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“Kafka sulla spiaggia” di Haruki Murakami: la sensazione di entrare ad occhi aperti in un sogno visionario

Creato il 23 novembre 2015 da Alessiamocci

“Tamura Kafka, nella vita c’è un punto in cui non si può tornare indietro. E poi c’è un punto, ma i casi sono molto più rari, in cui non è più possibile andare avanti. Quando questo accade, che sia un bene o un male, l’unica cosa che possiamo fare è accettarlo in silenzio.” –  “Kafka sulla Spiaggia

Prosegue il viaggio alla (ri)scoperta dei romanzi dello scrittore giapponese, Haruki Murakami. Oggi vi racconto “Kafka sulla spiaggia”, il suo nono romanzo scritto nel 2002, e tradotto in lingua italiana da Giorgio Amitrano per la Einaudi che l’ha pubblicato nel 2008. Si tratta di uno dei numerosi libri del Maestro che appartengono, come “L’uccello che girava le viti del mondo”, i libri della “Trilogia del Ratto”, “La ragazza dello Sputnik”, a quel filone letterario denominato “Realismo magico”. Un genere letterario che si caratterizza per la presenza di elementi di natura fantastica, espressioni tipiche di un’entità surrealistica, scontrandosi, quindi, tra la componente magica e quella realistica.

Tutti elementi che durante la lettura tiene incollati i lettori di questo magnifico scrittore fino all’ultima pagina come se stessimo sognando e vivendo la storia accanto ai due protagonisti.

Due personaggi diversi che vivono la loro “tragedia” intrecciandosi parallelamente, alternandosi nell’andirivieni degli eventi, anche nell’utilizzo della forma dell’io narrante. Infatti, l’autore utilizza sia la prima persona singolare quando racconta le avventure del primo protagonista, sia la terza persona singolare nel caso del secondo.

Il primo protagonista è Tamura Kafka, un ragazzo di quindici anni che quando aveva quattro anni è stato abbandonato dalla madre e da allora ha vissuto con il padre, al quale lo lega uno strano rapporto. Il giorno del suo compleanno decide di scappare di casa per andare alla ricerca della propria identità, ma soprattutto per fuggire a una sconvolgente maledizione che gli è stata lanciata dal padre. Così, pianifica il viaggio nei minimi particolari, anche grazie all’aiuto del suo “alter ego”, il ragazzo chiamato Corvo con cui comunica telepaticamente i suoi pensieri, le sue paure. Arriva nello Shikoku e lì inizia una nuova “vita” in una biblioteca dove incontra nuove persone, tra cui il bibliotecario Öshima, la signora Saeki e Sakura una ragazza che ha conosciuto in pullman durante il viaggio verso la nuova destinazione. Trascorre così le sue giornate nella biblioteca. Ed è in questa biblioteca che si imbatte in strani eventi “magici”, eventi che lasciano in lui un forte desiderio di scoprire il vero senso della vita, del motivo per cui è stato abbandonato dalla madre e non solo.

L’altro protagonista del romanzo è uno strano, ma simpatico vecchietto di nome Nakata, un personaggio molto particolare che ha il dono di parlare con i gatti, con i quali riesce a intraprendere delle conversazioni interessanti ma allo stesso tempo tipiche di un bambino di quattro anni. Già, perché Nakata, a seguito di uno strano incidente capitatogli quando da ragazzo, nel novembre 1944, ha perso la capacità di parlare correttamente, di leggere e scrivere ed è diventato “stupido”, come spiega lui stesso a chi incontra. Un giorno, mentre cerca la gatta Goma, si imbatte in uno strano personaggio, Johnnie Walker, che lo costringe ad ucciderlo; Nakata, sebbene non ne abbia il coraggio e nonostante la sua purezza d’animo, lo fa perché non riesce più a sopportare il male che quell’uomo sta facendo. Una sorta di autodifesa, di protezione verso gli altri, insomma. Così, dopo il delitto, fugge non dalla polizia, che non l’ha creduto, ma perché sente di avere un compito da svolgere. E deve fare in fretta. Ed è qui che iniziano le sue rocambolesche avventure in compagnia del giovane camionista Hoshino che senza conoscerlo decide di aiutarlo, perché gli ricorda il nonno scomparso, ma anche per aiutarlo qualora trovasse delle difficoltà.

