma parliamo pur sempre di un voto democratico, nel tuo paese invece c’è ancora il Re! Mantenete un tale nel lusso solo affinché si accoppi con gente simile a lui! E io dovrei giustificarmi?
S: Mi stai dicendo che in Belgio c’è la monarchia?

Non mancano nella vostra musica slanci di trascendenza, come dimostra la toccante “Looking for God (with an ultrasonic whistle)”. Quanto conta per voi la dimensione spirituale?
(Jabba estrae una bomboletta di lacca per capelli e comincia a scaricarne il contenuto nella stanza. Quando lo spray sembra esaurito, prende dalla tasca una siringa ipodermica e ne usa l’ago per allargare il foro del beccuccio della bomboletta. A quel punto, avvicina il foro alle narici e riprende a spruzzare. Quando provo a riformulargli la domanda, esplode in una risata isterica gridando: “Protossido d’azoto, portami a casa”).
S: Ognuno di noi, anche il più cinico, crede a una qualche forza superiore. Io, ad esempio, porto sempre con me uno specchio.

Cosa ne pensi di gruppi come Slayer e affini, con le loro tematiche scabrose e ambigue?
J: Sono sempre stati una fonte di ispirazione.

E se dovessi dare un giudizio sulla musica pop italiana?
J: Sono sempre stati una fonte di ispirazione.

Ok, niente giudizi, capito. Allora cambiamo argomento: quali sono i vostri prossimi progetti?
J: Sono sempre stati una fonte di ispirazione.

Pensi che il successo ottenuto vi stia cambiando?
J: Sono sempre stati una fonte di ispirazione.

(Jabba sembra sotto ipnosi: che una mia parola abbia attivato un ordine nascosto?)
Se dico “Mare” cosa ti viene in mente?
J: Sono sempre stati una fonte di ispirazione.

Slayer.
J: Sono sempre stati una fonte di ispirazione.

Gruppi.
J: …unque, puoi ripetere la domanda?
(Jabba è tornato normale, devo ricordarmi di non dire più “gruppi”).

Sì, dicevo, cosa ne pensate di gr… band come Slayer o affini?
J: Sono pura merda. Quella roba i ragazzini non dovrebbero neppure sapere che esiste.


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