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L’amore proibito di una principessa filosofa – I parte

Creato il 17 maggio 2010 da Marinam

Jean-Marc_Nattier1758Misogino ed introverso, Giuseppe di Asburgo-Lorena, primogenito ed erede di Maria Teresa d’Austria, si sposa solo perché costretto. Fin qui nulla di strano, nelle case regnanti il matrimonio è un dovere dinastico e nel contratto l’amore fra i due sposi è un elemento non necessario. Contano di più le alleanze e nella seconda metà del ‘700 l’impero asburgico e la Francia, dimenticando un secolo di ostilità, suggellano gli accordi politici con una serie di matrimoni. Quello fra Giuseppe (futuro imperatore Giuseppe II) e Isabella di Borbone-Parma (1741-1763) è il primo e appartenente anche il meglio riuscito. A sorpresa il figlio della austera imperatrice si innamora perdutamente della moglie che la ragione di Stato e sua madre gli hanno messo nel letto. Il giovanotto silenzioso, educato in modo estremamente rigido e con una severità tutta teutonica, freddo ed ancora vergine a 19 anni (al suo precettore confessa di non avere “mai sentito attrazione per l’amore”) in effetti non poteva trovare una sposa più perfetta. Isabella, bellissima con i suoi occhi neri e penetranti, melanconica e fragile, è docile, devota, d’umore sempre costante e soprattutto totalmente sottomessa ai desideri del marito. Si è parlato di un colpo di fulmine da parte di Giuseppe, ma è una ipotesi davvero poco probabile, mentre è più facile pensare che Isabella, superiore a lui in tutto, e fine psicologa, l’abbia saputo addomesticare molto in fretta, calmando le sue paure ed i suoi complessi, colmandolo di attenzioni e facendogli credere che lui è il suo maestro e guida.  

Adorata dalla suocera e da tutta la sua nuova famiglia tedesca, Isabella mette al mondo una figlia che non supererà l’infanzia e poi sfinita da una serie di aborti muore di vaiolo a neanche 22 anni. Giuseppe non si riprenderà mai del tutto dalla tragica fine di quella che lui pensa ritiene una grande ed insuperabile storia d’amore e di complicità spirituale.

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Peccato che la realtà sia davvero molto, molto diversa: Isabella è tutto tranne una donna sottomessa, devota ed innamorata del suo imperiale sposo. Lei Giuseppe (a destra con la giacca scura insieme al fratello Leopoldo)  lo guarda con distacco e superiorità. “L’uomo è un animale inutile che serve solo a fare del male – scrive in un piccolo trattato – essi sono privi di sentimenti e non sanno amare che loro stessi”.  La principessa (italiana solo di nome, a suo padre il ducato di Parma arriva grazie agli accordi che seguono la guerra di successione austriaca), è una donna coltissima, una scrittrice, una filosofa, ma è anche molto versata nell’arte nella dissimulazione e soprattutto è perdutamente innamorata della giovane cognata Maria Cristina d’Austria. Una passione folle, bruciante, assoluta di cui restano appassionati messaggi d’amore. Brevissimi biglietti che Isabella invia alla cognata più volte al giorno e nei quali il resoconto dei fatti quotidiani è inframmezzato da appassionate dichiarazioni d’amore, forse anche fisico. Su questo aspetto a dire il vero gli storici non sono del tutto d’accordo, secondo Elisabeth Badinter che ha curato una recente edizione integrale e non epurata delle famose lettere il rapporto è stato completo e  assolutamente carnale. E ovviamente nascosto perché nella cattolicissima e pudibonda Austria dell’imperatrice Maria Teresa l’amore fra due persone dello stesso sesso non è neanche lontanamente immaginabile. Altri studiosi, dopo aver analizzato a fondo la vita dell’altra metà di questa strana coppia, sono giunti alla conclusione che la vicenda è molto meno piccante ed assomiglia più ad uno di quei legami fortissimi fra adolescenti comuni nei collegi o nei luoghi ad alta densità femminile. Maria Cristina ha avuto un innamorato le cui avances sono state respinte dalla imperiale madre e, in un momento di delusione e tristezza, sicuramente si lega con affetto alla cognata, la quale ha il dono saper affascinare tutti i suoi interlocutori. Inoltre i famosi biglietti arrivati fino ad oggi, sono proprio quelli scritti da Isabella e che la destinataria conserva tutta la vita. E’ il marito di Maria Cristina a depositarli in un archivio insieme a tutte le carte della moglie defunta. Sarebbe accaduto se fossero stati la prova inequivocabile di un amore illecito ed immorale? Certo è che alcune frasi sul piacere, sui loro contatti fisici e sul desiderio reciproco, sono davvero esplicite anche per il licenzioso XVIII secolo. “Non si tratta assolutamente di libertinaggio – dice la Badinter – è qualcosa di più, è una passione ed una vera trasgressione, come era d’altronde, per una donna dell’epoca, concedersi il piacere della conoscenza e del sapere”. Secondo la studiosa francese, Isabella di Borbone-Parma può essere un modello poiché “l’omosessualità femminile ha precedenti storici davvero rari”. “Isabella – prosegue – è anche una intellettuale e tutto questo rende il caso davvero interessante. Ma si tratta di un argomento tabù per la storia ed ecco due arciduchesse che si amano. E’ davvero sorprendente. Per il momento è l’unico epistolario di questo tipo in tutto il ‘700, ma è una corrispondenza amorosa, non erotica e solleva il velo su qualcosa che poi in seguito è stata trasformata in qualcosa di sporco”.