Il viaggio di Nakata e Tamura Kafka, alla ricerca di quel qualcosa, ha così inizio, ma i due non si incontreranno mai; anzi, le loro vicende si legano in maniera complessa ad alcune coincidenze di natura fantastica che riguardano i ricordi e la memoria. Un tema tanto caro allo scrittore che in questo romanzo li utilizza magistralmente.

Romanzo che tratta diversi temi, non solo il tema dei ricordi e della memoria, ma anche il tema del “complesso di Edipo” vissuto da Kafka non in termini di tragedia, ma anzi, come descritto dal professor Tsuge Teruhiko nel suo saggio “I segreti di Murakami – vite e opere di uno degli scrittori più amati e misteriosi”, seguendo diversi punti di vista: da un primo spunto, Kafka vive un rapporto sessuale con la signora Saeki. Questo rapporto viene vissuto anche come se la donna avesse ancora quindici anni, nonostante sia una persona adulta, come se si trovasse tra le braccia del ragazzo che ha amato durante la sua adolescenza. Quindi, Kafka la vede da adolescente come in un “viaggio tra sogno e realtà.

Kafka, come detto, scappa di casa soprattutto per fuggire a una profezia che gli è stata lanciata dal padre. Una profezia che dice “Ucciderai tuo padre e giacerai con tua madre e tua sorella. E anche se non è sicuro se ha trovato sua madre e sua sorella, si lascia travolgere da questa profezia. Perché lo fa, nonostante tenti di fuggirne? Perché cede alla profezia? Questo è uno degli aspetti che vorrebbe capire fino in fondo. Anche nel rapporto conflittuale con il padre da cui è fuggito lo legano alcuni elementi tipici del complesso di Edipo, ma, come detto, questi elementi sono rielaborati, sono, quindi, presentati al contrario di come dovrebbero essere.

Altri temi lo si riscontrano nel comportamento degli spiriti che potrebbe anche essere collegato alla visione della signora Saeki quindicenne da parte di Kafka e in questi casi la scrittura di Murakami la si mette a confronto con quella di Murasaki Shikibu, nel romanzo “Storia di Genji”, e di Ueda Akinari, in “Racconti di pioggia e di luna”, in modo particolare con il racconto “L’appuntamento dei crisantemi”. Perché questi romanzi e perché si gioca con il comportamento degli spiriti? Ecco una breve spiegazione su questo fenomeno “contrapposto”: come spiegato nel saggio di Tsuge Teruhiko sopra specificato, nel primo romanzo “una persona ancora viva diventa uno spirito senza esserne cosciente”, mentre nel secondo “per trasformarsi in spirito è necessario morire”. Questi comportamenti vengono, infatti, vissuti, a modo loro, da entrambi i nostri protagonisti.

Inoltre, questo romanzo presenta molti meccanismi tipici delle fiabe. Una di queste la si trova nella presenza di Nakata che, come detto, ha la capacità di comprendere il linguaggio dei gatti e, grazie a ciò, riesce a conversare con loro. Tuttavia, il tema fondamentale di questo romanzo è rappresentato dall’”ingresso in un altro mondo”. Scopriamo, quindi, che Nakata sta andando alla ricerca di una “pietra dell’entrata”, ossia una “pietra rotonda che somiglia a un mochi”, o che sia “grande come un LP”: è noto che lui quando era ragazzo era quasi morto a causa di quello strano incidente ed era tornato in vita assumendo una forma quasi incompleta. La ricerca di questa “pietra” viene vissuta come un “modo per riportare le cose alla loro origine.”

Come in tutti i romanzi di Murakami, anche in “Kafka sulla spiaggia” si trovano elementi che riguardano il concetto di “altra parte” e di personaggi “medium”. Per quanto riguarda il concetto di “altra parte”, a differenza degli altri due romanzi presentati tra queste pagine nei mesi scorsi, “La ragazza dello Sputnik” e “After Dark”, in questo romanzo l’altra parte lo si trova all’”interno di un edificio”, quale sia l’edificio giusto, a mio parere, non è dato saperlo, anzi, è importante sapere che in questi luoghi si sono verificati episodi magici che accompagnano la vita dei protagonisti, come se questo luogo fosse la “porta d’entrata” verso un nuovo mondo, verso il mondo dei sogni, o anche verso l’aldilà. Il punto che porta alla scoperta del proprio sé per capire la propria vita e, perché no?, fermare l’andamento degli eventi o anche solo trasformarli in qualcosa di nuovo, di diverso. Come specifica anche il professore Tsuge Teruhiko nel suo celebre saggio dedicato all’opera dell’autore, saggio di cui ho parlato nel mese di marzo, “in questa storia l’ingresso non si trova in un luogo fisso, bensì si tratta di una pietra che si può spostare.”

