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“Io, Robot” di Isaac Asimov

Creato il 29 gennaio 2016 da Rivista Fralerighe @RivFralerighe

Recensione della raccolta “Io, Robot” di Isaac Asimov, edita da Mondadori nella collana Oscarmondadori.

Informazioni

Titolo: Io, Robot

Autore: Isaac Asimov

Pagine: 289

Casa Editrice: Mondadori

Titoli Originali dei racconti presenti nella raccolta (Edizione 1950);

Robbie (1940)

Runaround (1942)

Reason (1941)

Catch That Rabbit (1944)

Liar! (1941)

Little Lost Robot (1947   )

Escape! (1945)

Evidence (1946)

The Evitable Conflict (1950)

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Trama

Le tre leggi della robotica:

  1. Un robot non può recar danno a un essere umano né può permettere che, a causa del proprio mancato intervento, un essere umano riceva danno.
  2. Un robot deve obbedire agli ordini impartiti dagli esseri umani, purché tali ordini non contravvengano alla Prima Legge.
  3. Un robot deve proteggere la propria esistenza, purché questa autodifesa non contrasti con la Prima o con la Seconda Legge.

Pubblicata per la prima volta nel 1950, questa storica antologia vede formulate e applicate compiutamente per la prima volta le tre celeberrime Leggi della Robotica, quelle norme che regolano il comportamento delle “macchine pensanti” e che da allora in poi sono alla base di tutta la letteratura del genere.

Giudizio

Ci sono nove racconti ambientati in una società futuristica e fantascientifica in cui le macchine pensanti, i robot, conducono una normale vita accanto agli uomini. Le abilità delle macchine devono andare a favore solo ed esclusivamente degli uomini, i loro creatori, o almeno così sembra trasparire nella seconda metà del volume. Il romanzo, che potremmo indicare come un’antologia,  è composto da nove episodi scritti fra il 1940 e il 1950, pubblicati successivamente dallo stesso Asimov. Il libro fu pubblicato per la prima volta in Italia nel 1963, già divenuto punto di riferimento del genere fantascientifico e della robotica. Ogni racconto racchiude situazioni e personaggi differenti e pare affrontare la tematica del robot positronico sotto due punti di vista del tutto opposti, che suddividono la raccolta a metà; uno dei primi racconti, Robbie, scritto nel 1940, tratta la storia di Gloria e del suo robot di compagnia, Robbie, verso cui prova un affetto così grande da non volere altri amici con i quali giocare. I genitori di Gloria, preoccupati da questo suo comportamento, tentano in tutti i modi di allontanarla dal robot perché pensano possa essere dannoso per la bimba affezionarsi troppo a un “qualcosa”, che potrebbe addirittura farle del male, piuttosto che a una persona in carne e ossa. Il tentativo di allontanare Robbie dalla piccola padroncina fallisce per una serie di circostanze e alla fine i genitori decidono di accogliere di nuovo e a braccia aperte il robot, proprio per il bene di Gloria.

Con questa breve storia, l’autore vorrebbe trattare il genere fantascientifico in maniera poco convenzionale; ossia non vuole descrivere i robot come una minaccia per l’uomo ma dimostrare come le macchine apparentemente prive di sentimenti possano in realtà formare un grande punto di appoggio per l’uomo.

La seconda parte del volume, invece, inizia per presentarci una realtà leggermente diversa e legata al fulcro narrativo  con cui è stato costruito l’omonimo film, Io, Robot (2004) con Will Smith, ossia in che modo i robot pensanti riescano non soltanto a interagire con gli uomini, come se fossero umani anche loro, ma anche a presentare degli “squilibri” e “disubbidienze” che potrebbero portarli a maturare una propria identità.

Escape! è un racconto risalente al 1945 che potrebbe perfettamente risultare come parte integrante di questa realtà appena descritta. Proprio in questo racconto verremo a conoscenza dei personaggi di Lanning e della dott.ssa Susan Calvin, che troveremo anche nel film. In Escape! due scienziati rimangono bloccati su una navicella che, senza preavviso, non si preoccupa minimamente delle loro condizioni fisiche, subito dopo un intoppo, e continua il viaggio nello spazio. In questo racconto si mette in luce il fatto che Il Cervello della navicella non si era minimamente preoccupato se gli esseri umani presenti fossero vivi o feriti o addirittura morti perché, in realtà, i robot non sono stati creati per questo. Il robot non deve procurare ferite e uccidere un uomo, ma non deve nemmeno soccorrerlo forzatamente. La cosa ironica è che, pensando che non vi fosse nessuno sulla navicella, pare che Il Cervello abbia quasi pensato e tentato di scappare (da qui il titolo stesso del racconto) per poi però fare ritorno alla base.

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Meglio il libro… o il film?

Io, Robot è uno dei pochi casi in cui paradossalmente il film è più noto del libro stesso. Infatti, prima che uscisse nelle sale cinematografiche, erano in molti a non conoscere l’esistenza di questa raccolta.

Il film, tuttavia, presenta molte differenze e sembra essersi solamente ispirato alle Leggi della Robotica e aver preso in prestito alcuni personaggi dello stesso Asimov. Per il resto… sono due storie e due mondi quasi del tutto differenti.

di Laura Buffa



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