Le poche lettere rimaste sono di fuoco. Isabella si rivolge alla cognata come al suo “caro angelo”, al suo “più prezioso tesoro”. Non nasconde certo la sua passione quando scrive “vi amo e vi amerò fino alla tomba”, “muoio d’amore per voi”, “sono disponibile a soffocarvi a forza di carezze”. Fin qui niente di sconvolgente, ma andando avanti le espressioni diventano molto esplicite e i baci di Isabella sono diretti alle parti intime dell’altra donna. Le due arciduchesse sono coscienti del fatto che il loro è un rapporto “proibito”, ma soprattutto fino a dove è arrivata questa relazione omosessuale e fu vissuta come tale dalle due protagoniste?

Valutazioni che non trovano riscontro presso altri storici i quali ritengono le espressioni di tenerezza esaltata contenute nelle lettere assolutamente conformi alla moda dell’epoca. Insomma un gioco, di certo non sessuale, un’amicizia intima, ma nulla più. Inoltre l’atteggiamento di Maria Cristina, affettuoso ma più compassato, testimonierebbe una netta volontà di temperare le effusioni un po’ disordinate di Isabella.

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Certo è che a Maria Cristina (qui a destra ritratta molti anni dopo la morte di Isabella), donna già di suo molto acuta, la relazione strettissima con questa cognata intelligente e sensibilissima serve per capire qualcosa di più della sua vasta famiglia, comandata a bacchetta da una madre autoritaria e poi da un fratello illuminato ma dispotico. Isabella rivela alla amatissima cognata i segreti del suo incredibile ascendente sull’imperatrice Maria Teresa e su Giuseppe del quale fa una analisi chiara e fredda. I consigli sono in realtà un vero e proprio corso di machiavellismo che prevede tutte le reazioni e anche le possibili risposte. Maria Cristina segue alla lettera le indicazioni di Isabella perché sarà l’unica figlia dell’imperatrice a sposarsi secondo la sua inclinazione, conserverà relazioni eccellenti con il fratello (il quale una volta diventato imperatore tratterà molto male le sorelle) ed avrà un incarico prestigioso. “La migliore e la più sincera amica che io abbia mai avuto – scrive Maria Cristina dietro ad un piccolo ritratto della cognata – donna dotata di tutte le virtù e qualità immaginabili. Avendo vissuto come un angelo è morta come tale”. I – segue 

Le lettere di Isabella a Maria Cristina sono state pubblicate di recente da Elisabeth Badinter, le trovate qua  


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