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Iron & Wine: una miscela di sussurrata armonia e di spartana delicatezza

Creato il 06 febbraio 2012 da Postscriptum

 

Iron & Wine: una miscela di sussurrata armonia e di spartana delicatezza

Dopo la psichedelica scampagnata nelle zone del North Carolina, in compagnia dei Megafaun, abbiamo ripreso il nostro viaggio – on the road – (tutto rigorosamente in autostop) lungo le blue ways!

Adesso è arrivato il momento di far breve tappa nel South Carolina per conoscere un altro artista: il cantautore americano Samuel Beam, conosciuto con il nome d’arte Iron & Wine, che deriva dall’appellativo commerciale di un integratore alimentare “Beef, Iron & Wine”.

Tizio abbastanza conosciuto dalle sue parti perché svariati brani sono stati scelti come colonna sonora di alcune serie televisive americane; ad esempio Grey’s Anatomy e House M.D.

Prediligendo l’uso della sola voce e chitarra acustica, riesce a creare un’atmosfera intima ed evocativa, intrecciando suoni spogliati fino all’osso e privi di qualsivoglia fronzolo.

I suoi primi album possono essere definiti essenziali e malinconici, ma in grado di penetrare l’anima dell’ascoltatore, riuscendo a toccarne le corde nel profondo.

Con la sua voce calda, che sa essere anche pungente e tenebrosa, ci accompagna per mano, aprendoci le porte del suo mondo riservato e misterioso.

Proprio come un barbuto cantastorie, il suo sound sembra ricordare paesaggi ed epoche che furono, ha il sapore delle battaglie tra cavalieri.

Ma non solo…

 

Iron & Wine: una miscela di sussurrata armonia e di spartana delicatezza

In “Shepherd’s dog”, suo terzo album, indossa una nuova veste, se possibile ancor più radicata nell’indie-folk:

La sua musica diviene ipnotica, anche per mezzo del sitar, presente in vari pezzi; ci sono anche dei godibili momenti jazzy, grazie al contributo di due musicisti del calibro di Matt Lux e Rob Burger

Si tratta della svolta. Questo è il momento della crescita professionale per Beam, nella cui carriera è da annoverare anche una collaborazione con Calexico, band dell’Arizona (“In the Reins”, fusione disouthwestern rock e musica tradizionale tex-mex con accenti jazz).

Shepherd’s dog” racchiude un cambiamento importante: il largo spazio che viene lasciato alla musica, la focalizzazione su di essa e sugli arrangiamenti.

Un ritmo che si trasforma, diventando incalzante ed incisivo, ampiamente segnato dal largo utilizzo dipercussioni in background.

Forti le suggestioni orientali, come ad esempio in “White tooth man”, brano tagliente e cinico; gli accennifunky che sfiorano a tratti un tempo dub-reggae, come in “Wolves (song of the sheperd’s dog)” e ancorablues e rock-roll (“The devil never sleeps”, in cui si apprezza la padronanza della tecnica slide…e vai colbottle-neck!!!) e la scena psichedelica alla Jerry Garcia (“House by the sea”).

Proprio per confermare la solita vecchia relazione tra psichedelia e jazz, il pianoforte di “Innocent bones” se ne va spesso su chords molto jazzy.

Anche i Doors si affacciano tra le sue note, li sentiamo sia nell’hammond che nell’andamento generale di “Peace beneath the city” ad esempio.

La musica di Beam si apre alle nuove scoperte, si contamina di nuovi generi senza perdere per questo la sua identità.

Resta infatti la delicatezza, ad esempio nella trascinante e quasi southern rock “Love song of the buzzard” che, con l’intro di hammond, ci riporta direttamente al Delta del Missisipi; l’introspezione di “Carousel”, brano che riporta la mente alla formazione Crosby, Still & Nash nella loro incarnazione che includeva anche Neil Young; la dolcezza e l’emozione di “Flightless bird, american mouth”, un brano più orecchiabile e pop che fa parte della colonna sonora del film “Twilight”. Qui Beam si serve di un tema più generale, cioè la dissoluzione dell’ American dream, per affrontarne uno più individuale, sarebbe a dire la perdita dell’innocenza, dei valori e degli ideali.

Così come permangono le radici country che ben si evidenziano in “Resurrection fern”.

Ma è in “Boy with a coin” che troviamo la perfetta fusione di alternative rock e indie-folk, il perfetto esempio della maturazione di Iron&Wine.

Iron&Wine riesce a trascrivere in uno spartito le variegate e complesse sfumature della vita, donandoci un prezioso scrigno, in cui la malinconia e la riflessione si fondono con ritmi e suoni teneri, ma che sanno essere anche aspri.

Una musica che per le sue qualità è una continua e autentica scoperta; un artista che intaglia e tesse con gli arpeggi favole antiche…

 


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