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Io non sono una giornalista

Creato il 02 novembre 2013 da Beatriceverga

Giulia Innocenzi non ha passato l’esame da giornalista. Questo fatto ha rappresentato un ottimo incentivo per riflettere sul ruolo che ha ora nella mia vita la professione che, fino a pochi anni fa, rappresentava il traguardo perfetto, il risultato ideale di un percorso anche lungo e faticoso. Oggi molti mi chiedono per quale motivo abbia fermato il percorso per il tesserino da pubblicista, e altrettanti vengono da me corretti quando mi attribuiscono un’etichetta lavorativa che non mi appartiene.

Ho iniziato il percorso nel mondo del giornalismo in una piccola realtà di provincia, profondamente toccata da quelle logiche che sono state il mio primo approccio con un mondo impossibile da conoscere da dietro un banco universitario. La delusione è stata forte, quasi dolorosa, forse proprio per il fatto di essere legata a un universo piccolo e dinamico, dove speravo di trovare unicamente passione per la professione e l’essere umano. Uscita da questo “scontro” e doverosamente cresciuta, ho riaperto gli occhi sull’universo del giornalismo professionale,e mi sono accorta non solo della mancanza di senso dell’Ordine in sé, ma proprio della quasi totale assenza di un’etica del miglioramento costante.

                                      

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Negli ultimi mesi mi sono sentita porre da giornalisti (anche professionisti) domande riguardanti la presenza o meno dell’apostrofo dopo l’apocope di “poco” o il nome della regione in cui si trova Treviso. Il capitolo delle visioni senza interazione vocale ha invece coinvolto ripetizioni in titoli roboanti e altre simili amenità. Il web ha mutato in maniera innegabile i meccanismi di un contesto lavorativo oggi sempre più nodale per via della necessità di selezionare le informazioni, e penso sia difficilissimo comprendere fino a che punto è possibile spingersi nelle previsioni. Abolire l’Ordine? Per avere la certezza dell’utilità effettiva di un organismo è fondamentale pulirlo, soprattutto dal cancro della superficialità, dell’incompetenza e della mancanza di volontà di mettere in discussione l’approccio umano al lavoro.

Photo credit di Gsamasternews



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