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L’arte del tutto

Creato il 23 ottobre 2014 da Wsf

 Vi starete domandando se questo sia l’ennesimo articolo che vi vuole spiegare cos’è l’arte, decifrare in modo concettuale il talento, quel genio insito nell’artista che ha la capacità di sorprendere sempre.
No, non è questo il mio obiettivo oggi!
Vorrei invece soffermarmi e riflettere con voi sul concetto di arte oggettiva e arte soggettiva, ovviamente per ciò che concerne il web e tutto quel marasma di pseudo artisti che ogni santo giorno ci deliziano con le loro creazioni. Per poter far questo, credo sia corretto in primis cercare di chiarire cosa si intende comunemente per arte oggettiva e cosa la differenzia dalle forme d’arte soggettive.

Secondo G. I. Gurdjieff, scrittore e filosofo armeno, l’arte contemporanea è soggettiva, nel senso che non riesce ad arrivare a tutti i fruitori, semplicemente può piacere o meno. Invece molte delle forme d’arte del passato possono ritenersi oggettive in quanto create con una conoscenza tale da provocare un effetto univoco su ogni individuo. (cit.Wikipedia).

Ovviamente non condivido il pensiero di Gurdjieff, l’arte contemporanea, vuoi per ignoranza, vuoi per un mal celato snobismo, è spesso ridotta ad arte di secondo piano e il più delle volte questo succede perché non rispecchia i canoni dell’estetica classica.
Troppo facile asserire che le opere moderne non possono minimamente essere confrontate con i capolavori del passato, più che facile direi semplicistico e poco inerente alla realtà.

Guernica-Picasso
  Picasso-Guernica
E’ pur vero però che il soggettivismo nell’arte viene spesso usato da chi produce obbrobri, facendoli passare per opere non comprese.
Questi “artisti” dell’ultima ora non sono altro che epigoni dei loro miti, tanto ammirati quanto clonati in un susseguirsi di opere che rimandano sempre a qualcun altro di già visto e sentito.
Si scrivono rime con lo stile della Plath o di un Bukowski, si condividono fotografie che rimandano agli scatti di un Newton o un Cartier-Bresson senza avere il minimo tocco di originalità e genio artistico.
Tonnellate di kilobyte usati per condividere ciò che dovrebbe essere lasciato nel cassetto o forse sarebbe più corretto dire nel cassonetto, quello con la dicitura non riciclabile.
Il termine soggettivo nell’arte è ormai usato in modo scriteriato senza la minima cognizione di causa, ridotto a un contenitore vacuo il cui significato è tutto e niente. La regola è sempre la stessa, qualsiasi forma d’arte si dona al pubblico deve essere necessariamente pronta ad elogi e critica, senza presunzioni dogmatiche o forme di nevrastenia incontrollata.
Rivendicare il proprio diritto di critica è un DOVERE da parte di chi si trova inerme sotto questa pioggia di oscenità artistiche.
Non esiste la MIA arte come non esiste nemmeno il soggettivismo per certe creazioni. Sono oggettivamente delle mostruosità che non rispettano in nessun modo e in nessun caso i canoni dell’arte, il dolore rappresentato nelle opere di Bacon come la rivoluzione estetica di Picasso, giusto per fare degli esempi, non sono riproducibili in serie. Altrimenti si rischia la deriva non comprendendo che si diviene fabbricanti d’arte e si perde quella rarità a favore di un qualunquismo artistico che livella al nichilismo totale, dove genio e normalità divengono sinonimi e quindi paradossi.
Nascondersi dietro la soggettività di un’opera è il vero male di questo tempo, perché vincolato da fattori che poco hanno a che vedere con l’arte. Amicizie sodali e plotoni d’esecuzione pronti a rivendicare la bontà di un qualsiasi voglia sconosciuto arrogandosi il diritto di esercitare una sorta di democrazia artistica.
Chi pensa che l’arte sia democrazia ha poco compreso il significato concettuale del termine, non c’è nulla di democratico nell’opera artistica, in quanto assioma, e per di più unica come lo è l’artista che l’ha creata, ergo non esiste e non può esistere una teoria di panteismo artistico. Il concetto di tutto non deve applicarsi ad una sorta di fisicalismo che riunisce e unifica il talento all’incapacità, il genio all’idiozia.
Bresson
  foto di H. Cartier-Bresson
In conclusione credo che il soggettivismo artistico nei tempi moderni porti a conclusioni aporetiche insanabili, l’archè filosofico/artistico viene usato in modo strumentale per convenienza, convogliando verso l’atarassia chi vorrebbe fruire dell’arte senza inutili artifici pleonastici.
Trovo alquanto poco edificante che questa marmaglia riesca a distogliere lo sguardo da ciò che invece vale e ancora si può considerare opera artistica. Non c’è nessuna espiazione nell’imbrattare la rete di inutilità ed ignoranza spacciandole per verità che di assoluto hanno soltanto il cattivo odore che emanano.
Credo sia giunto il momento di dire basta e isolare tali comportamenti, far valere il logos, l’arte della levatrice, l’essenza dell’estetica, combattendo con le idee e la conoscenza ciò che altrimenti rimane orripilante ma soprattutto sciatto.

“Se tutto è arte allora l’arte non è mai esistita ergo non esiste nemmeno la soggettività artistica.”


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