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Killer Joe di W. Friedkin. Recensione

Creato il 09 dicembre 2012 da Ognimaledettopost
Killer Joe di W. Friedkin. Recensione Killer Joe di William Friedkin con Matthew McConaughey, Emile Hirsch, Juno Temple, Gina Gershon Drammatico 103 min., Usa, 2011
Guardando questo film una sola parola può venire in mente allo spettatore. Questa parola è “cattivo”. Il film di Friedkin è molto cattivo e, considerato il regista, non poteva essere altrimenti. Già con Il braccio violento della legge (1971), L’esorcista (1973) e Vivere e morire a Los Angeles (1985) Friedkin aveva definito il suo stile: la contrapposizione tra fiction (personaggi e situazioni inventate) e ambientazioni documentaristiche dava vita ad una frizione che faceva scattare il meccanismo della verosimiglianza.
In quest’ultima opera l’operazione viene perfezionata e ciò che viene messo in scena acquista forza proprio grazie a questo assottigliamento dei limiti tra finzione e realtà. In questo caso abbiamo una famiglia disastrata della periferia di Dallas che si impantana in una storiaccia che esplode in un finale di inaudita violenza fisica e verbale. Ma quel che più colpisce è la splendida atmosfera che il regista è riuscito a creare, aiutato da un’ottima prova degli interpreti (tutti credibili, tutti nella parte) e da un’ambientazione più che azzeccata. Tutto merito di Friedkin, dunque, che ha sfruttato una sceneggiatura di Tracy Letts da molti definita “alla Tarantino” e l’ha fatta dipanare in una di quelle periferie americane talmente disastrate che poco si possono discostare dalla realtà.
E qui, infatti, tutti cercano di fregare tutti, ma quando qualcuno cerca di fregare “Killer” Joe Cooper, assoldato da un ragazzo con debiti di droga per uccidere la madre e riscuotere l’assicurazione sulla vita, si scatena il putiferio. I personaggi vengono progressivamente risucchiati agli inferi e devono fare i conti con la legge del contrappasso: la lussuriosa viene umiliata attraverso una coscia di pollo fritto; l’ignavo trova una morte subdola, più subdola della sua vita; il delinquente/barattiere cade vittima della propria stoltezza.
In tutto questo “Killer” Joe non funge, come si potrebbe pensare, da semplice delinquente corrotto, bensì da giustiziere postmoderno che accelera e perfeziona il processo di espiazione.
Voto: 7 ½ su 10
(Film visionato il 5 dicembre 2012)
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