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Iscrizioni dall’isola di Creta

Creato il 09 maggio 2010 da Elton77

Iscrizione rinvenuta dal professor Halbherr nel 1893

L’iscrizione è scritta in lettere dell'alfabeto ionico arcaico, quindi appartiene al VI secolo a.C.; per facilitare il lavoro la trascriviamo tutta da sinistra a destra cosi com’è nel testo originale:

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Questa iscrizione eteocretese sembra essere completa perché il suo significato è chiaro e facile da tradurre. Alcune lettere che mancano, cinque o sei in tutto, è stato facile trovarle e collocarle nel posto giusto, perché completano il testo in modo che abbia un senso perfettamente compiuto. Ma anche se abbiamo sbagliato nella scelta delle lettere mancanti, il significato resta lo stesso perché queste lettere mancanti non appartengono a parole chiave che occupano un ruolo importante nel testo, ma a parole semplici dalla facile interpretazione.

Eliminando dal testo queste parole monosillabiche, che sono soltanto tre, rimangono altre dieci parole delle quali tre sono nomi propri:

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Le restanti tre parole, nonostante non ci siano punteggiature, sono facili da distinguere. Mettendo al loro posto le lettere mancanti, ecco come dovrebbe apparire l’iscrizione per essere comprensibile:

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Ed ecco il testo trascritto nella lingua odierna albanese che qualsiasi cittadino albanese, ghego o tosco che sia, può capire facilmente:

PAS NGJALLIMIT 1) QË BËRI VAJZA 2) TAJO 3)

ARKIA SHPËTUEMJA 4) ARKAKOKLESI YEP 5) (PËR JEP) 6)

PAS 7) P(A)G(Ë)N ANAISË.

Testo tradotto in italiano:

Dopo la risurrezione che fece la ragazza vergine

in Arkia, si è salvata,

Arkakokles dà l’oblazione ad Anaia.

Note

1) NGJALLIMIT (resurrezione), che nella lingua albanese vuol dire proprio resurrezione (ringjallje). Questa parola usata nella iscrizione trattata è la prova che duemila anni fa i Lici impiegavano questa parola dandone lo stesso significato adoperato dagli odierni Albanesi: guarigione miracolosa (shërim i mrekullishëm). Nel mondo albanese sentiamo dire spesso: fu una resurrezione, la salvezza di quel ragazzo ( kjo qe një ngjallje, shpëtimi i këtij djali), quando qualcuno che sembrava quasi morto guarisce da qualche grave malattia. Esiste anche un'altra espressione che si utilizza con lo stesso intento: era morto, è risorto! (ish i vdekur dhe u ngjall!)

2) VAJZA (ragazza), ci sono evoluzioni di questa parola secondo le diverse regioni; vajza, vasha, vashëza, varsha, varzha, varza, ecc.: tutte queste variazioni della stessa parola (ragazza) vogliono dire ragazza giovane, vergine; ci sono anche altre forme di questa parola che vogliono dire la stessa cosa come: virgjëreshë, çupa, cuca, çika, ecc.

3) TAJO, è la forma abbreviata di: te­+ajo = tajo che vuol significare da lei là cioè lontano.

4) SHPËTUEMJA (salvata), voce del verbo shpëtoj (salvare). Nel testo troviamo la parola ARKIA, PSETIMEN e cioè Arkia salvata (Arkia e shpëtuar). Questa forma corrisponde al dialetto ghego della lingua albanese.

5) YEP, trascritto con le lettere dell’alfabeto odierno albanese ci dà Jep ( lui dà). Voce del verbo Jap (dare).

6) PASË (dopo), nella lingua albanese è pas (dopo), dopo la guarigione di Arkia, Arkakokles da,… personalmente non vedo altra spiegazione.

7) P(A)G(Ë)N (oblazione, stipendio, bonus), pensiamo che, come molto spesso succede con le iscrizioni etrusche (ma solitamente succede con la lingua araba, e le altre lingue mesopotamiche), si tratta di una consuetudine per cui le parole si accorciano togliendo le vocali. Infatti, questa parola, PGN, composta solo da tre consonati, dalla sua posizione nell’iscrizione eteocretese secondo me dovrebbe significare: oblazione da pagare ad Anaia (blatim për ti paguar Anajt). Siamo arrivati alla conclusione che, inserendo le vocali mancanti, abbiamo la parola per intera, e, cosi come abbiamo visto, la parola è pagën, termine che nell’odierna lingua albanese ha lo stesso significato che gli è stato dato nella iscrizione, e cioè: oblazione, stipendio, bonus ecc.

In conclusione il testo dell’iscrizione sarebbe questo:

Arkakokles dà un’oblazione (offerta) alla vergine Anaia (si suppone che fosse una dea) come premio per la guarigione di Arkia.

In albanese:

Arkakoklesi për hyjneshën Anajtis Virgjëreshë jep një blatim si shpërblim për shërimin e Arkias.

Arkia era la moglie di Arkakokles, ed era guarita da una grave malattia di cui l’iscrizione non parla.

Liberamente tratto dal libro Enigma dell’autore Robert d’Angely


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