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Iraq: jihadisti Isis mettono a ferro e fuoco il nord del Paese. Centomila cristiani in fuga

Creato il 07 agosto 2014 da Nicola933
di Gabriella Maddaloni Iraq: jihadisti Isis mettono a ferro e fuoco il nord del Paese. Centomila cristiani in fuga - 7 agosto 2014

JihadistiDi Gabriella Maddaloni. L’agenzia di stampa Dpa riferisce, citando testimoni locali in fuga, che gli estremisti islamici dell’Isis, nella notte tra mercoledì e giovedì, hanno invaso le città cristiane del nord dell’Iraq. Tra le città in questione vi è anche Qaraqoush, la più importante città a maggioranza cristiana, presa d’assalto dopo l’abbandono delle forze curde che la proteggevano.

I jihadisti oggi hanno preso il controllo anche di Talkeef, città a nord di Mosul, dopo il ritiro dei peshmerga, costringendo molti civili a fuggire verso il Kurdistan, secondo quanto affermato da un iracheno. Circa 100.000 cristiani  si sono dati alla fuga, e molte zone abitate dai peshmerga sono state conquistate negli ultimi giorni dall’Isis. Il patriarca caldeo Sako sostiene che nel 2003 erano 1,2 milioni i cristiani presenti in Iraq; oggi, dopo un anno di stragi, sono ridotti a 500.000.  La tv Alsumaria riporta l’uccisione di 6 persone a Kirkuk in un’esplosione; tale esplosione era mirata a distruggere un luogo di preghiera e un centro di sciiti.

Sako denuncia il rischio di genocidio della popolazione cristiana irachena ad AsiaNews: “Nella notte i miliziani dell’Isil hanno attaccato con colpi di mortaio molti dei villaggi della piana di Ninive, e ora hanno assunto il controllo dell’area. I cristiani, centomila circa, in preda all’orrore e al panico hanno abbandonato i loro villaggi e le loro case, con niente in mano se non i vestiti che avevano indosso.  È un esodo, una vera via crucis, con i cristiani in marcia a piedi, nella torrida estate irachena, verso la salvezza nelle città curde di Erbil, Duhok e Soulaymiya. Fra loro vi sono anche malati, anziani, bambini e donne incinte, che stanno affrontando una catastrofe umanitaria e vi è un rischio concreto di genocidio. Hanno bisogno di cibo, acqua e riparo…”.

Ma il dramma non si limita a questo. Centinaia di donne di etnia yazidi sono state fatte prigioniere in una grande casa di Sinjzar, per essere schiave sessuali dei jihadisti Isis. Lo riporta il ministero per gli Affari femminili iracheni. Altre 500 donne, secondo la parlamentare yazidi  Vian Dakhil, sono state condotte vicino Tel Afar con i loro bambini, dopo che i loro uomini (anch’essi 500) sono stati uccisi dall’Isis. I leader delle minoranze religiose irachene denunciano i crimini contro donne, bambini – lasciati morire di fame e sete – ed esponenti di altre religioni massacrati per non aver rinunciato alla loro fede in questo modo: “Nemmeno Gengis Khan aveva fatto tanto”.

La Dakhil ha registrato un video per chiedere aiuto alla Comunità Internazionale: “Veniamo massacrati. Stiamo per essere sterminati. Un’intera religione sta per essere eliminata dalla faccia della Terra. In nome dell’umanità, salvateci.  Ci sono bambini che stanno morendo per le strade, sulle montagne”. Sono diverse le minoranze che rischiano lo sterminio a causa della furia omicida dell’Isis: cristiani, yazidi, sciiti.

Il governo iracheno è impotente di fronte alla poderosa avanzata dei jihadisti per via delle divisioni interne tra le varie fazioni politiche rivali. Non si riesce a trovare un accordo per nominare un nuovo premier che sostituisca l’uscente al-Maliki, leader sciita al potere dal 2006 e attualmente ritenuto responsabile dell’escalation di violenza che lacera il Paese. Al-Maliki è accusato anche di aver tenuto ai margini la minoranza sunnita, ma continua a puntare al terzo mandato.

La Francia ha chiesto una riunione d’emergenza del Consiglio Onu per discutere la gravità di quanto sta accadendo nell’Iraq settentrionale. Proprio l’Onu, attraverso il portavoce David Swanson, ha informato che nelle ultime 24 ore sono state salvate migliaia di persone intrappolate sulle montagne di Sinjar, dopo essere scappate dall’avanzata Isis. “L’Onu sta mobilitando risorse per garantire l’assistenza a queste persone al loro arrivo. È una tragedia di proporzioni immense che interessa centinaia di migliaia di persone. Negli ultimi due giorni circa 200.000 persone si sono spostate verso la regione del Kurdistan iracheno, il governato di Dohuk, o nelle zone contese di frontiera dentro a Ninive.  Prima dell’assalto dello Stato islamico Sinjar contava una popolazione di 308.000  persone. Molti degli sfollati hanno immediato bisogno di beni salva-vita tra cui acqua, cibo, medicine e riparo”.


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