Per quanto riguarda i personaggi “medium” in questo romanzo ne troviamo addirittura cinque, Nakata, Saeki, i gatti, Johnnie Walker e il colonnello Sanders, quindi la maggior parte di essi sono “entità astratte”, elementi “non umani”, soprattutto gli ultimi due essendo “simboli” che si presentano sotto spoglie umane, magici. Personaggi che riescono a comunicare, a esprimersi attraverso immagini, sogni. Sorge il dubbio sul perché anche i gatti debbano essere classificati come personaggi “medium”. La risposta la si può trovare “ascoltando” i dialoghi tra Nakata e i gatti e intuendo la passione dello scrittore per questi meravigliosi felini: sono personaggi “medium” perché, a mio parere, hanno un ché di sacro, di spirituale.

“Kafka sulla spiaggia” è uno dei romanzi più surreali di Haruki Murakami, un romanzo intriso di tanta simbologia e diversi significati che, in qualunque modo vengano interpretati dal lettore, riescono a fare sognare. E come scrive nell’incipit il traduttore italiano, Giorgio Amitrano, “sembra scritto in risposta a un imperativo altrettanto misterioso e categorico, con rigorosa precisione di dettagli, eppure al di fuori di ogni logica convenzionale, come obbedendo agli ordini dell’inconscio. Mentre ci addentriamo incantati nel suo labirinto e ci perdiamo nei vertiginosi meandri della vicenda, abbiamo l’impressione che Murakami stia scoprendo la storia insieme a noi, viaggiando sulle tracce di Kafka e Nakata con la stessa nostra curiosità, stupore e sete di avventura.” È uno di quei romanzi che si può leggerecon la sensazione di entrare ad occhi aperti in un sogno visionario e ricoperto di profezie, dove le scoperte e le rivelazioni si susseguono, ma il cuore più profondo resta segreto e inattingibile.” Un piacevole mistero da scoprire, insomma.

C’è una citazione che può rappresentare la magia di questo romanzo: si tratta della citazione ispirata alla tempesta, perché tra quelle righe è possibile cogliere tutto quello che lo scrittore ha voluto raccontare. Eccola: “Qualche volta il destino assomiglia a una tempesta di sabbia che muta incessantemente la direzione del percorso. Per evitarlo cambi l’andatura. E il vento cambia andatura, per seguirti meglio. Tu allora cambi di nuovo, e subito di nuovo il vento cambia per adattarsi al tuo passo. Questo si ripete infinite volte, come una danza sinistra col dio della morte prima dell’alba. Perché quel vento non è qualcosa che è arrivato da lontano, indipendente da te. È qualcosa che hai dentro. Quel vento sei tu. Perciò l’unica cosa che puoi fare è entrarci, in quel vento, camminando dritto, e chiudendo forte gli occhi per non far entrare la sabbia. Attraversarlo, un passo dopo l’altro. Non troverai sole, né luna, nessuna direzione, e fosse nemmeno il tempo. Soltanto una sabbia bianca, finissima, come fosse fatta di ossa polverizzate, che danza in alto nel cielo. Devi immaginare questa tempesta di sabbia. E naturalmente dovrai attraversarla, quella violenta tempesta di sabbia. È una tempesta metafisica e simbolica. Ma per quanto metafisica e simbolica, lacera la carne come mille rasoi. Molte persone verseranno il loro sangue, e anche tu forse verserai il tuo. Sangue caldo e rosso. Che ti macchierà le mani. È il tuo sangue, e anche il sangue di altri. Poi, quando la tempesta sarà finita, probabilmente non saprai neanche tu come hai fatto ad attraversarla e a uscirne vivo. Anzi, non sarai neanche sicuro se sia finita per davvero. Ma su un punto non c’è dubbio. Ed è che tu, uscito da quel vento, non sarai lo stesso che vi è entrato. Si, questo è il significato di quella tempesta di sabbia.

Written by Daniela Schirru


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