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L’Articolo 18 è morto. L’Articolo 18 è vivo.

Creato il 14 novembre 2014 da Propostalavoro @propostalavoro

LArticolo 18 è morto. LArticolo 18 è vivo.Neanche la grande Agatha Christie avrebbe potuto immaginare una storia più ingarbugliata e ricca di colpi di scena. Non stiamo parlando, purtroppo, di un romanzo, nè di un film, ma – ahinoi – della riforma del lavoro e dell'ennesimo cambio di programma: l'Articolo 18 resta.

I fatti. Ieri, al termine della seduta della Commissione lavoro della Camera, dove si è discusso del Jobs Act, il capogruppo PD alla Camera, Roberto Speranza, ha annunciato la novità: l'Articolo 18 è salvo, il lavoratore, licenziato per motivi discriminatori, potrà essere reintegrato sul posto di lavoro (la prima versione prevedeva un semplice indennizzo).

Dalla Romania, dove è in visita, il premier Renzi plaude all'accordo raggiunto, all'interno del PD, che premetterebbe di accelerare l'iter legislativo, in modo che la nuova legge sul lavoro sia pronta già per il nuovo anno. Chi, invece, non è d'accordo è l'ala destra della maggioranza che, per voce dell'ex Ministro del Lavoro Sacconi, parla di pesante passo indietro della riforma.

Insomma, la strada per l'approvazione del Jobs Act si preannuncia irta di ostacoli: tutto è in divenire e altri cambiamenti radicali non sono esclusi.

Può essere considerata, questa, una piccola vittoria per i lavoratori che, così, vedono salvaguardato uno dei loro baluardi? Non tanto, per la verità. Non tanto, perchè l'Articolo 18 di oggi – rimaneggiato più e più volte, nel corso degli anni – è soltanto un guscio vuoto, che ben poco ha potuto, contro la marea di licenziamenti che si è abbattuta sul mondo del lavoro italiano, dall'inizio della crisi.

Non tanto, perchè ancora tanti, troppi lavoratori – che si avviano, ormai, a diventare la maggioranza – ne sono esclusi: i precari. Non tanto, perchè le parti più controverse della riforma (demansionamento, sorveglianza del posto di lavoro, contratto a tutele crescenti) sembrano ancora intatte, anche se Speranza ha annunciato possibili novità.

Non tanto, perchè il Governo sta commettendo, per l'ennesima volta, lo stesso identico errore fatto dai predecessori: si interviene solo sull'uscita dal mondo del lavoro, anzichè sull'ingresso, tant'è vero che, programmi che dovrebbero avere un'importanza primaria, come Garanzia Giovani, camminano sul filo di un rasoio, chiamato fallimento. Insomma, non si guarda al futuro.

Non tanto, perchè l'ennesimo voltafaccia, l'eccessiva fretta e l'alto tasso di litigiosità interno non solo alla maggioranza di Governo, ma al PD stesso, dimostrano che, da quelle parti, non hanno le idee molto chiare, quando, invece, la materia, per la sua importanza e delicatezza, esige attenzione e chiarezza.

Siamo davvero in buone mani?

Danilo


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