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Io sono il messaggero di Markus Zusak

Creato il 02 marzo 2015 da Anncleire @anncleire

Io sono il messaggero di Markus Zusak

A volte, le persone sono belle.

Non per l’aspetto.

Non per quello che dicono.

Semplicemente, per quello che sono.

 

Ho colto al volo l’occasione di leggere “Io sono il messaggero” quando mi sono decisa a riprendere in mano i RA con il “MESSAGGERO READ ALONG” appena uscito per Frassinelli nella nuova edizione italiana. Marcus Zusak non si è smentito neanche in questo caso, con la sua bravura, la sua imprevedibilità. Un libro interessante, insolito, complicato, ma non di meno unico, in puro stile Zusak.

 

L’esistenza di Ed Kennedy scorre tranquilla. Fino al giorno in cui diventa un eroe. Ed ha diciannove anni, una passione sfrenata per i libri, un lavoro da tassista piuttosto precario che gli permette di vivacchiare, e nessuna prospettiva per il futuro. Quando non legge, passa il tempo con gli amici giocando a carte davanti a un bicchiere di birra o porta a spasso il Portinaio, il suo cane, che beve troppo caffè e puzza anche quando è pulito. Con le donne non è particolarmente disinvolto, perché l’unica ragazza che gli interessi davvero è Audrey, la ragione per cui è rimasto in quel posto senza vie d’uscita. Capace di colpirlo al cuore con una frase: «Sei il mio migliore amico». Non serve una pallottola per uccidere un uomo, bastano le parole. Tutto sembra così tremendamente immutabile: finché il caso mette un rapinatore sulla sua strada, e Ed diventa l’eroe del giorno. Da quel momento, comincia a ricevere strani messaggi scritti su carte da gioco, ognuno dei quali lo guida verso nuove memorabili imprese. E mentre Ed diventa sempre più popolare, mentre nota una luce diversa negli occhi di Audrey e la gente lo saluta per strada, inizia a domandarsi: da dove arrivano i messaggi, chi è il messaggero? Come Storia di una ladra di libri, Io sono il messaggero è un romanzo pieno di poesia e ironia. Con il suo stile unico, Markus Zusak sa raccontare la vita delle persone comuni in modo straordinario, dando un senso speciale anche alla più ordinaria delle esistenze: perché sono i piccoli gesti di altruismo a renderci eroi quotidiani.

 

È tutto molto strano, o perlomeno imprevedibile, certi libri ti colgono alle spalle e ti sorprendono per la loro improbabilità. A prima vista sembra un libro come tanti, un ragazzo diciannovenne che si ritrova coinvolto in una rapina in banca, ne esce come un eroe, e inizia a vivere una serie di eventi che lo porteranno a crescere, a cambiare, ad evolversi. Ed è uno di quei protagonisti che non si nasconde dietro il velo delle apparenze ma afferma con convinzione le proprie verità, senza necessariamente imbellettarle con consuetudini di quieto vivere. Carnale, semplice e qualche volta molto ingenuo, Ed è uno di quei personaggi condannato alla vita di periferia. Senza nessuna particolare dote, sprovvisto di un impegno consistente per emergere, vive un’esistenza monotona e allucinata, bloccato in una vita da “sfigato” con quel senso di impotenza che lo blocca ancora di più. Nonostante le imprecazioni della madre che lo vorrebbe diverso, nonostante la società che lo trascura e lo considera insignificante, Ed a poco a poco assume una rilevanza fondamentale. Devo dire che sono rimasta affascinata dalla crescita emotiva di questo ragazzo, dalla sua consapevolezza, dai suoi tentativi maldestri di aiutare gli altri. Perché indefinitiva si tratta di un aiuto reciproco. Il messaggio che porta agli altri, diventa un messaggio per sé stesso. Quando le carte iniziano a comparire nella sua vita, quegli assi che lo cambieranno in modi che non avrebbe mai considerato, Ed dorme, assopito in un mondo contrastante, incerto e quasi intrasformabile. Ma il messaggio più importante di Zusak, quello su cui riflettere è che non solo siamo tutti messaggeri, tutti possiamo essere un messaggio nella vita degli altri. Bisogna crederci, e soprattutto essere consapevoli che chi “semina bene, raccoglie bene”. Ogni piccolo gesto è importante, ogni persona lo è allo stesso modo, e ogni carta insegna ad Ed a mettersi in gioco. Certo non è una storia normale, come non lo sono mai quelle di Zusak che si diverte a creare contorni improbabili, in cui personaggi normali, comuni, che non hanno niente di straordinario compiono imprese epiche. Tutto è un gioco di suggestioni, atto a far comprendere a Ed che non deve accontentarsi, che nessuno deve, che bisogna sempre mettersi in gioco.

Il corollario dei comprimari è molto vario, ricco e perfettamente caratterizzato, ogni personaggio è una tessera del puzzle che compone il libro e se ne mancasse uno, cadrebbe tutto il delicato congegno su cui si basa la storia. Dai tre migliori amici di Ed ad ogni personaggio che aiuta, tutti sono importanti. Il mio preferito resta comunque Portinaio, il maldestro e maleodorante cane di Ed che spunta con la sua dipendenza da caffè e le sue dormite sulla soglia di casa del nostro protagonista.

L’ambientazione non è ben delineata, ma si capisce subito che siamo nell’emisfero australe, sicuramente in Australia, patria di Zusak. Il Natale in salsa estiva è decisamente inconfondibile. Siamo comunque in un sobborgo di periferia, con un degrado urbano piuttosto evidente, ma non per questo alla fine coinvolge le persone che vi abitano, e sta qui la magia, trovare un fiore da proteggere ovunque, anche nel mezzo delle macerie.


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