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L’altra faccia del diavolo

Da Alekosoul

L’altra faccia del diavoloThe Devil Inside“, titolo originale di “L’altra faccia del diavolo” è mockumentary William Brent Bell (di cui si ricorda il pessimo “Stay Alive“, del 2006, ispirato al mondo dei videogiochi survival horror). Com’è facilmente intuibile da titolo e artwork vari, il tema della pellicola è la possessione demoniaca e relativi esorcismi.

Ultimamente pare che a Hollywood tiri un’aria molto catto-esoterica, dato il robusto trend che ha rispolverato queste tematiche: “L’esorcismo di Emily Rose”, “Il Rito“, “L’ultimo esorcismo. Rispetto a queste pellicole “The Devil Inside” si pone a diretto contatto soprattutto con “L’ultimo esorcismo” (Stamm, 2010) per il comune linguaggio mock, ma mutua da “The Rite” ( Håfström, 2011) il ruolo centrale della Chiesa vaticana, sia come ambientazione (una Roma molto stereotipica), sia a livello di funzioni narrative.

Cosa c’è dunque di nuovo nell’Altra faccia del diavolo, rispetto agli altri film di genere, tutti a vario titolo discendenti del fondamentale “Esorcista” di Friedkin (1973)? La risposta è molto semplice: niente. Il pretesto narrativo dell’affascinante Isabella Rossi (Fernanda Andrade) che indaga sul triplo omicidio commesso dalla madre 15 anni prima è piuttosto fragile e stiracchiato, così come troppo immediata e senza premesse l’amicizia coi due giovani preti/esorcisti (tra cui il bravo Simon Quarterman).

L’altra faccia del diavolo
La sceneggiatura è infatti il difetto più grande di questa pellicola, che di per se non è male, a livello di costruzione della tensione e scene ad alto tasso adrenalinico. L’utilizzo della telecamera a mano e il pretesto del documentario come metodo per giustificare un girato dal montaggio frammentato in varia inquadrature fisse, vengono gestite bene, mantenendo il dinamismo e la spontaneità tipiche del caso.

Sempre a patto di non andare troppo per il sottile, riguardo la trama, il divertimento è garantito dalle ottime interpretazioni delle possedute, fra cui spicca la performance di Suzan Crowley (mai cognome fu più azzeccato) nei panni della madre, ma anche di Bonnie Morgan nei panni della snodata/sboccata Rosa.

Il fenomeno della possessione demoniaca (multipla) è delineato in modo abbastanza classico e scontato, malgrado le considerazioni medico-scientifiche siano abbondanti, e il rito dell’esorcismo in quanto tale non risulta molto intenso e convincente. Si sente la mancanza di un impianto narrativo concreto e corposo, che faccia da base fondante per gli episodi di thrilling e terrore, che rimangano in questo modo isolati e senza continuità. Piacevole invece la trovata del finale automobilistico, il cui crash finale, se da un lato pone fine alla pellicola con un alto tasso di violenza e adrenalina, d’altro canto imprime un grosso punto interrogativo sulla cesura della trama.

L’altra faccia del diavolo
Con questo “The Devil Inside” Brent Bell conferma la sua tendenza alla cinematografia come divertissement metatestuale, un contenitore di simboli, icone, significati che vengono sfruttati, più che approfonditi e personalizzati.

Sequel? Come sempre spero vivamente di no, ma in questo caso la parentesi lasciata aperta dal regista/sceneggiatore conserva delle prospettive interessanti, sempre nel rispetto della relativa leggerezza e faciloneria del progetto.

 Regia  William Brent Bell

 Sceneggiatura  William Brent Bell, Matthew Peterman

 Fotografia  Gonzalo Amat

 Musiche  Brett Detar

 Scenografia  Tony DeMille

 Interpreti e personaggi

  • Fernanda Andrade: Isabella Rossi
  • Simon Quarterman: Ben
  • Evan Helmuth: David
  • Ionut Grama: Michael
  • Suzan Crowley: Maria Rossi
  • Bonnie Morgan: Rosa


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